Un altro lutto per Sonia Gandhi, è morta a Orbassano la mamma Paolina.

Il filo discreto che lega Sonia Gandhi ad Orbassano non si è mai spezzato. La bambina che giocava nelle tranquille strade della cittadina piemontese e studiava dalle suore a Giaveno è diventata uno dei personaggi più importanti dell’India.

Sonia Gandhi in abito tradizionale e quando frequentava la scuola “Maria Ausiliatrice” a Giaveno.

Vedova del primo ministro Rajiv e ancora presidente del Partito del Congresso, Sonia Maino ha dovuto ridurre le visite a Orbassano, per i molteplici impegni e anche perché le misure di sicurezza sconvolgevano il paese. Mentre lei si integrava perfettamente nella cultura indiana, ma subiva la morte violenta del marito, assassinato dai Tamil nel 1991, e doveva sobbarcarsene l’eredità politica, i genitori continuavano la loro vita tranquilla, perfettamente integrati nel paese adottivo. Dopo la morte del padre Stefano Eugenio Maino, nel 2014 i bersaglieri gli hanno dedicato la sezione locale e la mamma Paola ha proseguito la sua lunga vita nella casa di famiglia, in via Bellini, dispensando amore ai nipoti vicini e lontani.

La casa dei Maino ad Orbassano, qui Paolina ha vissuto la vedovanza assistita da una nipote.

Domenica scorsa a 98 anni è deceduta. La discrezione degli orbassanesi ha avvolto come un abbraccio protettivo la notizia e la cerimonia funebre, svoltasi nella chiesa di San Giovanni Battista. Non è potuta intervenire la figlia Sonia, ma erano presenti i nipoti.

Sonia e la madre

Ora Paolina Predebon riposa nella tomba di famiglia del cimitero di Orbassano. Il filo che legava l’India lontana a questo angolo di Piemonte non si è spezzato del tutto.  

La madre di Sonia, Paola Prede­bon, nata il 15 ottobre 1923, era figlia di un ex-carabiniere ge­store di un bar a Gomarolo di Conco (altro villaggio montano della zona di Asiago) e aveva sposato Stefa­no Maino nella graziosa chiesetta di Lusiana. Dal matrimonio sono nate tre figlie: Sonia, Nadia e Anouchka, la figlia di quest’ultima, Aruna, assisteva la nonna a Orbassano.
Stefano Eugenio Maino nacque il 22 settembre 1915 a Lusiana. I genitori Giuseppe e Antonia Lupato ebbero altri quattro figli maschi. È morto a Orbassano il 30 aprile 1987. Fascista convinto aveva fatto la campagna di Russia come volontario nella 116esima divisione di fanteria di Vicenza, reggimento appartenen­te al corpo dei bersaglieri. Al pri­mo scontro con il nemico, il re­parto perdette tre quarti dei suoi componenti, e Stefano cadde pri­gioniero dei sovietici. Riuscì però a fuggire, trovando rifugio presso una fattoria, curato, nutrito e sal­vato da Sonia, uno dei tanti ange­li della steppa che si prodigarono per salvare i nostri soldati. Stefa­no fece allora un voto: quello di chiamare i propri figli con nomi di quel paese lontano. La primo­genita Anna sarà per lui sempre Anouchka; la secondogenita Antonia, no­nostante le rimostranze del parro­co, verrà registrata all’anagrafe co­me Sonia. Non era contento del matrimonio della figlia, che ha aspettato i 21 anni per sposarsi senza il suo consenso e che è stata accompagnata all’altare dallo zio Mario.

Sonia/ Antonia Maino Gandhi

Sonia Maino è nata alle 9 e mezza del 9 dicembre 1946 a Lusiana, in provincia di Vicenza. O meglio all’ospedale di Maro­stica, e fu battezzata qualche gior­no dopo dal parroco di Lusiana con il nome di Antonia Edvige Albina Maino, in onore della nonna ma­terna. In chiesa il parroco l’ha battezzata così perché Sonia, il nome voluto dal padre, non era un nome di santi. Ma il padre Stefano Eugenio l’ha dichiarata come Sonia all’anagrafe per ricordare il nome di chi l’aveva aiutato e salvato durante la Campagna di Russia e come Sonia è ora da tutti conosciuta.

L’origine della famiglia Maino a Lusiana è testimoniata anche dalla contrada ”maini”. Sonia nacque da una umile famiglia tanto che il padre, Stefano, il 18 ottobre del 1950 emigrò per lavoro con tutta la famiglia prima a Bruino e, dopo alcuni anni, ad Orbassano, dove fece fortuna diventando un affermato impresario edile. Nel 2020 la casa è stata acquistata da Kang Sukdev Singh, capo della comunità italiana dei sikh, setta nata in India alla fine del 1400 per porre fine alle violenze interreligiose tra indù e musulmani. La casa natale di Sonia Gandhi diventerà un museo.

La famiglia Maino si è trasferita in Piemonte e negli Anni Cinquanta Sonia giocava già nelle strade di Orbassano, frequentando le scuole locali e in particolare diplomandosi al “Maria Ausiliatrice” di Giaveno. Il padre aveva avviato una impresa edile di successo e poteva sostenere le ambizioni di questa figlia dal carattere forte. Aspirando a diventare assistente di volo, Sonia Maino si iscrisse al Bell Educational Trust per studiare la lingua inglese nella città di Cambridge. Nel 1965 conobbe Rajiv Gandhi che si era iscritto a un corso di ingegneria all’Università di Cambridge. Si sono incontrati al bar sul tetto di Varsity dove lei lavorava come barista. Lontano dalle tradizioni indiane è stato un matrimonio d’amore. Non solo verso Rajiv, ma anche verso la cultura indiana, che Sonia ha “sposato” integralmente. A 21 anni, il 26 febbraio 1968, sposò Rajiv col rito indu e stabilì la sua residenza in India.

Rajiv e Sonia il giorno del matrimonio.
Rajiv con i figli Rahul e Priyanka, in braccio a Sonia.
Sonia con i due figli Rahul e Priyanka accanto alla suocera, Indira Gandhi.

Un paese difficile, diffidente verso gli stranieri. Nel 1983 Sonia prese la cittadinanza indiana perché quella italiana intralciava la carriera politica del marito.

Certificato di cittadinanza indiana

Inseritasi in una famiglia che regge da sempre il Partito del Congresso in modo dinastico, Sonia è stata costretta, dopo l’assassinio del marito nel 1991 e la crisi del partito, a entrare in politica. Facendolo con successo e vincendo le elezioni del 2004. Ma ha dovuto rinunciare a diventare primo ministro per l’ostracismo di molti politici indiani verso una straniera. È strano il suo rapporto con la politica. A differenza di molti assetati di poltrone e incapaci di farsi da parte anche dopo carriere decennali, Sonia Gandhi è stata “costretta” alla carriera politica. La famiglia Gandhi regge l’Indian National Congress come una dinastia, lasciando sul campo di una lotta politica spietata illustri vittime. Sonia ha perso in attentati la suocera Indira e il marito Rajiv. È comprensibile che volesse vivere tranquilla, allevando i figli Rahul e Priyanka, ma il partito l’ha chiamata e ha dovuto rispondere. Ha risposto bene, vincendo le elezioni del 2004 e del 2009. Dopo le dimissioni del figlio Rahul, pesantemente sconfitto nelle ultime elezioni, Sonia è stata nuovamente acclamata all’unanimità alla presidenza del partito e sta affrontando una accusa di riciclaggio, che respinge come vendetta dei suoi nemici politici del BJP (Bharatiya Janata Party – Partito del popolo indiano), guidato da Narendra Modi “l’homo novus” della politica indiana.

Rahul con la madre Sonia.

Commenti e ricordi

Mauro Moretta – Era la mia “tata” quando abitavo a Orbassano. Avevo 2 anni o poco più e me la ricordo ancora, come ricordo casa sua, dove c’erano le galline con le quali mi piaceva giocare… Claudio Allais – Tanti anni fa al confine tra Nepal e India, vantammo la sua conoscenza provenendo da Torino con un agente di confine indiano che non ci voleva fare passare… funzionò…

Marika Balagna – Ero in collegio quando è tornata in visita con il marito.

Maria Pia Rondano – Tanti anni fa, quando frequentavo le superiori al Sant’Anna a Torino, ricordo che c’era la sorella Nadia, più grande di me e della quale conservo una sola immagine… in mensa al mio stesso tavolo. Mi è rimasto impresso il fatto che una delle suore l’aveva chiamata per scherzo Indira, vista la vicenda della sorella.

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