FEBBRAIO – i giorni e le opere

La prima spiaggia, 1978 – Alfredo Todisco

La data del primo febbraio sull’orologio waterproof di Raimondo segnò l’inizio del sesto mese della loro vita su quella costa sconosciuta. A Raimondo pareva che fosse passato un secolo dal mattino del loro sbarco. Il pensiero delle sue giornate di fabbrica, assillate dall’elenco degli appuntamenti che, sulla affollatissima agenda, invadeva lo spazio di molti, molti mesi avvenire; e il ricordo della sua vita milanese con lo sguardo sempre preoccupato sul quadrante del Bulowa Accutron che Amelia gli aveva regalato per il loro anniversario (non senza una frase scherzosa sulla misura così precisa del tempo che lei era invece abituata a calcolare in millenni) si velavano di quelle sfumature di irrealtà che annebbiano un paesaggio di mano in mano che ce ne allontaniamo. Di fronte alla perdurante e inesorabile assenza di un qualsiasi segno soccorritore da terra o da mare, Raimondo,  troppe volte frustrato nella sua speranza, si era adagiato in una sorta di stupefatta rassegnazione.

Dona Flor e i suoi due mariti, 1966 Jorge Amado

Andava per la processione del dono a Yemanjá, il due febbraio, quando i pescherecci solcano le onde carichi di fiori e di regali per donna Janaína, madre delle acque, della tempesta, della pesca della vita e morte sul mare. Le offrivano un pettine, una bottiglia di profumo, un anello in similoro. Yemanjá abita al Rio Vermelho, il suo peji s`innalza su di una lingua di terra sopra l’oceano. Insieme alle ragazze del quartiere, Flor si divertiva in un intenso programma festivo: al mattino bagno di mare, nel pomeriggio passeggiate al Faro della Barra o ad Amaralina;   a volte andavano fino a Pituba. C`era poi l’organizzazione del carro per il Carnevale e le prove – allegro lavoro; pic-nic a Itapoã, in casa del dottor Natal, un medico amico dello zio Pôrto, o alla Lagoa do Abaeté con chitarre e canzoni; battaglie di coriandoli.

 2 febbraio 1882 – 13 gennaio 1941 James Joyce
2 febbraio 1885 – 17 agosto 1974 Aldo Palazzeschi
2 febbraio 1926 – 9 aprile 2012 Miriam Mafai

La coscienza di Zeno, 1923 – Italo Svevo

Penso che l`ultima sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su se stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perché accendendole si protesta la propria libertà e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po’ più lontano. […] Ma nel calendario non mancano le date e con un po’ d’immaginazione ognuna di esse potreb- be adattarsi ad un buon proponimento. Ricordo, perché mi parve contenesse un imperativo supremamente categorico, la seguente: «Terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24». Suona come se ogni cifra raddoppiasse la posta. L’anno 1913 mi diede un momento d’esitazione. Mancava il tredicesimo mese per accordarlo con l’anno. Ma non si creda che occorrono tanti accordi in una data per dare rilievo ad un`ultima sigaretta. Molte date che trovo notate sui libri o quadri preferiti, spiccano per la loro deformità. Per esempio il terzo giorno del secondo mese del 1905 ore sei! Ha un suo ritmo quando ci si pensa, perché ogni singola cifra nega la precedente.

3 febbraio 1870 – 11 gennaio 1945 Ada Negri

Il giornalino di Gian Burrasca, 1920 – Vamba

4 febbraio, Grande novità!

Stanotte, dopo un lungo  e paziente lavoro, dovendo fare in modo di non far rumore per non svegliare i compagni del dormitorio, son riuscito finalmente a fare un buco nella parete in fondo all’armadietto che è nel vano del muro a capo del mio lettino. Subito è apparso un chiarore, una luce opaca che veniva dall’altra parte, ma riparata da qualche cosa che era frapposta al di là della parete. Spingendo lo scalpello fuori del buco sentii che l`ostacolo era cedevole e dopo averne studiata per un pezzo la natura, mi convinsi che doveva essere un quadro attaccato alla parete che avevo forata. Ma se la tela mi vietava la vista non mi impediva l’udito; e io sentivo, sebbene non riuscendo ad afferrar le parole, la voce del signor Stanislao e della signora Gertrude che parlavano tra di loro.

4 febbraio 1900 – 11 aprile 1977 Jacques Prevért

A occhi bassi, 1991 – Tahar Ben Jelloun

5 febbraio. Il ricatto è cominciato. Questa mattina, all’uscita della scuola, un ragazzino mi ha dato una grande busta beige. Dentro c’è un montaggio fotografico apparentemente ben fatto: sul corpo di una ragazza nuda lui ha messo la mia testa. La ragazza è carponi, a quattro zampe. Un’altra foto – e quella non è un montaggio – ci mostra, lui e me, vicino a una fontana. La sua mano è appoggiata leggermente sulla mia spalla. Era il giorno in cui l’ho incontrato per la prima volta. Gli avevo portato le mie poesie perché le leggesse ed eventualmente le pubblicasse sulla sua rivista. Non sapevo che fosse un modo che lui utilizzava per prendere in trappola le ragazze. […] E’ diabolico. Bisogna che la cosa finisca. Sono pronta a sacrificarmi, se occorre. Sembra che lui sia al di sopra di ogni sospetto. Bisogna che io lo descriva: è magro come un chiodo arrugginito. È miope e porta degli occhiali grigi. Ha più di cinquant’anni. Il colore della sua pelle è grigio come le lenti dei suoi occhiali.

5 febbraio 1956 Andrea Vitali

Passione semplice, 1991 – Annie Ernaux

Tra il momento in cui ho smesso di scrivere, nel maggio scorso, e ora, 6 febbraio ’91, il previsto conflitto tra l’Irak e la coalizione occidentale è scoppiato. Una guerra “pulita” secondo la propaganda, benché siano già cadute sull’Irak «più bombe che sulla Germania durante tutta la durata della seconda guerra mondiale» (Le Monde di stasera) e testimoni dicano d’aver veduto a Bagdad dei bambini, resi sordi dalle deflagrazioni, camminare per le vie come ubriachi. Non si fa altro che aspettare avvenimenti annunciati che non arrivano, l’offensiva terrestre degli “alleati”, un attacco chimico da parte di Saddam Hussein, un attentato alle Galeries Lafayette. È la stessa angoscia del tempo della passione, lo stesso desiderio – e impossibilità – di sapere la verità. L’affinità si ferma qui. Non v`è sogno né immaginazione.

6 febbraio 1778 – 10 settembre 1827 Ugo Foscolo
6 febbraio 1886 – 17 giugno 1907 Sergio Corazzini

Le menzogne della notte, 1988 – Gesualdo Bufalino

NARCISO LUCIFORA, studente. D’età indecisa, ma giovinetto nelle apparenze, ancorché forse meno che non appaia. Sin dai più teneri giorni caldo di sensi ribelli contro qualunque potestà di terra e di cielo; da darne pubblico scandalo, nei caffè e nei fori non solo, ma più volte durante processioni e ostensioni sacre. […l Catturato fra la folla, addì 7 febbraio, in compagnia del barone. Portava addosso di gran carte sparse di numeri arabici, a guisa di linguaggio celato. Escusso delle quali, si difese ch`eran note di memoria per esser lui passionato oltremodo del gioco del lotto; quindi, variamente burlandosi del cancelliere, ch’erano lettere d’amore d’impudico tenore, che mai avrebbe svelato per ossequio alla pulizia delle nostre orecchie…

Storia della mia vita, 1791-1798 – Giacomo Casanova

La sera dell’otto febbraio raggiunsi il mio casino dove, all’ora fissata, arrivò M.M. con il suo onorevole cavaliere e  quando l’uomo si tolse la maschera, M. M. me lo presentò, dicendomi insieme al nome, anche i suoi titoli. Allora, Bernis mi disse che non vedeva l`ora di rifare la mia conoscenza, dal momento che, come aveva saputo dalla signora, ci eravamo già visti a Parigi. Mentre pronunciava queste parole, mi guardava con I’aria intenta che si assume quando si cerca di ricordare un volto.

8 febbraio 1828 – 24 marzo 1905 Jules Verne
8 febbraio 1888 – 1 giugno 1970 Giuseppe Ungaretti

Un amore, 1963 Dino Buzzati

Era infatti una mattina come tante altre. Il cielo, fuori, si manteneva grigio e uniforme. Ma lui si sentiva bene. Le prossime non gli pesavano né gli facevano paura di nessun genere i giorni successivi. Né il grande futuro. Il telefono taceva. Dorigo era tranquillo, le cose gli andavano.

Vestito di un completo grisaille, camicia bianca, cravatta in tinta unita rosso magenta, calze

pure rosse, scarpe nere lavorate, quasi che. Quasi che tutto dovesse continuare come era continuato fino allora, fino a quel giorno di febbraio, che era un martedì e portava il numero 9. Tutto sicuro e propizio per un borghese nel pieno della vita, intelligente, corrotto, ricco e fortunato.

Storia prima felice, poi dolentissima e funesta, 1989 Pietro Citati

Quando, a quarantadue anni, disperava ormai dell’amore e si avviava verso la sorte del vecchio scapolo, improvvisamente Gaetano si decise. Il dieci febbraio 1842 scrisse a Giuseppina, chiedendo in matrimonio la figlia che non aveva mai visto. Giuseppina non attendeva la strana lettera, e gli rispose di notte, ultimate le faccende domestiche, nell`ora più propizia ai progetti romanzeschi. [. . .]

La vecchia tenerezza per Gaetano la riprese. Era lieta che chiedesse in moglie Clementina soltanto perché ricordava la tenerezza e la stima che aveva avuto per lei. Voleva consegnargli la figlia con le proprie mani: come un`ultima offerta della sua giovinezza.

10 Febbraio 341 a.C – 269 a.C. Epicuro
10 Febbraio 1890 – 30 Maggio 1960 Boris Leonidovič Pasternak
10 Febbraio 1898 – 14 Agosto 1956 Bertold Brecht (Eugen Berthold Friedrich Brecht)

Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802 Ugo Foscolo

Genova, 11 febbraro

Ecco il Sole più bello! Tutte le mie fibre sono in un tremire soave perché risentono la

giocondità di questo Cielo raggiante e salubre. Sono pure contento di essere partito! proseguirò fra poche ore; non so ancora dirti dove mi fermerò, né quando terminerà il mio viaggio: ma per il 16 sarò in Tolone.

11 Febbraio 1380 – 30 Ottobre 1459 – Giovanni Francesco Poggio Bracciolini

Vite di uomini non illustri, 1993 Giuseppe Pontiggia

La mattina del 12 febbraio 1946, sulla sedia a sdraio del ponte una carta geografica sulle

ginocchia, dice a sua moglie, guardando la superficie dell’oceano:

«Ho sbagliato tutto».

12 Febbraio 1809 – 19 Aprile 1882 – Charles Robert Darwin

Il gran Meaulnes, 1913 Alain Fournier

Sabato, 13 febbraio. – Ho incontrato lungo Il fiume quella ragazza che il mese di giugno

m’aveva informato e che come me stava aspettando davanti alla casa chiusa… Le ho parlato. Intanto che camminava, considera- vo di sfuggita i leggeri difetti del suo volto: una piccola ruga all’angolo delle labbra, le guance un po’ afflosciate, un po’ di cipria accumulata sulle ali del naso. S’è voltata di botto e, guardandomi bene in faccia, forse perché è più bella di faccia che di profilo, m’ha detto con voce ferma:

«Lei mi diverte molto. Mi ricorda un giovane che un tempo, a Bourges, mi corteggiava. Era anzi il mio fidanzato… ».

13 febbraio 1903 – 4 settembre 1989 – Georges Simenon

Via dalla pazza folla, 1874 Thomas Hardy

Sull’imbrunire, il pomeriggio di San Valentino, Boldwood sedeva a cena come il solito, accanto a un radioso fuoco di vecchi ceppi. Sulla mensola del focolare a lui davanti, si trovava un orologio, sormontato da un’aquila con le ali spiegate, e sulle ali dell’aquila era posata la lettera che Batsceba gli aveva spedito. Lo sguardo dello scapolo la fissava con tanta continuità, che il grosso sigillo rosso era diventato una macchia di sangue sulla retina del suo occhio, e mentre mangiava e beveva, non faceva che rileggerci nella fantasia le parole che vi erano sopra, sebbene fossero troppo lontane per la sua vista. «Sposami.›› Quella impertinente ingiunzione era come certe sostanze cristalline, le quali, incolori per se stesse, assumono la tinta degli oggetti circostanti.

14 Febbraio 1404 – 25 Aprile 1472 – Leon Battista Alberti

I viaggi di Gulliver, 1726 – Jonathan Swift

Cominciai questo disperato viaggio il 15 febbraio 1715 alle nove del mattino. Il vento era molto propizio,  tuttavia feci uso dapprima soltanto delle mie pagaie, ma considerando che mi sarei presto stancato e che il vento avrebbe probabilmente mutato direzione, mi avventurai a issare la mia piccola vela; e così, con l’aiuto della marea, filavo alla velocità di una lega e mezzo all’ora, a quanto potei arguire. Il mio maestro e i suoi amici rimasero sulla spiaggia finché fui quasi fuori di vista, ed io udii più volte il cavallino sauro (che sempre mi aveva amato) gridare: «Hnuy illa nyha maiah Yahoo» (Abbi cura di te, gentile Yahoo).

15 Febbraio 1564 – 8 Gennaio 1642 – Galileo Galilei
15 Febbraio 1566 – 23 Febbraio 1632 – Giambattista Basile

Conoscere una donna, 1989 – Amos Oz

Ivria era morta un sedici di febbraio, una giornata in cui a Gerusalemme pioveva a dirotto. Alle otto e mezza del mattino, mentre sedeva alla sua scrivania davanti alla finestra nel suo studiolo, con una tazza di caffè, l’elettricità si interruppe bruscamente. […] A quanto pare per Ivria non c’era abbastanza luce. Gerusalemme era oscurata da nebbia e nuvole basse. Uscì verso la macchina, che era posteggiata tra i pilastri della casa. Probabilmente aveva l’intenzione di prendere dal bagagliaio la potente torcia elettrica che Yoel aveva comprato a Roma. Mentre usciva distinse sul muretto la sua camicia da notte, che il vento aveva strappato dallo stenditoio sul balcone. Si accostò per raccoglierla. Così inciampò nel cavo dell’alta tensione che era caduto. Aveva certamente creduto, per sbaglio, che si trattasse del filo della biancheria. O forse lo aveva identificato correttamente come un cavo elettrico, ma aveva supposto logicamente che a causa dell’interruzione di corrente non c’era pericolo. Allungò la mano per sollevarlo e poterci passare sotto. O forse scivolò e vi inciampò sopra. Come si faceva a saperlo?

16 Febbraio 1331 – 4. Maggio 1406  – Lino Coluccio Salutati
16 Febbraio 1876 – 21 Luglio 1962 – George Macaulay Trevelyan

Esteban Werfell, 1989 – Bernardo Atxaga

Esteban Werfell prese la penna – che era di legno, e che usava esclusivamente per redigere il suo diario – e la intinse nel calamaio.

17 febbraio 1958, scrisse. La sua calligrafia era accurata, elegante. Al di là della finestra il cielo era diventato completamente grigio, e una pioggia sottile, invisibile, scuriva l’edera che rivestiva la casetta dei cigni. Quella visuale lo fece sospirare. Avrebbe preferito un tempo diverso. Non gli piaceva che il parco fosse deserto. Sospirò di nuovo. Poi intinse la penna e si chinò sul quaderno.

17 Febbraio 1930 – 2 Maggio 2015 – Ruth Barbara Grasemann Rendell

L’opera al nero, 1968 – Marguerite Yourcenar

D’altro canto, e posta per così dire in disparte dietro la risoluzione di morire, ce n’era un’altra, più segreta, e che il canonico aveva gelosamente nascosto, quella di morire di propria mano. Ma anche qui gli restava ancora un`immensa e schiacciante libertà: egli poteva liberamente attenersi a quella decisione o rinunciarvi, fare il gesto che termina tutto o al contrario accettare la mors ígnea per nulla differente dall’agonia d`un alchimista che si appicchi il fuoco alla lunga veste venuta inavvedutamente a contatto colle braci del proprio athanor. La scelta tra l’esecuzione o la fine volontaria, sospesa fino all’ultimo a una fibrilla della sua sostanza pensante, non oscillava più tra la morte e una specie di vita, come era accaduto per l’accettare o il rifiutare di ritrattarsi, ma concerneva il mezzo, il luogo e il momento esatto. Spettava a lui decidere se sarebbe finito sulla Piazza Grande tra gli schiamazzi o tranquillamente tra quei muri grigi. A lui, quindi, di ritardare o di affrettare di qualche ora l’azione suprema, di scegliere, se lo voleva, di veder sorgere il sole d’un certo 18 febbraio 1569, o di finir oggi stesso prima che fosse notte fonda.

18 febbraio 1940   + 11 gennaio 1999 – Fabrizio De Andrè

La signora dalle camelie, 1848 – Alexandre Dumas figlio

19 febbraio, mezzanotte

Che triste giornata quella di oggi, mio povero monsieur Armand! Stamane Marguerite soffocava, il medico ha fatto un salasso, e le è tornato un filo di voce. Il dottore le ha consigliato di far venire un prete. Ha detto di sì, ed è andato lui stesso a cercare l’abate della chiesa di Saint-Roch. Frattanto Marguerite mi ha chiamata accanto al suo letto, mi ha pregata di aprire l’armadio, poi mi ha indicato una cuffietta, una camicia lunga tutta coperta di merletti, e mi ha detto con voce debolissima: «Morirò dopo essermi confessata, perciò vestimi con questi oggetti: è una civetteria da moribonda».

19 Febbraio 1473 – 24 Maggio 1543 – Niccolò Copernico

Gli scorridori del mare, 1900 – Emilio Salgari

Il 20 febbraio, verso sera, un marinaio di guardia segnalò una fiamma rossastra che si elevava a una prodigiosa altezza e ne diede avviso al capitano, il quale salito sul ponte, dopo aver guardato per alcuni istanti, disse: «Se non m’inganno siamo di fronte all’isola di Chiloè e quella fiamma indica il vulcano di Corcobado.  Guardate!» Tutti gli sguardi dei marinai si fissarono sul picco gigantesco, sormontato da un enorme pennacchio di denso fumo. Ben presto la nave fu di faccia al monte che si elevava per 7047 piedi sopra il livello del mare e ognuno dei marinai poté ammirarlo a suo agio. Pareva che, illuminato come era dal chiaror delle fiamme e dagli ultimi raggi del sole morente, galleggiasse in mezzo a un lago infiammato. A poco a poco il picco sparve nella nebbia della sera.

20 febbraio 1888 – 5 luglio 1948 – Georges Bernanos

Diario segreto di Giulio Cesare, 1994 – Luca Canali

21 febbraio (tardo pomeriggio) […] Oggi ricorrono le celebrazioni Ferali,e tutte le famiglie ricordano i loro defunti. V’è in città una mestizia diffusa. È strano come essa, più della gioia, affratelli la gente. Cessato il lutto ritorna la rissa generale. Rivalità e violenza si ritengono a torto frutto di circostanze eccezionali: esse sono figlie naturali della normalità quotidiana. Anch’io mi sono sentito provvisoriamente riconciliato con tutti. Recandomi a portare doni sulla tomba di mia figlia Giulia e di Cornelia, mia prima sposa, ho incontrato avversari che mi hanno salutato con gentilezza. Ho risposto con serena benevolenza. Cicerone, che si recava anch’egli a visitare la tomba di sua figlia Tullia è stato addirittura sul punto di abbracciarmi. Domani torneremo nemici – tutti contro tutti, come ha scritto Lucilio – Ma oggi siamo come affratellati dal rimpianto. Lo scrivo senza ironia. Ora sono solo in casa, e penso alla desolante velocità del tempo che avanza inavvertito come un sicario.

Picnic a Hangíng Rock, 1967 – Joan Lindsay

Santo Cielo! Era domenica mattina! Domenica, 22 febbraio. Esattamente  otto giorni dal dannato affare alla Hanging Rock. Albert, appena terminato di accudire ai cavalli, si buttò tutto vestito  sulla branda non rifatta e si addormentò. Gli pareva di avere posato la testa sul guanciale solo da un momento ed era già completamente sveglio e fissava il minuscolo quadrato di luce grigia alla finestra; intanto gli avvenimenti del giorno prima, non più confusi per la stanchezza fisica come lo erano la sera precedente, si collocavano ordinatamente al loro posto come i pezzi di un rompicapo. Ma mancava uno dei pezzi chiave. Qual era? E dove andava sistemato esattamente nel disegno?

22 Febbraio 1788 – 21 Settembre 1860 – Arthur Schopenhauer

Belli e dannati, 1922 – Francis Scott Fitzgerald

Così alla fine Anthony entrò, per mezzo di

una lettera del nonno nel Sanctum Americanum dove sedeva il presidente delle Wilson, Hiemer e Hardy al suo tavolo sgombro” e ne uscì impiegato. Doveva prendere servizio il 23 febbraio. Quest’orgia di due giorni era stata organizzata in tributo a questa circostanza importante, perché quando Anthony avesse incominciato a lavorare avrebbe dovuto andare a letto presto durante tutta la settimana. […] E ora la mattina: a loro di addizionare gli assegni incassati qua e là in circoli, negozi, ristoranti. A loro di dare aria all’alta stanza azzurra per scacciarne il fetore rancido del vino e delle sigarette, di raccogliere i bicchieri rotti e spazzolare le stoffe macchiate delle poltrone e dei sofà; di dare a Bounds i vestiti e gli abiti da mandare in tintoria; infine di condurre i loro corpi mezzo febbricitanti e soffocati e il loro spirito sbiadito e depresso nell’aria fredda di febbraio, in modo che la vita potesse continuare e l’indomani mattina alle nove Wilson, Hiemer e Hardy avessero i servigi di un uomo vigoroso.

23 Febbraio 1928 – Luca Goldoni

Il diario intimo di Sally Mara, 1950 – Raymond Queneau

24 febbraio

Era tanto che non vedevo Barnabé. Oggi mi aspettava dopo la lezione. Dopo esserci informati del nostro rispettivo stato di salute, abbiamo fatto qualche passo in silenzio, poi gli ho fatto notare che il tempo era bellissimo. Molto freddo, ma secco. Un sole sfolgorante. Non poteva contestarlo. Ho suggerito una passeggiata a piedi, non si è opposto. Gli ho lasciato proporre varie mete. Merrion Square?  Poco interessante. Saint Stephen’s Green? Non mi piace. Rutland Square? La vicinanza dell`ospedale mi rattrista. Montjoy Square? Troppo lontano. Lungo la Liffey? Troppo traffico. Aveva l’aria malinconica, non gli veniva in mente altro. Per fortuna ho avuto io un’idea […].

24 Febbraio 1463 – 17 Novembre 1494 – Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia
24 Febbraio 1842 – 10 Giugno 1918 – Arrigo Boito

Bouvard e Pécuchet, 1881 (post.) – Gustave Flaubert

Il mattino del 25 febbraio 1848, si sparse a Chavignolles la notizia, portata da uno che veniva da Falaise, che Parigi era coperta di barricate; e l’indomani sull’ingresso del municipio comparve l’avviso che era stata proclamata la Repubblica. Questo grande avvenimento impressionò i benestanti. Ma quando si apprese che la Corte di Cassazione, la Corte d’appello, la Corte dei conti, la Camera di Commercio, l’Ordine dei notai, quello degli avvocati, il Consiglio di Stato, l’Università, i generali e persino il signor de la Rochejacquelein avevano dato la loro adesione al governo provvisorio, le fronti si spianarono; e, visto che nella capitale si piantavano alberi della libertà, il consiglio municipale decise che anche a Chavignolles bisognava piantarne. Nella sua esultanza per il trionfo del popolo, Bouvard ne offrì uno; quanto a Pécuchet la caduta della monarchia confermava a puntino le sue previsioni: non poteva che rallegrarsene. Felice di riceverne l’ordine, Gorju s’affrettò a sradicare uno dei pioppi che costeggiavano il prato oltre la Montagnetta; e lo trasportò sino al Pas de la Vaque, all’entrata del borgo, dove lo si doveva piantare.

25 Febbraio 1866 – 20 Novembre 1952  – Benedetto Croce

Racconto di un naufrago, 1955 – Gabriel Garcìa Márquez

 “Siamo già nel golfo, mi disse uno dei miei compagni quando mi alzai per far colazione, il 26 febbraio. Il giorno prima avevo avuto un po’ di paura per le condizioni del tempo nel golfo del Messico. Ma il cacciatorpediniere, anche se si muoveva un poco, scivolava via dolcemente. Pensai tutto contento che i miei timori erano infondati e salii in coperta. Il profilo della costa era svanito. Solo il mare verde e il cielo azzurro si stendevano intorno a noi.

26 febbraio 1802 – 22 maggio 1885 – Victor Hugo
26 febbraio 1949 – Elizabeth George

L’uomo in bilico, 1944 – Saul Bellow

27 febbraio

Solo ventidue giorni ci dividono dalla primavera. Giuro che il 21 marzo mi toglierò i panni invernali e, quale che sia il tempo, ci fosse anche una tempesta di neve, me ne andrò a spasso per il Jackson Park senza cappello e senza guanti.

27 febbraio 1902 – 20 dicembre 1968 – John Steinbek

Il conte di Montecristo, 1844-1845 – Alexandre Dumas

«Oggi, quanti ne abbiamo del mese? » domandò Dantès a Jacopo che era venuto a sedersi vicino a lui dopo aver perduto di vista il castello d’If. «Ventotto di febbraio», rispose questi. «Di quale anno?» domandò ancora Dantès. «Come! di quale anno?… domandate di quale anno?» «Sì,» rispose il giovine, «vi domando di quale anno.» «Avete dimenticato in che anno siamo?» «Che volete? È stata sì grande la paura di questa notte,» disse ridendo Dantès, «in cui poco ha mancato che perdessi la vita, che la mia memoria ne è rimasta tutta sconvolta; vi domando dunque in quale anno siamo, ai 28 di febbraio?» «Dell’anno 1829», rispose Jacopo. Erano quattordici anni precisi, giorno per giorno, che Dantès era stato arrestato. Era entrato nel castello d’If di diciannove anni, e ne usciva di trentatré. Un doloroso sorriso gli errò sulle labbra.

28 febbraio 1533 – 13 settembre 1592 – Michel de Montaigne

Nero Wolfe. Invito a una indagine, 1966 – Rex Stout

Alle autorità competenti

Con la presente dichiaro che sabato 29 febbraio 1967 ho colpito mia cognata Isabel Kerr con un portacenere e l’ho uccisa. Non è stato un delitto premeditato. L’ ho fatto in un accesso di collera e di risentimento. Il risentimento mi ossessionava da tre anni. Isabel viveva nel lusso, ed io e mia moglie faticavamo dalla mattina alla sera per pagare le sue spese. Avevamo finito tutti i risparmi per lei, e con il modesto stipendio che percepisco presto mi sarei trovato sul lastrico. Ma lei non voleva sentire ragione. Inoltre, mia moglie le voleva tanto bene da essere incapace di negarle qualcosa. Quel sabato mattina ho tentato per l’ennesima volta di convincere Isabel, ma non ci sono riuscito. Allora ho perso il controllo delle mie azioni e l’ho colpita.

29 Febbraio 1792 – 13 Novembre 1868 –  Gioacchino Rossini (al battesimo Giovacchino Antonio Rossini)