SETTEMBRE – i giorni e le opere

Via col vento, 1936 – Margareth Mitchell

La mattina del primo  settembre Rossella si svegliò con una soffocante sensazione di terrore, un terrore che la sera prima aveva dimenticato nel sonno. Ancora assonnata pensò: “Di che cosa ero tanto preoccupata ieri sera? Ah sì, della battaglia. Stavano combattendo, ieri. Chi avrà vinto?”. Si drizzò a sedere in fretta, strofinandosi gli occhi; e il suo cuore turbato sentì nuovamente tutto il peso che lo angosciava il giorno prima.  L’aria era opprimente anche in quell’ora mattutina, calda della promessa di un meriggio infocato. La strada era silenziosa. Nessun carro cigolava, nessun soldato sollevava col suo calpestio la polvere rossa. Nessuna pigra voce di schiavo dalle cucine del vicinato, nessun rumore piacevole di preparativi per la colazione, perché tutti i vicini, eccetto le signore Meade e Merriwether, si erano rifugiati a Macon. […] Mentre guardava dalla finestra, giunse alle sue orecchie un suono distante, debole come il brontolio di un temporale lontano.

“Pioggia” pensò in un primo momento; e il suo spirito campagnolo aggiunse: “Ne abbiamo proprio bisogno”. Ma dopo un attimo: “Pioggia? Ma no! E il cannone!”

1 Settembre 1937 + 16 Marzo 2002 – Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene

Il giunco mormorante, 1988 – Nina Berberova

Nella vita di ognuno esistono momenti – quando la porta sbattuta all’improvviso e senza alcun visibile motivo di colpo si riapre, quando lo spioncino chiuso un attimo fa viene di nuovo aperto, quando un brusco “no” che sembrava irrevocabile si muta in “forse” -, momenti in cui il mondo intorno a noi si trasfigura, e noi stessi ci riempiamo di speranza come di nuovo sangue. È stata concessa una proroga a qualcosa di ineluttabile, definitivo; il verdetto del giudice, del dottore, del console, è stato rinviato. Una voce ci avverte che non tutto è perduto. E con gambe tremanti e lacrime di gratitudine passiamo nel locale adiacente, dove ci pregano di “aspettare un poco” prima

di spingerci nel baratro. Così accadde anche a me quella sera, quando accanto a Ejnar facevo la fila aspettando l’autobus che avrebbe portato all’aeroporto Le Bourget i passeggeri in partenza per Stoccolma. Lui partiva, io restavo. Tra la folla, nel buio crocevia parigino (era il 2 settembre 1939), alle nove di sera, non c’erano altri accompa-gnatori oltre me – lì avevano fatti restare tutti nella sala con le nere tende già tirate.

1 Gennaio 1863 + 2 Settembre 1937 – Pierre de Coubertin

La città e le montagne, 1901 (post.) – José Maria De Eça De Queiroz

Giunse così settembre, e con esso il mio compleanno, che era il giorno tre, e di domenica. Avevo trascorso tutta quella settimana a Guiães, nei preparativi della vendemmia, e al mattino presto di quella domenica illustre, m’affacciai al balcone della camera del compianto zio Affonso, vigilando la strada per cui doveva comparire il mio Principe, che sarebbe venuto infine a visitare la casa del suo Zé Fernandes. La zia Vicencia, fin dall’alba, correva affaccendata dalla cucina alla dispensa, poiché, deside-rando presentare al mio Principe “le perso-nalità” della montagna, aveva invitato a pranzo alcune famiglie amiche dei dintorni, quelle che possedevano carrozze o barrocci e potevano così rincasare tardi, per le strade malsicure, dopo un balletto campestre nel cortile, che era già stato ornato, per questo scopo, con lanterne cinesi.

3 Settembre 1947 – Mario Draghi

Viaggio nell’impero del Marocco, 1792 – Jan Potocki

Il 4 settembre

Mi trovavo nel giardino del console di Danimarca, uno dei punti più elevati della costa, quando tutt’a un tratto lo stretto si presentò ai miei occhi con l’aspetto di un grande fiume di nuvole mosse dal vento dell’est, da cui spuntavano gli alberi di alcuni vascelli. Le persone che abitano qui da molte estati mi hanno assicurato di non aver mai visto una cosa simile; io stesso, pur avendo viaggiato molto nel Mediterraneo, ho visto una sola volta le nuvole scendere così fino alla superficie delle acque.

4 Settembre 1768 – 4 Luglio 1848 – François-René de Chateaubriand

Tu vipera gentile, 1972 – Maria Bellonci

Il 5 settembre 1395 non ci fu milanese che non cercasse un posto nella piazza di Sant’Ambrogio. Era uno spettacolo di grandezza che rendeva pensosi gli antichi spiriti guelfi e comunali, ma che affascinava tutti. S’erano viste tante incoronazioni imperiali; ma non s’era mai visto incoronato un milanese. Nella dolce mattina appena brumosa, l’uscita della cavalleria dal castello di Porta Giovia è coloritissima, folta di principi di ambasciatori e di vescovi, seguita da una turba di cantanti e di musici che in ordine vivace si dispongono sulla piazza. Un palco ad anfiteatro coperto di tessuti purpurei occupava la parte della cittadella – le` mura descritte dal Petrarca – di fronte alla chiesa. Lo riparava un gran baldacchino d’oro. Giangaleazzo e i familiari, il messo imperiale, i condottieri celebri, coloro che avevano una carica nello stato, stavano sotto il cielo d’oro; una squadra di veterani fedelissimi viscontei facevano la guardia. Sventolavano le biscie verdi sulle bandiere.

1840 – 5 Settembre 1877 – Cavallo Pazzo

Perturbamento, 1967 – Thomas Bernhard

«Noi due, mio figlio ed io, non siamo mai stati capaci di parlarci. In Inghilterra lui si è abituato a usare frasi estremamente brevi, un modo di parlare che addolora, che uccide. L’educazione che gli ho dato, penso, è servita a fare di lui il mio distruttore. E quest’uomo ha il coraggio di scrivermi nella sua ultima lettera che io sono un dilettante, e che non sono riuscito a fare della mia vita un’arte. Mentre lui, come posso arguire da questa lettera, avrebbe indubbiamente fatto della propria vita un’arte. Tutte le volte in cui io avrei dovuto avvicinarlo a me, l’ho allontanato da me, da dentro di me. Ma ogni educazione è sempre un’educazione completamente sbagliata. Tutto quello che lui ha fatto lo ha sempre fatto contro di me» disse il principe. «In comune abbiamo soltanto la predilezione per i giornali. Già,» disse il principe «mi procuri per favore un numero del Times del 7 settembre e me lo porti su la prossima volta che viene a trovarmi…»

7 Settembre 1791 + 21 Dicembre 1863 – Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli

A ciascuno il suo, 1966 – Leonardo Sciascia

L’otto settembre nel paese festa di Maria Bambina, il simulacro di una bambina fasciata d’oro e perle portato in processione, fuochi d’artificio e bande di cui anche le mura vibravano come diapason, la prima scanna dei porci e l’ultima proluvie di gelati, l’arciprete Rosello riprese la consuetudine di ricevere in casa gli amici, in gloria appunto di Maria Bambina il cui altare, nella chiesa madre, particolarmente prediligeva. La consuetudine durava da anni, ma l’anno prima l’aveva saltata per il lutto che gli toccava osservare a causa della morte di Roscio. Ora, caduto in agosto il primo anniversario del tragico fatto, riapriva la sua casa alla festa; e tanto più che c’era da annunciare il fidanzamento di suo nipote l’avvocato con sua nipote Luisa: avvenimento, diceva l’arciprete, cui avevano concorso il malvolere degli uomini e la volontà di Dio imperscrutabile, alla quale lui s’arrendeva.

La pelle, 1949 – Curzio Malaparte

Quando, all’alba del 9 settembre del 1943, Jack era saltato dalla tolda di un LST sulla riva di Pesto, presso Salerno, s’era visto sorgere davanti agli occhi, meravigliosa apparizione, nella rossa nube di polvere sollevata dai cingoli dei carri armati, dagli scoppi delle granate tedesche, dal tumulto degli uomini e delle macchine accorrenti dal mare, le colonne del tempio di Nettuno, sul labbro di una pianura folta di mirti e di cipressi, sullo sfondo dei nudi monti del Cilento simili ai monti del Lazio. Ah, quella era l’Italia, l’Italia di Virgilio, l’Italia di Enea! E aveva pianto di gioia, aveva pianto di

religiosa commozione, buttandosi in ginocchio sulla riva sabbiosa, come Enea quando sbarcò dalla trireme troiana sul lido arenoso alla foce del Tevere, davanti ai monti del Lazio sparsi di castelli e di templi bianchi nel verde profondo delle antiche selve latine. Ma il classico scenario delle colonne doriche dei templi di Pesto nascondeva ai suoi occhi un’Italia segreta, misteriosa: nascondeva Napoli, quella prima terribile e meravigliosa immagine di un`Europa ignota, posta al di fuori della regione cartesiana, di quell’altra Europa di cui egli non aveva avuto, fino a quel giorno, se non un vago sospetto, e i cui misteri, i cui segreti, ora che li veniva a poco a poco penetrando, meravigliosamente lo atterrivano.

9 Settembre 1908 + 27 Agosto 1950 – Cesare Pavese

Un’anima non vile, 1965 – Fred Uhlman

Mio caro Hans,

ti scrivo questa lettera dalla prigione di Spandau il 10 settembre 1944, tre giorni prima di essere assassinato come i miei amici: Schulenburg, Stauffenberg, Moltke che, come me, hanno preso parte al complotto per uccidere Hitler. Non so se riceverai mai questa lettera. Mi aiuterebbe in un certo qual senso a morire; perché affronterei la morte con la coscienza più leggera, sapendo che essa può aiutarti a perdonarmi e a capire perché ho trattato te, l’unico vero amico che abbia mai avuto e amato, in modo così sleale e vigliacco. Mi ricordo come fosse oggi quando ci siamo conosciuti: poco dopo la mia iscrizione al Ginnasio Karl Alexander, in una pungente giornata invernale del 1932.

10 Settembre 1945 – Luigi Ciotti

Antero de Quental. Una vita, 1983 – Antonio Tabucchi

La mattina dell’11 di settembre del 1891 uscì dalla sua casa di Ponta Delgada, scese a piedi la ripida via ombreggiata fino alla Igreja Matriz ed entrò in una piccola armeria d`angolo. Indossava un abito nero e sulla camicia bianca portava una cravatta fermata da una spilla con una conchiglia. Il proprietario era un uomo cordiale e obeso che amava i cani e le stampe antiche. […] Si trattennero a parlare a lungo di cani e di cavalli, poi Antero acquistò un piccolo revolver dalla canna corta. Quando

uscì dal negozio il campanile della Matriz batteva le undici.

11 Settembre 1524 + 27 Dicembre 1585 – Pierre de Ronsard

L’eterno marito, 1870 – Fëdor Dostoevskij

«Io partii da T. al principio di settembre, il dodici settembre; ricordo bene…»

«Possibile, in settembre? Ehm… ma che dico?» si meravigliò grandemente Pavel Pàvlevic «be’, s’è così, allora permettete; voi partiste il dodici settembre, e Liza nacque l’otto maggio, per conseguenza: settembre – ottobre – novembre – dicembre – gennaio – febbraio – marzo – aprile – dopo otto mesi o poco più, ecco! E se aveste soltanto saputo come la defunta…»

«Fatemela dunque vedere… chiamatela…» balbettò Velciàninov con voce un po’ rotta.

12 Ottobre 1896 + 12 Settembre 1981 – Eugenio Montale

I 500 milioni della Begum, 1878-1879 – Jules Verne

Il 13 settembre – qualche ora soltanto prima del minuto fissato da Herr Schultze per la distruzione di France-Ville – né il governatore né alcuno degli abitanti aveva idea del tremendo pericolo che minacciava la città. Erano le sette di sera. Nascosta tra fitte macchie di oleandri e tamarindi la città si allungava con grazia ai piedi dei Cascade-Mounts offrendo i suoi moli di marmo alle brevi onde del Pacifico, che venivano ad accarezzarli silenziosamente. Le vie, annaffiate con cura, rinfrescate dalla brezza, offrivano agli occhi uno spettacolo di gaia animazione; gli alberi che le ombreggiavano stormivano dolcemente, i prati verdeggiavano, i fiori dei giardini, aprendo le loro corolle, esalavano

tutti insieme i loro profumi. Le case sorridevano, calme e civettuole nel loro candore. L’aria era tiepida, il cielo azzurro come il mare, di cui si scorgeva lo scintillio in fondo ai lunghi viali.

13 Settembre 1660 + 24 Aprile 1731 – Daniel Defoe

La prigioniera, 1923 (post.) – Marcel Proust

Dietro un dato sguardo, in luogo del buon pensiero che avevo creduto scorgervi in passato, mi si palesava un desiderio sino allora insospettato, che mi alienava una nuova parte di quel cuore di Albertine che avevo creduto assimilato al mio. Per esempio, quando nel luglio precedente Andrée era partita da Balbec, Albertine non mi aveva detto che avrebbe dovuto rivederla presto; e io credevo anzi che l’avesse riveduta prima del previsto, a causa della grande tristezza che avevo provata a Balbec, in quella notte del 14 settembre, in cui Albertine mi aveva fatto il sacrificio di lasciare Balbec per tornare immediatamente con me a Parigi.

14 Settembre 1929 + 9 Aprile 2017 – Giorgio Bàrberi Squarotti

L’educazione sentimentale, 1869 – Gustave Flaubert

Il 15 settembre 1840, verso le sei del mattino, il Ville-de-Montreau, sul punto di partire, lanciava grosse spire di fuoco davanti al quai Saint-Bernard. Arrivava gente trafelata; barili, rotoli di corda, cesti di biancheria ingombravano il passaggio; i marinai non davan retta a nessuno; urti, spintoni; i bagagli venivano issati a bordo fra i due tamburi e il baccano si scioglieva nel fischio vago e denso del vapore che sprigionandosi tra fogli di lamiera avvolgeva tutto in una nube biancastra mentre la campana, a prua, non smetteva di rintoccare. Finalmente la nave partì; e le due rive cominciarono a svolgersi come due larghi nastri trascinando via la loro processione di magazzini, fabbriche, cantieri. Un giovane di diciott’anni, con ì capelli lunghi, se ne stava immobile vicino al timone tenendo un album sotto il braccio. Guardava passare, nella nebbia, campanili e palazzi di cui non sapeva il nome; a un tratto, con un’ultima occhiata, abbracciò l’Ile Saint-Louis, la Cité, Notre-Dame; poi, mentre Parigi scompariva rapidamente, si lasciò sfuggire un gran sospiro.

Il grande sonno, 1939 – Raymond Chandler

«Se l’è svignata il sedici settembre» disse Gregory. «Era il giorno di libertà dell’autista e

nessuno l’ha visto prendere la macchina. Abbiamo ritrovato la vettura quattro giorni dopo, nel garage di un albergo di lusso nei paraggi di Sunset Towers. Un inserviente della rimessa ci ha fornito i particolari della macchina, spiegando che non apparteneva a nessuno dei clienti. L’albergo si chiama “Casa de Oro”. A questo proposito c’è qualcosa di interessante che vi dirò tra un minuto. Non siamo riusciti a sapere chi avesse depositato la macchina lì dentro. Abbiamo esaminato le impronte digitali, ma nessuna corrispondeva a quelle che abbiamo in archivio. Il fatto che la macchina fosse nascosta nel garage non è illegale, in sé; per quanto noi si abbia ragione di sospettare che ci sia sotto qualcosa che non va. Però va messo in relazione con la cosa interessante che vi dirò fra un minuto.»

Andrea o I ricongiunti, 1930 (post.) – Hugo von Hofmannsthal

“Ma bene,” pensò il giovine signore Andrea von Ferschengelder, quando il barcaiolo quel dì 17 settembre 1778 gli ebbe posato la valigia in cima alla scala di pietra e si allontanava, “ma benissimo, costui mi pianta qui e festa signori, carrozze a Venezia non ce ne sono, chi non lo sa, un facchino, e che verrebbe a farci? è un angolo sperduto dove non passa un cane. Come se alle sei del mattino si facesse scendere di posta sulla Rossauerlände o tra i Weissgärber chi non è pratico di Vienna. So la lingua, e con questo? fanno di me quel che vogliono egualmente. E come rivolgersi a gente che non s’è mai vista e se ne sta dormendo placidamente – busso e dico: ehi, di casa?” –

Sapeva che non l’avrebbe fatto, – intanto passi si avvicinavano sul lastrico sonoro netti e distinti nel silenzio del mattino, ci volle del tempo perché si facessero vicini, e un uomo in maschera uscì da una piccola calle, si avviluppò stretto nel mantello, lo tenne chiuso con tutte e due le mani, e fece per attraversare la piazza.

17 Settembre 1935 – Gianpaolo  Ormezzano

Per le antiche scale, 1972 – Mario Tobino

 “È allucinata, visioni le si presentano. Come posso lasciarla libera?” dentro di sé Anselmo. “Se esce dall’Istituto può andare incontro a una automobile credendola chissà che, un gioco, una figura umana, un amichevole animale. Vediamo se in passato ha fatto mai male a se stessa o ad altri.” «Mi dà la cartella clinica della Sercambi?»

Anselmo in fretta sfoglia. Nella inquietudine di risolvere il caso si dimentica della mode-stia: «Cerchiamo quel che ne ho scritto io».

18-9-1949. È più che incantata, è impietrita. É catatonica.

Sono parole di venti anni fa. Anselmo continua.

Come colpita dalla folgore, il viso verso l’alto,

Giovanna d ‘Arco insensibile alle sevizie.

18 Settembre 1910 +  20 Ottobre 2008 – Vittorio Foa

Le due inglesi e il continente, 1956 – Henri-Pierre Roché

19 settembre 1901

Ci sono in città sei “bordelli”. Due di essi godono fra i soldati di ottima reputazione: il più povero e il più ricco. A lungo mi sono detto che dovevo vederli, per raccontarveli, poiché me l’avete chiesto. Suono e spingo la porta del primo, sotto il lampione rosso. Un forte odore di vino, soldati coi gomiti sui tavoli sudici, ragazze logore, spettinate, divani sfondati, muri imbiancati a calce, degnamente affrescati da un ubriacone che ci ha lanciato sopra qualche bottiglia di vino. Non sono riuscito a mischiarmi alla conversazione, e me ne sono andato.

Il secondo è frequentato da sottufficiali, funzionari, cittadini qualsiasi. L’accesso alle

scale è proibito quando entra o esce un cliente, perché sia garantito l’incognito.

Tutto è tirato a lucido, le ragazze sono vestite in modo discreto. L’atmosfera è piacevole. Nessuno vi forza a bere. Io ho annunciato: «Vengo solo per chiacchierare».

19 Settembre 1821 + 17 Novembre 1872 – Luigi Mercantini
19 Settembre 1899 + 5 Aprile 1997 – Ignazio Buttitta

Il signore degli anelli, 1954-1955 – J. R. R.Tolkien

 L’autunno era prossimo quando Frodo cominciò nuovamente a preoccuparsi per Gandalf: settembre stava per finire, e non arrivavano notizie. Il Compleanno ed il trasloco si avvicinavano rapidamente, eppure Gandalf non si faceva vivo e non mandava alcun messaggio. A Casa Baggins fervevano i preparativi. Un paio di amici di Frodo andarono a stare con lui per aiutarlo ad imballare la roba: Fredegario Bolgeri e Folco Boffin, e naturalmente i suoi amici per la pelle Pipino Tuc e Merry Brandibuck. Lavorando assieme con entusiasmo, misero sottosopra tutta la casa.

Il 20 settembre due carri partirono alla volta di Crifosso, carichi di roba: trasportavano nella nuova dimora tutto il mobilio c gli altri articoli che Frodo non aveva venduto. Il giorno seguente Frodo si fece più ansioso nell’attesa di Gandalf. Giovedì mattina, giorno del compleanno, l’alba si levò chiara e luminosa come tanti anni addietro in occasione della gran festa di Bilbo. E Gandalf non arrivava.

Teresa Batista stanca di guerra, 1972 – Jorge Amado

Quel 21 settembre i titoli dei giornali della sera annunciava a tutti i baiani:  CITTÀ IN FESTA – LA PRIMAVERA E I MARINAI. Al bar Flor-de-Sao Miguel, la sera precedente, prima che si sapesse dell’invasione di rua Barroquinha da parte delle forze di polizia della Sezione Giuoco e Buoncostume e del grido di guerra di Nilia Cabarè, e prima del pronunciamento di Exú Tirirí, il giovane Kalíl Chamas aveva biasimato con parole piene di infiammata indignazione la pletora di pedissequi imitatori dei costumi europei che festeggiavano l’arrivo della primavera nel bel mezzo dei piovaschi settembrini – una caterva di idioti, gli stessi che, in occasione della Pasqua, travestivano i figli da conigli e, nel più torrido dicembre, collocavano fiocchi di cotonina sugli alberi di Natale simulando le nevi invernali: «Ci manca solo che indossino la pelliccia e si mettano a tremare dal freddol».

21 Settembre 1452 + 23 Maggio 1498 –  Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola

Lolita, 1955 – Vladimir Nabokov

La lettera era datata 18 settembre 1952 (eravamo ormai al 22 settembre) e Lo indicava il seguente indirizzo: «Fermo posta, Coalmont» (Non «Virginia», non «Pennsyl-vania», non «Tennessee»… e neppure «Coalmont», del resto… ho camuffato tutto, amor mio). Opportune ricerche appurarono che si trattava di un piccolo centro indu-striale a circa milletrecento chilometri da New York. Pensai dapprima di viaggiare per tutto il giorno e per tutta la notte, ma poi cambiai idea e mi riposai per un paio d`ore, verso l’alba, nella stanza di un albergo per automobilisti, pochi chilometri prima della cittadina. Ero pervenuto alla conclusione che il demone, questo Schiller, fosse un rappre-sentante di automobili e che avesse forse conosciuto la mia Lolita dandole un passag-gio a Beardsley -il giorno in cui ella aveva forato una gomma della bicicletta mentre si recava dalla signorina Emperor- e combinan-do magari qualche pasticcio sin da allora.

22 Settembre 1979 + Roberto Saviano

Storia di Genji, il principe splendente, 1001 -11 ca. – Murasaki

Era venuto l’equinozio d’autunno. Già si sentiva, fresco sulla pelle, il frizzo dell’aria serale. Tanti ricordi lo assillavano, che egli mandò alla casa della defunta signora una ragazza, la figlia del suo Portatore di Faretra, con una lettera. C’era un bel chiaro di luna, e dopo aver congedato la sua messaggera egli indugiò un istante a contemplare la notte. Era proprio uno di quei momenti in cui era solito chiedere musica. Ricordava come le parole di lei, sussurrate appena, si mescolavano con quelle armonie di strana forma, ricordava come tutto era strano, il suo viso, la sua espressione, la sua figura. Pensò alla poesia che dice che «le cose reali nell’ombra non sembrano più reali dei sogni», e ai suoi desideri sarebbe bastata una sostanza incorporea come la vita sognante di quelle notti.

23 Settembre 1933 + Alberto Asor Rosa

Benito Cereno, 1855 – Herman Melville

Io, DON JOSé DE ABOS Y PADILLA, Notaio delle Reali Entrate di Sua Maestà, Cancelliere della Provincia, Pubblico Notaio della Santa Crociata di questo Vescovado, ecc. ecc.

dichiaro e certifico a termini di legge che, nella causa criminale aperta il 24 settembre

1799 contro i negri della nave San Dominique, venne fatta davanti a me la dichiarazione seguente:

Dichiarazione del primo testimone, DON BENITO CERENO.

Lo stesso giorno, mese e anno, Suo Onore il dottor Juan Martinez de Rozas, Consigliere

della Real Corte di questo Reame, dotto nelle leggi di questa Intendenza, ingiunse al capitano del San Dominique, Don Benito Cereno, di comparire; il che questi fece in lettiga, assistito dal monaco Infelez; ne ricevette giuramento, ch’egli prestò per Dio nostro Signore e con un segno di Croce, obbligandosi a deporre la verità su tutto ciò che sapeva e che gli fosse richiesto; […].

24 Settembre 1896 + 21 Dicembre 1940 – Francis Scott Fitzgerald

Il Gattopardo, 1958 (post.) – Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Il sindaco conservò una sorprendente equanimità; sorrise e diede a scrutare il nastro del proprio cappello; Padre Pirrone aveva gli occhi rivolti al soffitto come se fosse un capomastro incaricato di saggiarne la solidità. Don Fabrizio rimase male: quelle taciturnità congiunte gli sottraevano anche la minima soddisfazione di aver stupefatto gli ascoltatori. Fu quindi con sollievo che si accorse che don Calogero stava per parlare.

«Lo sapevo, Eccellenza, lo sapevo. Sono stati visti baciarsi martedì 25 Settembre, la

vigilia della partenza di Don Tancredi; nel vostro giardino, vicino alla fontana. Le siepi di alloro non sempre sono fitte come si crede. Per un mese ho atteso un passo di vostro nipote, e adesso pensavo già di venire a chiedere a Vostra Eccellenza quali fossero le intenzioni di lui.»

25 Settembre 1896 + 24 Febbraio 1990 – Sandro Pertini

Maria Grubbe, 1876 – Jens Peter Jacobsen

Eran le sei e mezzo di sera del 26 settembre, quando il tuonar dei cannoni e lo squillar

di trombe di un’allegra marcia annunciarono che le L.L. Reali Maestà, accompagnate dalle

L.L. Altezze il Principe Johann Georg di Sassonia e la signora Principessa sua Madre, alla testa di un lungo corteo di nobili uomini e di nobili dame di tutto il Regno, stavano scendendo giù dal Castello verso il giardino, per assistere al balletto a cui si doveva ora dare principio.

Una serie di fiaccole a bengala gettava una luce rossa d’incendio contro i rossi muri della facciata sul giardino, e anche le piante di tasso e di bosso sembravano accendersi in un rossastro splendore di bronzo, e tutte le guance dei presenti ne restavan tinte in un color brunito, che dava un’impressione fisica di forza e di vigore e di salute. Ed ora, ecco: le guardie del corpo, in abito rosso scarlatto, si dispongono ai lati in doppia fila, e reggono in alto, nell’aria oscura, grandi candelabri inghirlandati di fiori e grandi bracieri ardenti e lampioncini multicolori, e ogni tenebra si dissipa a terra e, su, fra le fronde ingiallenti degli alberi, e lentamente il corteo maestoso avanza in mezzo a un’abbagliante via di luce.

26 Settembre 1929 + 23 Novembre 2016 – Vittorio Sermonti

Piccolo mondo antico, 1895 – Antonio Fogazzaro

Nelle prime ore pomeridiane del 27 settembre Luisa ritornava da Porlezza con alcune carte da copiare per il notaio. In quel tempo gli scogli fra S. Michele e Porlezza erano affatto selvaggi, non avevano la sottile briglia che ora li doma. Luisa s’era fatta tragittare in barca per quel breve tratto e poi aveva preso, a piedi, la stradicciuola che, come tutte quelle del mio piccolo mondo, antico e moderno, non comporta altri metodi di viaggiare; la stradicciola graziosa e perfida che cerca ogni mezzo di non arrivar mai dove il viandante vorrebbe.

27 Settembre 1871 + 15 Agosto 1936 – Grazia Maria Cosima Damiana Deledda

Il libro dell’inquietudine, 1982 ( post.) – Fernando Pessoa

28.9.1932 […] Non è questa prima giornata di avvertibile autunno (la prima giornata di freddo non fresco che veste l’estate morta di minore luce) che mi dà, in una trasparenza straniata, una sensazione di proposito morto o di falsa volontà. Eppure non c’è, in questo interludio di cose perdute, una traccia incerta di memoria inutile. È, più dolorosamente, un tedio di stare rammentando ciò che non si ricorda, uno scoraggiamento di ciò che la coscienza ha perso fra alghe o giunchi, in riva a non so che cosa. Vedo che la giornata, limpida e immobile, ha un cielo positivo, di un azzurro meno chiaro dell’azzurro profondo. Vedo che il sole, leggermente meno dorato di prima, infiamma di riflessi umidi i muri e le finestre. Mi rendo conto che, nonostante non ci sia vento, o brezza che lo ricordi e lo neghi, nella città indefinita dorme tuttavia una frescura sveglia. Mi rendo conto di tutto ciò, senza pensare o volere, e non ho sonno se non come ricordo, e non ho nostalgia se non come inquietudine.

28 Settembre 1565 + 25 Aprile 1635 – Alessandro Tassoni

L’amante di Lady Chatterley, 1928 – David Herbert Lawrence

Fattoria Grange   0ld Heanor, 29 settembre

Sono riuscito a trovare lavoro qui perché nell’esercito conoscevo Richards, l’ingegnere

della Compagnia. E una fattoria che appartiene alla Butler and Smitham Colliery Company, l’usano per coltivare il grano e l’avena per i pony delle miniere, non è un’impresa privata. Ma hanno vacche e maiali e tutto il resto, ed io guadagno trenta scellini alla settimana come bracciante. […] Questo è il mio quarantesimo inverno. E non c`è nulla che possa fare per tutti gli inverni che sono passati. Ma quest’inverno resterò fedele alla mia fiammella di Pentecoste, e avrò un po’ di pace. Non permetterò che il fiato della gente la spenga. Credo in un mistero superiore che non fa morire nemmeno il croco. E anche se tu sei in Scozia e io sono nei Midlands e non posso stringerti tra le braccia e mettere le mie gambe intorno a te, di te ho ugualmente qualcosa. La mia anima batte dolcemente le ali con te nella fiammella della Pentecoste, ed è come la pace che si raggiunge scopando. Scopando, abbiamo messo al mondo una fiammella. E, scopando, il sole e la terra mettono al mondo i fiori. Ma è una cosa delicata, ci vuole pazienza, ci vuole una lunga pausa.

29 Settembre 1547 + 22 Aprile 1616 – Miguel de Cervantes y Saavedra

Il barone di Münchhausen, 1785 – Rudolph E. Raspe, Gottfried A. Burger

Il 30 settembre, quando la Facoltà di Medicina elegge i suoi rappresentanti annuali, riempii di gas il pallone e lo trasferii sulla cupola del palazzo, proprio mentre quei signori erano a tavola, occupa a banchettare lautamente. Assicurai la fionda intorno alla palla d’oro della cupola, legando l’altra estremità al pallone. Poi cominciai a salire ad un’altezza vertiginosa, traendomi dietro la Facoltà di Medicina al completo, e la trattenni lassù per più di tre mesi. Naturalmente voi vorrete sapere come

fece a nutrirsi quella gente per tutto quel tempo, e io vi risponderò che se li avessi tenuti per aria il doppio di quel tempo, riguardo a questo non avrebbero sofferto alcun danno, tanto era ricco – o, per dir meglio, opulento – il banchetto imbandito per quella solennità.

30 Settembre 1924 + 25 Agosto 1984 – Truman Capote, pseudonimo di Truman Streckfus Persons