GIUGNO – i giorni e le opere

Fontamara, 1930 – Ignazio Silone

Il primo di giugno dell’anno scorso Fontamara rimase per la prima volta senza illuminazione elettrica. Il due di  giugno, il tre di giugno, il quattro di giugno, Fontamara continuò a rimanere senza illuminazione elettrica. Così nei giorni seguenti e nei mesi seguenti, finché Fontamara si riabituò al regime del chiaro di luna. Per arrivare dal chiaro di luna alla luce elettrica, Fontamara aveva messo un centinaio di anni, attraverso l’olio di oliva e il petrolio. Per tornare dalla luce elettrica al chiaro di luna bastò una sera.

1 giugno 1972 – Ascanio Celestini

Confessioni di una maschera, 1949 – Yukio Mishima

Partii per il Villaggio di N il 2 giugno. Ormai all’arsenale lo stato di cose era diventato una

tale baraonda, che il menomo pretesto era sufficiente per ottenere una licenza. Il treno era sudicio e vuoto. Come mai, mi chiesi, se si eccettua quell’unica felice circostanza, tutti i miei ricordi di treni durante la guerra sono così penosi? Mentre viaggiavo verso il Villaggio di N, simultaneamente a ogni scossone della vettura subivo il tormento di un’ossessione patetica e puerile: ero risoluto a non ripartire senza aver baciato Sonoko. Il mio proposito, tuttavia, differiva da quel moto dell’animo colmo d’orgoglio che nasce quando lottiamo per attuare il nostro desiderio a dispetto della timidezza: avevo l`impressione di andar a rubare. Mi pareva di essere un pusillanime principiante nella carriera del malfattore, che il capobanda stesse costringendo a farsi ladro. La mia coscienza era pungolata dalla felicità di essere amato. O forse agognavo a qualche infelicità ancora più decisiva.

Il castello, 1926 (post.) – Franz Kafka

Fu il 3 giugno, a una festa della Società dei Pompieri, anche il Castello vi partecipava e aveva fatto dono di una pompa nuova. Sortini, che a quanto dicono si occupa della protezione contro gli incendi, o forse era lì in rappresentanza di un collega – gl’impiegati fungono spesso vicendevolmente da schermo, perciò è così difficile conoscere le attribuzioni dell’uno e dell’altro – doveva far la consegna della pompa. Naturalmente c’erano altri signori del Castello, impiegati e inservienti, e Sortini, secondo il suo carattere, se ne stava nello sfondo. È un signore piccolo, gracile, pensoso; tutti coloro che lo notavano erano colpiti dal suo modo di corrugare la fronte: le rughe – numerosissime benché egli non abbia certo più di quarant’anni – convergevano a ventaglio verso la radice del naso, non ho mai visto nulla di simile. Dunque, eravamo alla festa.

Il mastino dei Baskerville, 1901-1902 – Arthur Conan Doyle

Il 4 giugno Sir Charles aveva fatto sapere che intendeva recarsi a Londra il giorno seguente, e aveva dato ordine a Barrymore di preparargli il bagaglio. Quella sera uscì come il solito per la sua passeggiata, durante la quale aveva l’abitudine di fumare un sigaro. Ma non doveva più ritornare. A mezzanotte Barrymore, trovata la porta d’ingresso ancora aperta, si allarmò e dopo aver accesa una lanterna andò in cerca del proprio padrone. La giornata era stata piovosa e le impronte di Sir Charles vennero facilmente rintracciate giù per il Viale. A metà di questa passeggiata si apre un cancello che conduce fuori, sulla brughiera. Furono ritrovati indizi attestanti che Sir Charles aveva sostato per qualche attimo in quel punto. Aveva poi proseguito lungo il Viale, e precisamente all’estremità di questo il suo cadavere fu scoperto.

Un anno sull’altopiano, 1938 – Emilio Lussu

Il sole era già tramontato quando caddi, a nord di Stoccaredo, su un battaglione del 301° fanteria. Lo comandava un tenente colonnello, sulla cinquantina, che trovai all’aperto, seduto ad un tavolino improvvisa-to con rami d’albero, una bottiglia di cognac in mano. Egli mi accolse molto gentilmente e mi offrì un bicchierino di cognac.

«Molte grazie,» dissi, «non bevo liquori.»

«Non beve liquori?» mi chiese, preoccupato, il tenente colonnello.

Tirò dal taschino della giubba un taccuino e scrisse: «Conosciuto tenente astemio in liquori. 5 giugno 1916».

5 Giugno 1898 – 18 Agosto 1936 –  Federico García Lorca

I miserabili, 1862 – Victor Hugo

Nella giornata del 6 giugno era stato ordinato un rastrellamento delle fogne. Si temeva che diventassero il rifugio dei vinti, e il prefetto Gisquet dovette frugare la Parigi occulta mentre il generale Bugeaud spazzava la Parigi pubblica; duplice operazione connessa che esigeva una duplice strategia della forza pubblica, rappresentata in alto dall’esercito e in basso dalla polizia. Tre plotoni d’agenti e di fognaioli esplorarono l’intestino sotterraneo di Parigi, il primo sulla riva destra, il secondo sulla riva sinistra, il terzo nella Cite. Gli agenti erano armati di carabine, di mazze, di spade e di pugnali. Ciò che in quel momento si dirigeva su Jean Valjean era la lanterna della ronda della riva destra. Quella ronda aveva visitato la galleria curva e i tre cunicoli ciechi che si trovano sotto la rue du Cadran. Mentre essa faceva vagare il suo faro in fondo a quei vicoli ciechi, Jean Valjean aveva incontrato sul suo cammino l’ingresso della galleria, l’aveva riconosciuta più stretta del corridoio principale e non vi era penetrato. Era passato oltre.

6 Giugno 1606 + 1 Ottobre 1684 – Pierre Corneille
6 Giugno 1875 + 12 Agosto 1955 – Thomas Mann

Il gigante, 1988 – Paola Capriolo

7 giugno

l cielo è grigio. Una pioggia rada ma continua cade ormai da tre giorni, e non accenna a finire. La passeggiata nella brughiera mi appare già lontanissima, e così il senso di libertà che allora avevamo respirato. Il maltempo tiene Adele rinserrata nel nostro alloggio. A volte suona il pianoforte, ma neppure la musica sembra più darle una vera gioia. Forse perché non ha nessuno con cui dividerlo, questo suo amore si trascina stancamente, come certe antiche relazioni che solo l’abitudine impedisce ormai di troncare. Suona per noia, non per passione. Le note scorrono indifferenti sotto le sue dita, e paiono obbedire alle leggi di un meccanismo cieco, privo di scopo quanto la pioggia che batte sui vetri. […] Stamane, attraversando il cortile, ho guardato le finestre dei due quartieri, quello di destra e quello di sinistra, e non ho potuto fare a meno di pensare a mia moglie come alla seconda prigioniera di questo carcere.

7 Giugno 1927 + 28 Luglio 2017 – Enzo Bettiza

Il pianeta di Mr Sammler, 1970 – Saul Bellow

«[…] Mai una volta mi è saltato in mente di scoprire da dove veniva l’acqua di casa nostra. Si vede che c’è un pozzo. Te l’immagini! E abbiamo abitato qui fin da quando avevo dieci anni! L’8 giugno 1949. Io sono dei Gemelli. Il mughetto è il fiore del giorno della mia nascita. Lo sapevi che i mughetti sono molto velenosi? Facemmo il trasloco qui il giorno del mio compleanno. Niente festa. L’autotreno rimase incagliato fra i pali del cancello d’entrata proprio il giorno del trasloco. Ah, dunque non è acqua municipale – sono strabiliato.»

8 Giugno 1903 + 17 Dicembre 1987 – Marguerite Yourcenar

Vita nuova, 1292-1293 – Dante Alighieri

Io dico che, secondo l’usanza d`Arabia, l’anima sua nobilissima si partìo ne la prima ora del nono giorno del mese; e secondo l’usanza di Siria, ella si partio nel nono mese dell’anno, però che lo primo mese è ivi Tisirin primo, lo quale a noi è Ottobre; e secondo l`usanza nostra, ella si partìo in quello anno de la nostra indizione, cioè de li anni Domini, in cui lo perfetto numero nove volte era compiuto in quello centinaio nel quale in questo mondo ella fue posta, ed ella fue de li cristiani del terzodecimo centinaio. Perché questo numero fosse in tanto amico di lei, questa potrebbe essere una ragione: con ciò sia cosa che, secondo Tolomeo e secondo la cristiana veritade, nove siano li cieli che si muovono, e secondo comune oppinione astrologa, li detti cieli adoperino qua giuso secondo la loro abitudine insieme, questo numero fue amico di lei per dare ad intendere che ne la sua generazione tutti e nove li mobili cieli perfettissimamente s’aveano insieme.

9 Giugno 1898 + 19 Luglio 1957 – Curzio Malaparte

L’entrata in guerra, 1954 – Italo Calvino

Il 10 giugno del 1940 era una giornata nuvolosa. Erano tempi che non avevamo voglia di niente. Andammo alla spiaggia lo stesso, al mattino, io e un mio amico che si chiamava Jerry Ostero. Si sapeva che al pomeriggio avrebbe parlato Mussolini, ma non era chiaro se si sarebbe entrati in guerra o no. Ai bagni quasi tutti gli ombrelloni erano chiusi; passeggiammo sulla riva scambiandoci supposizioni e opinioni, con frasi lasciate a mezzo, e lunghe pause di silenzio. Venne un po’ di sole e andammo in moscone, noi due con una ragazza bionda-stra, dal lungo collo, che avrebbe dovuto flirtare con Ostero, ma che di fatto non flirtava. La ragazza era di sentimenti fascisti, e talvolta opponeva ai nostri discorsi un sussiego pigro, appena scandalizzato, come a opinioni che neanche valesse la pena confutare. […] Noi quel mattino in moscone continuammo a dire quanto sarebbe stato bello se non si entrava in guerra, in modo da restare tranquilli a fare i bagni.

I promessi sposi, 1827-1840 – Alessandro Manzoni

Tre giorni furono spesi in preparativi: l’undici di giugno, ch’era il giorno stabilito, la processione uscì, all’alba, dal duomo. Andava dinanzi una lunga schiera di popolo, donne la più parte, coperte il volto d’ampi zendali, molte scalze, e vestite di sacco. Venivan poi l’arti, precedute da’ loro gonfaloni, le confraternite, in abiti vari di forme e di colori; poi le fraterie, poi il clero secolare, ognuno con l`insegne del grado, e con una candela o un torcetto in mano.

11 Giugno 1910 + 25 Giugno 1997 – Jacques-Yves Cousteau

L’anno della morte di Ricardo Reis, 1984 – Josè Saramago

E ci sono carte da mettere via, queste pagine di versi, la più antica datata dodici di giugno

del millenovecentoquattordici, si avvicinava la guerra, quella grande, come dopo l’avrebbero

chiamata fintanto che non ne avessero fatta un’altra più grande, Maestro, sono placide tutte le ore che noi perdiamo se nel perderle, come in un vaso, mettiamo fiori, e poi concludeva, Ce ne andremo tranquilli dalla vita, senza neppure il rimorso di aver vissuto. Non è così, di seguito, che sono scritti, ogni riga porta in sé il suo verso obbediente, ma è in questa maniera, continui, loro e noi, senz’altra pausa che quella del respiro e del canto, che li leggiamo […].

12 Giugno 1906 + 21 Gennaio 1977 – Sandro Penna

Guerra e pace, 1867-1869 – Lev Tolstoj

Il conte Bennigsen, latifondista della provincia di Vilno, propose di organizzare la festa nella sua casa fuori  città e fu fissato il 13 giugno per il pranzo, il ballo, la passeggiata in barca e i fuochi d’artificio a Zakreta, come appunto era denominata la residenza di campagna del conte Bennigsen. Lo stesso giorno in cui Napoleone aveva ordinato di passare il Niemen, e le sue avanguardie, respinti i cosacchi, avevano varcato la frontiera russa, Alessandro trascorreva la serata offerto dagli aiutanti generali. Fu una lieta, brillantissima festa; gli intenditori affermavano che di rado si era vista una siffatta accolita di belle donne. Fra le altre signore russe che avevano seguito l’imperatore fino a Vilno, al ballo c’era la contessa Bezuchova, che con la sua pesante bellezza (cosiddetta russa), oscurava le raffinate dame di Polonia. Essa fu notata e l’imperatore la degnò di un ballo.

13 Giugno 1865 + 28 Gennaio 1939 – William Butler Yeats

In fondo al lago, 1943 – Raymond Chandler

Lui spinse indietro la poltroncina per aprire il cassetto della scrivania. Ne trasse un foglio piegato e me lo porse. Lo spiegai e vidi che era un telegramma spedito da El Paso il 14 giugno alle 9 e 19 antimeridiane. Era indirizzato a Derace Kingsley, 965 Carson Drive, Beverly Hills e diceva:

Varco frontiera per ottenere divorzio messicano stop sposerò Chris stop buona fortuna e addio – Crystal

Lo deposi sulla scrivania accanto a me, mentre Kingsley mi porgeva una istantanea grande e nitidissima su carta lucida, che raffigurava un uomo e una donna seduti sulla sabbia sotto un ombrellone. Lui era in mutandine da bagno e la donna portava un costume bianco molto ardito. Era bionda, snella, giovane e ben fatta. Sorrideva.

14 Giugno 1940 – Francesco Guccini

Il labirinto oscuro, 1947 – Lawrence Durrell

All’inizio di giugno del 1947 una piccola comitiva di turisti rimase prigioniera del labirinto di Cefalù, allora di  recente scoperta, nell’isola di Creta. Il gruppo era penetrato nel dedalo di grotte e gallerie sotto la direzione di una guida fornita da un’agenzia turistica con l’intenzione di esplorare la cosiddetta “città fra le rocce”, la cui scoperta al principio dell’anno precedente era stata il coronamento della lunga carriera archeologica di sir Juan Axelos. [. . .]

Il Times colse l’occasione per porre una volta di più l’accento sulla brillante scoperta da parte di Axelos di un labirinto la cui esistenza era stata ritenuta per così lungo tempo soltanto un mito. Le parole “labirinto” e “minotauro” apparvero sul Daily Mirror nel cruciverba del 15 del mese.

15 Giugno 1775 + 5 Gennaio 1821 – Carlo Porta

Ulisse, 1922 – James Joyce

Così giovedì sedici di giugno, seppellito Patk. Dignam, per colpo apoplettico e dopo gran siccità, Dio piacendo, piovve, un battelliere giunto per via d’acqua da circa cinquanta miglia di distanza con un carico di torba diceva che il seme non buttava, la terra era sitibonda, di brutto colore e putiva fieramente, anche i paduli e le lande. Difficile tirare il fiato e i polloni giovani tutti consunti senza una goccia per tanto tempo che nessuno aveva memoria d’una simile mancanza. I boccioli color di rosa tutti abbruniti e aggrumati e sulle colline niente altro che giunchi e ramoscelli secchi pronti ad accendersi al primo foco. A tutti dicevano che, per quel che ne giudicavano, il grande vento del febbraio d`or è un anno che sconvolse la contrada in modo sì miserevole era piccola cosa appetto a questa siccità. Ma grado a grado, come sopra detto, questa sera dopo il calar del sole, tirando il vento da ponente, nuvole rigonfie grandicce furon viste in cielo sul far della notte e gli strologhi a studiarle e qualche lampo riflesso prima e quindi, dopo le ore dieci un gran colpo con tuono prolungato e in un batter di baleno via tutti a scapicollo al coperto per l’acquazzone furibondo, gli uomini facendo riparo ai cappelli di paglia con stracci o fazzoletti, le femmine saltellando con le gonne tirate su appena venne il rovescio.

1 Novembre 1921 + 16 Giugno 2008 – Mario Rigoni Stern

L’amante di Lady Chatterley, 1928 – David Herbert Lawrence

Sul vassoio della colazione c’era una lettera di Hilda. «Papà va a Londra questa settimana, e io passerò a prenderti giovedì a otto, il 17 giugno. Fatti trovare pronta così potremo partire subito. Non voglio sprecare tempo a Wragby, è un posto orribile. Proba-bilmente passerò la notte a Redford dai Coleman, perciò dovrei essere da te per il pranzo di giovedì. Potremmo poi partire all’ora del tè e forse dormire a Grantham. È inutile passare una serata con Clifford. Se gli dà fastidio che tu parta, non gli farebbe piacere.» Ah, così! Ancora una volta la spingevano di qua e di là sulla scacchiera come una pedina.

I vagabondi del Dharma, 1958 – Jack Kerouac

Era la mattina del 18 giugno 1956. Ero sceso a dire addio a Christine e l’avevo ringraziata di tutto e m’ero incamminato lungo la strada. Lei mi salutò con la mano dal cortile erboso. «Come sarà triste qui adesso che tutti se ne sono andati e senza più grandi splendide feste ogni weekend. » S’era veramente goduta tutto quello che era successo. Eccola lì ritta a piedi nudi nel cortile, con la piccola Prajna pure scalza, mentre io m’allontanavo lungo il pascolo dei cavalli. Ebbi un facile viaggio a nord, come se i migliori auguri che Japhy mi aveva fatto di arrivare alla mia montagna e da serbare in eterno, mi accompagnassero. Sulla 101 ottenni subito un passaggio da un insegnante di scienze sociali, originario di Boston, che aveva fatto il cantante a Capo Cod ed era svenuto proprio il giorno prima al matrimonio di un amico suo perché aveva digiunato.

18 Giugno 1552 + 14 Ottobre 1638 – Gabriello Chiabrera

L’aristocratico, 1928 – Ernst Weiss

In quel momento, di quell’indimenticabile giorno di giugno, il 19 giugno 1913, ho superato il punto massimo del mio fortissimo senso della vita, e comincia così, cosa naturale eppure tanto difficile da sopportare, il passaggio ai tempi della Morte. Mi ribello, combatto. Ma non ho detto già quando ho domato Cyrus che il combattere lo rende indifeso? È mai possibile? Eppure è così.

19 Giugno 1623 + 19 Agosto 1662 – Blaise Pascal

Il Piacere, 1889 – Gabriele D’Annunzio La mattina del 20 giugno, lunedì, alle dieci, incominciò la pubblica vendita delle tappez-zerie e dei mobili appartenuti a S.E. il Ministro plenipotenziario del Guatemala. Era una mattina ardente. Già l’estate fiammeg-giava su Roma. Per la via Nazionale correva-no su e giù, di continuo, i tramways, tirati da cavalli che portavano certi strani cappucci bianchi contro il sole. Lunghe file di carri carichi ingombravano la linea delle rotaie. Nella luce cruda, tra le mura coperte d’avvisi multicolori come d`una lebbra, gli squilli delle cornette si mescevano allo schiocco delle fruste, agli urli dei carrettieri. Andrea, prima di risolversi a varcare la soglia di quella casa, vagò pe’ marciapiedi, alla ventura, lungo tempo, provando una orribile stanchezza, una stanchezza così vacua e disperata che quasi pareva un bisogno fisico di morire.

La montagna incantata, 1924 – Thomas Mann

«No, questa è una buffonata! D`inverno i giorni crescono e quando giunge il più lungo, il 21 di giugno, principio dell’estate, tornano a decrescere e si va verso inverno. Tu la chiami una cosa naturale, ma se per una volta si prescinde dal fatto che essa è naturale, allora, pensandoci, si può provare per un attimo un senso di terrore, e sentire il bisogno convulso di aggrapparsi a qualche cosa. È come se un qualsiasi Eulenspiegel avesse disposto le cose in modo che precisamente al principio dell’inverno cominciasse la primavera, e al principio dell’estate, in realtà, l’autunno… Ci si raggira, caro mio, ci si attira in un giro vizioso con la prospettiva di qualcosa che torna ad essere

solstizio, cioè punto di ritorno… punto di ritorno in cerchio. Poiché il circolo non consiste che di punti di ritorno estesi all’infinito, la curva è incommensurabile, non v’è durata di direzione e l’eternità non è un “avanti dritto” sibbene una “giostra eterna”.»

21 Giugno 1935 + 24 Settembre 2004 – Françoise Sagan

Congo, 1980 – Michael Crichton

La mattina del 22 giugno fu grigia e nebbiosa. Peter Elliot si svegliò alle sei e vide il campo già in attività. Munro girava intorno al perimetro, con gli abiti inzuppati sino al petto dalle foglie umide. Accolse Elliot con un’occhiata di trionfo e puntò il dito verso terra. C’erano orme fresche. Erano corte e profonde, di forma quasi triangolare e con un notevole spazio tra l’alluce e le altre quattro dita -largo quanto quello che c’è tra il pollice e le dita umane. «Sicuramente non umane,» disse Elliot chinandosi per vederle più da vicino. Munro non disse niente. «Una specie di primate, senza dubbio.» Munro non disse niente. «Ma non può essere un gorilla,» concluse Elliot raddrizzandosi. La comunica-zione video ricevuta la sera prima aveva rafforzato in lui la convinzione che i gorilla non c’entrassero. I gorilla non uccidevano i loro simili come era stata uccisa la madre di Amy. «Non può essere un gorilla,» ripeté.

22 Giugno 1898 + 25 Settembre 1970 – Erich Maria Remarque

Il pendolo di Foucault, 1988 – Umberto Eco

In quel momento, alle quattro del pomeriggio del 23 giugno, il Pendolo smorzava la propria velocità a un’estremità del piano d’oscillazio-ne, per ricadere indolente verso il centro, acquistar velocità a metà del suo percorso, sciabolare confidente nell’occulto quadrato delle forze che ne segnava il destino. Se fossi rimasto a lungo, resistente al passare delle ore, a fissare quella testa d’uccello, quell’apice di lancia, quel cimiero rovesciato, mentre disegnava nel vuoto le proprie diagonali, sfiorando i punti opposti della sua astigmatica circonferenza, sarei stato vittima di un’illusione fabulatoria, perché il Pendolo mi avrebbe fatto credere che il piano di oscillazione avesse compiuto una completa rotazione, tornando al punto di partenza, in trentadue ore, descrivendo un’ellisse appiattita – l’ellisse ruotando intorno al proprio centro con una velocità angolare uniforme, proporzionale al seno della latitudine. Come avrebbe ruotato se il punto fosse stato fissato al sommo della cupola del Tempio di Salomone? Forse i Cavalieri avevano provato anche laggiù. Forse il calcolo, il significato finale, non sarebbe cambiato. Forse la chiesa abbaziale di Saint-Martin-des Champs era il vero Tempio.

23 Giugno 1946 – Gherardo Colombo

La califfa, 1964 – Alberto Bevilacqua

Il ventiquattro di giugno vedeva sorgere un’alba strana sulle case vecchie della città. […] Silenzio fino a mezzogiorno, persino sulle osterie. Sembravano borgate di morti. Ma dietro le facciate impenetrabili, non era la morte, bensì l’attesa di un momento di vita vera, sfrenata, libera; perché la gente cercava di dormire qualche ora in più per essere più sveglia la notte quando, con il primo buio, le porte si spalancavano, le strade si illuminavano a giorno e la gente correva fuori, nelle strade, nei campi, sugli argini, verso le colline. Sull`erba si mangiava, si beveva, ed era l’amore per se stesso quello che imponeva l’ebbrezza comune, libero da distinzioni, da pudori, dalle oscure radici dell’intimità e dell’egoismo. Era una follia antica, che s’interrompeva allorché dai campanili arrivava il suono della mezzanotte. Sotto la luna, allora, e sull’erba già umida, la folla ammutoliva […]

Finché uno, il primo, non si alzava dal suo posto e dal suo cibo, alzando le braccia e avvicinandosi al volto le mani tremanti; si copriva la faccia con le mani, accarezzandosi sulla pelle il velo sottile della rugiada e gridava: «La manna! La manna!…»

24 Giugno 1789 + 31 Gennaio 1854 – Silvio Pellico

Il mistero di Marie Roget, 1842 – Edgar Allan Poe

Il lunedì si apprese che Marie non si era mai presentata dalla zia in Rue des Drômes. Quando poi la giornata trascorse senza sue notizie, si cominciò a cercare, certo tardivamente, in diversi punti della città. Ma dovettero trascorrere quattro giorni dalla scomparsa prima che cominciassero a emergere dati concreti. Il 25 giugno, un mercoledì, un certo Monsieur Beauvais che insieme a un amico stava cercando la ragazza scomparsa nei pressi della Barrière du Roule, lungo la Senna davanti alla Rue Pavée Saint-André, venne a sapere che alcuni pescatori avevano appena tratto a riva un cadavere visto galleggiare nel fiume. Appena Beauvais vide quel corpo lo riconobbe, però con qualche esitazione, per quello dell’ex commessa della profumeria.

25 Giugno 1943 – Roberto Vecchioni
25 Giugno 1852 – 10 Giugno 1926 – Antoni Gaudí

Senso, 1883 – Camillo Boito

Una mattina calda, affannosa, il 26 del giugno, capitarono le prime notizie di una battaglia orribile: l’Austria era disfatta, diecimila morti, ventimila feriti, le bandiere perdute, Verona ancora nostra, ma vicina a cedere, come le altre fortezze, all’impeto infernale degli Italiani. Mio marito era in villa, e doveva starci una settimana. Suonai con furia; la cameriera non veniva; tornai a suonare; si presentò all’uscio il domestico.

«Dormite tutti? maledetti poltroni. Fammi venire subito il cocchiere, ma subito, intendi?»

Qualche minuto dopo entrò Giacomo sbigottito, abbottonandosi la livrea.

«Da qui a Verona quante miglia ci sono?»

27 Maggio 1923 + 26 Giugno 1967 – Lorenzo Milani

Maigret e l’osteria dei due soldi, 1932 – Georges Simenon

Un tramonto straordinario. Nelle sonnolenti strade della “rive gauche” s’infila un sole quasi sciropposo dai visi, dai mille rumori della strada traspare la gioia di vivere. In giorni come questi l’esistenza sembra meno monotona e i passanti, i tram, gli autobus paiono muoversi come in un incantesimo. Era il 27 giugno. Quando Maigret giunse all’entrata della Santé, la sentinella guardava intenerita un gattino bianco che giocava col cane del lattaio. Sì, vi sono giorni nei quali anche il selciato emette suoni più profondi. I passi di Maigret sollevarono infatti una lunga eco nell’immenso cortile.

27 Giugno 1895  + 2 Settembre 1985 – Anna Banti pseudonimo di Lucia Lopresti

Bel-Ami, 1885 – Guy De Maupassant

Quando fu sul marciapiede, rimase per un attimo immobile incerto sul da farsi. Era il 28 di giugno, e gli restavano in tasca solo tre franchi e quaranta per tirare avanti fino alla fine del mese. Il che significava due pranzi senza colazione, o due colazioni senza pranzo, a scelta. Dato che i pasti del mattino costavano ventidue soldi rispetto ai trenta di quelli della sera, pensò che limitandosi ai primi gli sarebbe avanzato un franco e venti centesimi, la qual cosa significava altri due spuntini a base di pane e salame, più due boccali di birra sul boulevard. Ch’era poi tutta la spesa e tutto il piacere delle sue notti; e s’avviò lungo rue Notre-Dame de Lorette. […] Era una di quelle serate estive in cui manca l’aria, a Parigi. La città, calda come un forno, pareva sudare nella notte afosa.

28 Giugno 1867 + 10 Dicembre 1936 – Luigi Pirandello

I conquistatori, 1928 – André Malraux

29 giugno. Saigon

Città desolata, deserta, provinciale: con lunghi viali e rettifili dove  l’erba sotto enormi alberi tropicali … La corsa non finisce mai. Finalmente arriviamo in un quartiere cinese pieno d’insegne dorate dai bei caratteri neri, di piccole banche, di agenzie d’ogni sorta. Davanti a me, al centro di un largo viale ricoperto d’erba, folleggia un trenino a scartamento ridotto. 37, 35, 33, … alt! Ci fermiamo davanti a una casa simile a tutte le altre del quartiere: un “compartimento”. Agenzia imprecisata. Attorno alla porta placche di ditte commerciali cantonesi poco conosciute. Nell’interno, dietro a sportelli polverosi e cadenti, sonnecchiano due impiegati cinesi: cadaverico l’uno, vestito di bianco, obeso l`altro, color terracotta, nudo fino alla cintola. Al muro oleografie di Sciangai: ragazze con la frangetta diligentemente incollata sulla fronte, mostri, paesaggi. Davanti a me tre biciclette ammucchiate. Mi trovo in casa del presidente del Kuomintang della Cocincina.

29 Giugno 1798 + 14 Giugno 1837 – Giacomo Leopardi

II treno russo, 1987 – Anna Maria Ortese

Verso le sei, benché fossimo al 30 giugno, era già notte, e il boato continuo del tuono si mescolava al frastuono sotterraneo del treno. Consumate in qualche stazione delle bevande color rosa, contenute in bicchieri di cartone, tutti, contadini e soldati, cominciarono a dormire. Io non avevo più con me nessuna provvista, e cominciai a desiderare in maniera spasmodica dell’acqua. Più tardi desiderai del caffè, più tardi ancora del cognac. Poi desiderai una coperta, perché il freddo era intenso, ma per tutta la sera e la notte e poi la mattinata seguente non ebbi mai né acqua, né caffè, né una coperta, ne alcun altro conforto, salvo quello che dirò ora. Avevo trascorso tutta la notte in un angolo del sedile di legno, circondata da soldati giovani e trasandati che dormivano uno sulle ginocchia dell’altro, sfiniti dal sonno. Intorno al treno c’era stata, tutta notte, una nuvola rossa, che non sapevo a che cosa attribuire: elettricità, riverbero della tempesta, scintille?

30 Giugno 1928 + 13 Luglio 2006 – Stanislao Nievo