Troppa grazia Sant’Antonio!

Ricordo che a gennaio durante la messa della festa di Sant’Antonio Abate al Molè del Forno, tra le preghiere dei fedeli ci fu la richiesta della pioggia, dopo mesi di siccità. Il Santo ci ha messo un po’ ad esaudirla, ma poi non passa giorno che non piova e anche “Sëŋ Medal” minaccia i suoi quaranta giorni “anvàl”, cioè con clima simile! Gli allevatori aspettano uno spiraglio per poter fienare … se continua così ci toccherà dire “Troppa grazia, Sant’Antonio!”

Il maltempo non dovrebbe condizionare la festa del Molè a Forno. La borgata si raggiunge anche in auto o con un breve tragitto a piedi. La forte partecipazione alla festa di Sant’Antonio Abate a gennaio fa ben sperare per quella dedicata a Sant’Antonio da Padova a giugno. Se il primo protegge gli animali in genere, il secondo sarà importante per chi sale agli alpeggi e per chi ancora trae frutto dalla campagna. A Forno non vorranno far torto a nessuno dei due santi, che campeggiano in par condicio sulla facciata della chiesa ottocentesca e domenica 11 giugno saliranno numerosi alla cappella di borgata Molè, dove alle 10 sarà celebrata la Santa Messa seguita dal tradizionale incanto con prodotti offerti dai borghigiani; le offerte serviranno ai restauri e alla manutenzione della storica cappella. Priore uscente Elio Guglielmino, priore entrante Michele Versino, sottopriore Giancarlo Ostorero. Al termine dell’incanto lafesta proseguirà con il pranzo presso il ristorante Rocciavrè di Forno.

La pioggia potrebbe invece rovinare la festa di Sant’Antonio da Padova al Col Bione, che a metà giugno apre la stagione delle feste estive e montane. Il clima incerto e piovoso, ben diverso da quello estivo e asciutto dell’anno scorso, rischia di ridurre la partecipazione. Al Col Bione domenica 11 giugno qualche problema anche per trovare un sacerdote che dica Messa, ci sarebbe comunque quella delle 11,30 all’Indiritto. Anche la presenza degli alpini per preparare il “rancio” e rifocillare i partecipanti sembra condizionata dal tempo che farà. Consoliamoci con le immagini della festa dell’anno scorso, soleggiata e molto partecipata.

Festa del Col Bione 2022 – ScuolaGuido YouTube

Come è nato il detto “Troppa grazia, Sant’Antonio!”

Come spesso capita per questi detti popolari, l’origine è controversa, varia e colorata di leggenda e di un po’ di umorismo.

La versione più seria: Quando Antonio fu canonizzato, venne letto l’infinito elenco di fatti divini che avevano caratterizzato la sua vita, motivo per cui la folla festante cominciò a dire, scherzosamente: «Troppa grazia, sant’Antonio».

La versione più diffusa, ma con molte varianti: Un contadino di bassa statura comprò / ottenne in regalo  un cavallo/ un mulo. Dopo aver provato inutilmente a salire in groppa, su consiglio di un prete, invocò il Santo e balzò in groppa con grande – troppo slancio … finendo per cadere dall’altra parte dell’animale e pronunciando la famosa frase.

Una versione siciliana è riferita a Sant’Antonio Abate:  Sull’origine del detto dialettale “Troppa ‘razzia Sant’Antoniu” si tramanda per iscritto un aneddoto secondo il quale in un centro siciliano, ma non si specifica quale, la siccità si protrasse più del solito e, per implorare la pioggia, si indisse una novena a Sant’Antonio Abate. Non sortendo la novena alcun effetto, i contadini per punizione rinchiusero, come avevano fatto altre volte, il simulacro del Santo nello sgabuzzino della stessa chiesa. Ma al secondo giorno di prigionia si scatenò un temporale con lampi e tuoni così forti e frequenti da indurre subito i devoti a rimettere il santo sull’altare maggiore. Seguì l’offerta e l’accensione di ceri di ringraziamento per la concessione della pioggia. Nonostante tutto il temporale non cessò, anzi si trasformò in diluvio. A questo punto i devoti dovettero pregare Sant’Antonio affinché facesse cessare la pioggia che, oltre ad avere inondato i campi, minacciava di allagare le loro abitazioni. Il racconto non riporta se la pioggia cessò.

A Firenze il detto viene riferito ad un altro Sant’Antonio: Si chiamava Antonio Pierozzi, fondò il Convento di San Marco e l’Associazione dei Bonomini di San Martino, successivamente diventò vescovo di Firenze intorno alla metà del XII secolo. Per via della sua corporatura esile e minuta viene spesso ricordato come ‘Sant’Antonino”. Riceveva nella sua abitazione di Via dello Studio al numero 11, come ancora oggi ricorda una lapide con la sua effige, e chi aveva bisogno andava da lui per chiedere consigli più o meno spirituali, aiuti e grazie. Proprio per questo era soprannominato anche ‘Antonio dei consigli’. Un giorno si recò da lui un certo Dante Petti con la moglie Marietta. Il problema per il quale si rivolsero a ‘Sant’Antonino’ era che non riuscivano ad avere un figlio. Si recarono diverse volte dal Vescovo ed ad un certo punto lui li informò che il tanto atteso figlio stava per arrivare. Dopo poco, in effetti, Marietta si accorse di essere incinta e con grande gioia festeggiarono l’arrivo di quel figlio tanto desiderato. Festeggiarono poi l’arrivo anche del secondo, del terzo, del quarto, del quinto e persino del sesto! Fu forse a quel punto che Dante, felice ma preoccupato per la tante bocche da sfamare pronunciò la famosa frase “Troppa grazia Sant’Antonio”.

Vescovo di Firenze, per via della sua corporatura esile e minuta viene spesso ricordato come ‘Sant’Antonino”. Riceveva nella sua abitazione di Via dello Studio al numero 11, come ancora oggi ricorda una lapide con la sua effige, e chi aveva bisogno andava da lui per chiedere consigli più o meno spirituali, aiuti e grazie.

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