Quando le fiamme del Cinema Statuto lambirono Tele Bergé

L’articolo su Tele Bergé, come avevo auspicato, ha stuzzicato la memoria di chi c’era e consente di aggiungere qualche particolare e di scoprire che purtroppo quell’esperienza allegra e goliardica è stata toccata anche dalla tragedia.

Nel 1982, mentre si stava preparando il ritorno in grande stile di Tele Bergé con l’aggiunta di un carro allegorico, durante le tante serate di discussione  e preparazione, il gruppo compose “Sangon moon, ma coch a cèntru i muń“, che divenne il tormentone dell’emittente.  In sintonia con lo spirito goliardico del gruppo la canzone nacque tra la saletta del Caffè Commercio e la “grotta” del Rocciavré di Forno, con Gian Piero che strimpellava la chitarra e l’apporto “poetico” non solo di Claudio Ruffino, ma anche dei vari Beppe Grosso, Gigi Gobbo, Franco Tortasso e … compagnia cantante.  

La famiglia del Bergé per il Carnevale giavenese del 1983

L’anno seguente, anche con i nuovi bergé Antonella Grossi e Franco Tortasso, proseguì l’esperienza di “Tele Bergé” e quando si discusse su una nuova sigla Gian Piero Pallard propose un motivo che aveva composto con il suo caro amico Sergio Marzullo e prese forma “Viva il Carlevé”, destinata a diventare la fortunata sigla di “Tele Bergé”. Gian Piero pensò quindi di invitare l’amico Sergio, che non era mai venuto a Giaveno, a partecipare al momento culminante del carnevale giavenese, con la sfilata dei carri allegorici e il polentone dei 5000 la domenica 13  febbraio. Quel giorno si scatenò un’abbondantissima nevicata, diversi carri allegorici non riuscirono neppure a raggiungere Giaveno. Ma un destino peggiore era in agguato per Sergio e la fidanzata Paola. Vista l’impraticabilità delle strade scelsero di restare a Torino e di andare a vedere un film, in via Cibrario, al Cinema Statuto. Non ne uscirono vivi. Morirono soffocati con altre 62 persone dalle esalazioni di ossido di carbonio e acido cianidrico prodotte dalla combustione del poliuretano espanso delle poltrone, dal rivestimento plastico delle lampade e dai tendaggi alle pareti. Vittime della più grande strage verificatasi a Torino nel dopoguerra.

Una scena dei primi soccorsi. L’elenco delle vittime

Come fa dire Manzoni a Don Abbondio nei “Promessi sposi”, anche le tragedie hanno risvolti positivi. Ci fu una revisione completa della normativa italiana in materia di sicurezza contro gli incendi nei locali pubblici e, in particolare nei cinematografi: “Riuscimmo ad accertare la verità dei fatti in maniera sicura, ma soprattutto riuscimmo a sviluppare una nuova cultura della sicurezza nei luoghi pubblici», affermò dopo trent’anni Gian Carlo Caselli, all’epoca dei fatti giudice istruttore nel procedimento d’inchiesta.

Raccapricciante è il pensare che quella bara collettiva era stata ristrutturata tre mesi prima ed era in regola con tutti i certificati di sicurezza richiesti allora. Persino la circostanza della chiusura della maggior parte delle uscite d’emergenza non violava la normativa del 1983, la quale prescriveva, in modo generico, che queste fossero «apribili» senza tuttavia specificare come e da chi. Anche una porta chiusa a chiave si poteva considerare “apribile”, bastava avere la chiave!

Sergio Marzullo con la fidanzata Paola, periti nell’incendio del Cinema Statuto il 13 febbraio 1983.

L’amicizia e la tragedia nel ricordo di Gian Piero Pallard:

Sergio Marzullo era un mio compagno di scuola amico incontrato alle superiori all’Agnelli. Appassionati di musica e chitarra abbiamo passato molte ore insieme a suonare e a comporre alcune canzoni. Una di queste era “Ho visto la Madonna” un pezzo divertente (non dissacrante o offensivo) che parlava di un ipotetico incontro con Maria al volante di una Fiat 126. In una serata con il gruppo del carnevale, ho usato questa base per il pezzo di “Viva Il Carlevé”.

Chiamai Sergio la settimana prima del 13 febbraio per invitarlo a Giaveno a sentire questa versione della sua musica e sarebbe venuto se non fosse nevicato abbondantemente. Di conseguenza andò al cinema Statuto con Paola e lì persero la vita entrambi. Bella persona, ottima famiglia … un vuoto incolmabile”.

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