Odisseo – Ulisse, da Omero a Dante

L’anno scorso il GIORNO DI DANTE, 25 marzo, proclamato dal Parlamento nel 2020, è stato celebrato con clamore, in occasione dei 700 anni dalla morte. Questo sito gli ha dedicato tre articoli.

Quest’anno rischia di passare in silenzio, ma grazie alla professoressa Patrizia Truffa troverà almeno qui ampio spazio, con un articolo tratto dal suo corso sui MILLE VOLTI DI ULISSE, tenuto presso l’Unitre di Giaveno. È un Ulisse che non viaggia per mare, ma nel tempo, arrivando per ora fino a Dante, che lo condanna e rispetta allo stesso tempo. Un Ulisse multiforme come le letture che le varie epoche hanno dato del suo personaggio, caricandolo di valori e simboli, che l’approfondita analisi dell’autrice ci aiuterà a svelare e capire.

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Odissea di Omero

Poema di 12.110 esametri (diviso in 24 libri) • Scritto nella Ionia intorno al IX-VIII secolo a.C. ma trasmesso nella forma orale fino al III a.C. da aedi e rapsodi.

• Forse lo stesso Omero era un aedo, un cantore di testi orali preesistenti a lui.

• L’Odissea è uno dei nòstoi (“ritorni”), i poemi greci del ciclo epico che descrivevano il ritorno degli eroi achei in patria dopo la distruzione di Troia. • L’Odissea narra:

sia le avventure dell’eroe greco Odisseo (o Ulisse, alla latina) durante il suo lungo viaggio di ritorno (nòstos) verso la sua patria Itaca, dopo la distruzione di Troia, ostacolato dal dio del mare Poseidone,

sia il suo arrivo ad Itaca, dove deve difendere la propria famiglia e il proprio trono dalle pretese dei Proci (procus vuol dire pretendente).

• Nell’Odissea domina il concetto di viaggio come insidia, quell’inquietante “odissea” decennale che da Troia, dopo la distruzione della città, riportò l’eroe in patria, nella petrosa Itaca.

• Non appena si allontana dalla via maestra Odisseo viene di continuo minacciato dall’incubo di non poter mai più toccare le sponde natie.

• I pericoli sono ovunque:

• tra i Lotofagi mangiatori di loto, la pianta che fa dimenticare il ritorno;

• tra i giganteschi Ciclopi che non conoscono leggi né ospitalità;

• tra i Lestrigoni antropofagi; •nell’isola di Eea dove abita Circe, la maga che trasforma gli uomini in porci; • tra le Sirene che assicurano la conoscenza assoluta a chi ascolta il loro dolcissimo canto;

• a Ogigia, dove Calipso lo trattiene con la promessa dell’immortalità e dell’eterna giovinezza.

• Per i Greci era bene esplorare, era bene conoscere popoli diversi e confrontarsi con l’altro da sé, ma senza perdere di vista il ritorno a casa.

• Il viaggio per i Greci non era un divertimento fine a se stesso, né pura soddisfazione di un’esigenza di conoscenza o di miglioramento intellettuale.

ULISSE, il protagonista dell’Odissea

Odisseo, forse non molto alto, ma dal fisico atletico, con i capelli biondi e la carnagione olivastra, viene descritto di bell’aspetto e quindi, secondo la mentalità greca, anche virtuoso e buono.

Re di Itaca, figlio di Laerte e Anticléa, marito di Penelope e padre di Telemaco. Il nonno Autòlico era figlio di Ermes, dio dalla mente multiforme.

• Ulisse è famoso per aver compiuto imprese memorabili attraverso soprattutto due doti:

l’astuzia

• l’abilità oratoria

• Al contrario di Achille, che agisce dominato dagli istinti primordiali (l’ira), Ulisse è dotato di intelligenza pratica, ma sa anche convincere con parole “dolci come il miele”, cioè con fine arte retorica.

Nell’Iliade Ulisse è il fedele collaboratore di Agamennone e degli altri eroi, guerriero prode, sagace e scaltro, ma è un valoroso tra altri valorosi.

Nell’Odissea è il protagonista:

• non usa armi, se non all’inizio del poema per difendersi dai Ciconi e alla fine della storia per sconfiggere i Proci;

• usa intelligenza, genialità, forza fisica e coraggio, senso pratico e arte di navigare;

• è animato da sincera nostalgia della patria e della famiglia;

• è teso a escogitare vie di scampo, anche per sfuggire alle conseguenze della curiosità di conoscere, positiva, ma non priva di rischi per sé e per i suoi compagni (otre dei venti, buoi del Sole, Polifemo);

• verso i suoi compagni sa mostrarsi un amico dotato di maggiore esperienza, che impartisce ordini perché è necessario, ma sa dispensare consigli e incoraggiare, toglierli dai guai e piangere con loro e per loro quando vengono uccisi;

• non teme di mostrarsi nella sua umanità e di piangere (Calipso, Telemaco, cane Argo);

• riesce a mantenere la sua identità anche quando è costretto a rinnegarla o camuffarla; il coraggio dell’eroe quando è circondato dal mistero, dalla magia, dall’orrore dei mostri; l’orgoglio della sua stirpe quando si rivela a Polifemo; e quando infine si spoglia degli abiti da mendicante e appare nella sua regalità ai Proci;

• rispetto agli eroi dell’Iliade, Ulisse è più autonomo, sa riflettere e scegliere, ma gli dei influenzano ancora la sua vita (Atena lo protegge, Poseidone lo ostacola, Eolo, Ermes…);

• tornato a Itaca, con l’aiuto del figlio Telemaco uccide i Proci, pretendenti della fedele moglie Penelope e, paternamente amorevole con i servi fedeli, punisce severamente gl’infedeli.

ULISSE dopo l’Odissea

•I poemi ciclici, successivi a quelli di Omero, arricchirono di nuovi episodi la partecipazione dell’eroe alla guerra troiana, tra cui il rapimento del Palladio (statua di Pallade Atena) e l’impresa del cavallo troiano. •Così avvenne che si accentuò il motivo della intelligenza e prontezza di Ulisse, fino a farla diventare astuzia e inganno. Per questo in alcuni poeti e tragediografi greci si nota una certa avversione per lui.

•I filosofi stoici lo considerarono invece come il modello perfetto del saggio.

•Nel III a.C. il primo poema epico tradotto in latino fu proprio l’Odissea.

•Da un lato i latini apprezzavano la duttilità di Ulisse, la sua capacità oratoria e ammiravano i modelli greci, però…

•quando Virgilio dovette scegliere un eroe scelse Enea, più rappresentativo della virtus romana, della fedeltà alla patria, agli dei, del coraggio in battaglia, meno individualista di Ulisse.

•Nel mondo latino, rispetto ad Ulisse, possiamo distinguere due posizioni:

  • quella che lo celebra in quanto modello da imitare, come l’esempio del saggio stoico che sa resistere alle tentazioni e che è pronto a dare la vita e a sopportare ogni dolore in nome della conoscenza. Questa è l’opinione di Cicerone e di Seneca: di Orazio nell’Ars poetica.
  • quella che inserisce Ulisse in un contesto satirico o parodico: le avventure di Ulisse forniscono solo lo spunto per effettuare una dissacrante parodia che punta a divertire e non a educare il lettore. Così si esprime Orazio nel II libro delle Satire e Petronio nel romanzo Satyricon.

ULISSE nei primi scrittori cristiani

•Molti autori cristiani delle origini (tre essi Sant’Ambrogio) offrono di Ulisse un’immagine positiva, interpretandolo allegoricamente.

•Il mare viene usato come metafora della vita seminata di tempeste sulla quale l’uomo è imbarcato fino al raggiungimento del porto finale… perciò l’Ulisse navigatore viene citato come annunciatore della «vera religione».

•Ulisse è il saggio dotato di ragione, la raffigurazione morale del cristiano che nessun vizio può piegare definitivamente.

•Ma è anche figura anticipatrice di Cristo: i ciclopi e altri mostri a cui Ulisse sa resistere sono immagini del diavolo; Ulisse legato all’albero della nave che passa incolume davanti alle Sirene precorre Cristo attaccato alla croce…

Biografia essenziale di Dante Alighieri

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