Dante in Francia; passando dalla Val Susa?

Dopo gli articoli sul suo contributo alla creazione della lingua italiana

25 marzo, il giorno di Dante

Dante, per modo di dire

concludo la trilogia dedicata a Dante Alighieri riportandomi in un ambito più locale. Dante ha parlato pochissimo della sua vita privata e della sua famiglia (mai citata nelle sue opere la moglie Gemma Donati, che pure gli ha dato tre o forse quattro figli) e gli spostamenti durante l’esilio sono stati faticosamente ricostruiti a prezzo anche di congetture. Un evento controverso è il suo presunto viaggio in Francia, con soggiorno a Parigi. Il saggio “Sul viaggio di Dante a Parigi“, di Mirco Manuguerra porta argomenti convincenti a sostegno della veridicità del viaggio, che colloca attorno al 1313.

Dante è stato a Parigi

Si parte dal fatto che il Poeta dimostra di avere precise conoscenze della terra francese, e di Parigi in particolare, e che il viaggio è ricordato da autori del tempo. Molto più arduo datarlo e ricostruirne l’itinerario.

Giovanni Boccaccio (1313-1375) studioso e ammiratore di Dante nella biografia che ne ha scritto (G. BOCCACCIO, De origine, vita, studiis et moribus viri clarissimi Dantis Aligerii florentini, poetae illustris, et de operibus compositis ab eodem, altrimenti noto come Vita di Dante o, più modernamente e secondo una definizione dello stesso Autore, Trattatello in laude di Dante, edizione a cura di L. Sasso, Milano, Garzanti, 1995) dice testualmente:

“ Ma poi che egli vide da ogni parte chiudersi la via alla tornata, e di dì in dì più divenire vana la sua speranza, non solamente Toscana, ma tutta Italia abbandonata, passati i monti che quella dividono dalla provincia di Gallia, come poté, se n’andò a Parigi e quivi ad udire filosofia naturale e teologia si diede. […] e già vicino alla sua vecchiezza, non gli parve grave l’andarne a Parigi, dove non dopo molta dimora con tanta gloria di sé, disputando più volte, mostrò l’altezza del suo ingegno che ancora narrandosi se ne maravigliano gli uditori. E di tanti e si fatti studii non ingiustamente meritò altissimi titoli; però che alcuni lo chiamarono sempre poeta, altri filosofo, e molti teologo, mentre visse”.

Anche Giovanni Villani, cronista contemporaneo dell’Alighieri, afferma che Dante insieme alla “parte bianca fu cacciato e sbandito da Firenze, e andossene allo studio di Bologna, e poi a Parigi”. Chi avanza dubbi sul viaggio, che non ha documentazione diretta, rileva che non ne parlano Pietro e Jacopo, figli e primi commentatori di Dante, e un altro cronista del tempo, il Sacchetti. Ma nella  Commedia vi sono precisi riferimenti a Parigi, in un passo cruciale il Poeta ricorda Sigieri di Brabante (Par X 136-138): “Essa è la luce etterna di Sigieri, che, leggendo nel Vico de li Strami, silogizzò invidiosi veri”. Riferimento topografico preciso e corretto sull’ubicazione dello studio di Sigieri. Dante dimostra familiarità con la prassi delle scuole parigine nel passo del Paradiso (XXIV 46-51) in cui, nell’attesa di essere esaminato da San Pietro, paragona il proprio stato d’animo a quello del baccelliere che si appresta ad essere interrogato dal suo maestro: “ Si come il baccellier s’arma e non parla / Fin che ‘l maestro la question propone, / per approvarla, non per terminarla / così m’armava io d’ogne ragione”.

Un ulteriore riferimento parigino lo troviamo nella prima corona dei Sapienti (Par X 97-99; 133-136): la gran terna composta da San Tommaso (al centro), Alberto Magno (a destra) e Sigieri di Brabante (a sinistra), tutti maestri della Sorbona, è stata intesa come una glorificazione di quella scuola. Vi sono ancora riferimenti a Parigi in Pg. XI 81 (Oderisi da Gubbio e i miniatori parigini) e in Pd. XIX 118-120 (rivolta popolare contro Filippo il Bello a Parigi).

L’Università parigina della Sorbona in una stampa d’epoca

L’itinerario

Se i riferimenti a Parigi sono quattro,sul resto della Francia vi sono solo due accenni:  If. IX 122 (Sepolcri di Arles) e Pd. VI 60 (fiume Rodano). Dante dovrebbe aver attraversato la Provenza (in Pg. XXVI 140-147 esprime tutta la sua ammirazione per Arnaut Daniel, poeta provenzale), passando quindi per il Monginevro.

Ma un altro passo apre diverse prospettive. In Pg. III 49-51 dice con riferimento alla ripidezza della montagna del Purgatorio: “Tra Lerice e Turbìa, la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole ed aperta”. Il riferimento più probabile è quello della fascia del Muzzerone, dove si trova l’omonimo Orrido, posta tra Portovenere e le vigne di Tramonti. In ogni caso, si tratta di un’indicazione che suggerisce un viaggio  compiuto per mare. Fin dove? Gli estremi citati sono Lerici e Turbìa, cioè La Turbie, località dell’entroterra provenzale. Le ragioni di questa scelta sono senza dubbio da ricercare nel Trofeo delle Alpi, l’imponente tempio dedicatorio in onore di Ottaviano Augusto, pacificatore della regione, elevato nel 6 a.C. in occasione dell’istituzione della Provincia delle Alpi Marittime a perenne segnacolo del limite che correva tra ciò che era Gallia e ciò che era invece territorio italico. Dante poté vederlo dal mare, oppure fu oggetto di un suo pellegrinaggio, nel qual caso si deve pensare che abbia preferito sbarcare entro Ventimiglia.

Quindi è molto poco probabile che Dante sia passato a Susa sotto l’arco di Augusto, imperatore che molto ammirava, e poi da uno dei colli valsusini per andare in Francia.

Quando Dante afferma che le pareti rocciose, che vedete qui di fianco, rispetto a quelle della montagna del Purgatorio sono una “scala agevole ed aperta” si affida chiaramente a un’iperbole per sottolineare la difficoltà dell’ascesa soprattutto spirituale, attraverso il Purgatorio, al Paradiso e a Dio.

Quando torneremo liberamente viaggiare, per una vacanza sospesi tra cielo e mare, tra Portovenere e le CInque Terre, in una delle zone più belle del “Bel Paese”, vi segnalo l’Agriturismo “Il nettare“, dove la famiglia Serrato, nostra conterranea, vi darà un’accoglienza dolce come il miele che produce.

Foto tratta dal sito https://www.wbguides.com/muzzerone-vie-di-piu-tiri-vista-mare/

La Turbie e il Trofeo delle Alpi dell’imperatore romano Cesare Ottaviano Augusto

Cosa ne pensi?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.