L’altr’anno il Covid quest’anno il vento e la siccità contro i falò dell’emancipazione valdese.

Nel 1848 non c’erano i social, non c’era Internet, non c’era neanche la corrente elettrica, ma la notizia che da Torino arrivò a Pinerolo il 17 febbraio era troppo importante e bella per diffondersi al passo lento del montanaro. Una catena luminosa di falò cominciò a risalire di borgata in borgata le valli Chisone, Pellice, Germanasca. Portavano le libertà civili, finalmente concesse dal Re di Sardegna Carlo Alberto con le Lettere Patenti, che anticipavano di poco lo Statuto, la costituzione che avrebbe ufficialmente concesso il 4 marzo.  Da allora, nelle valli valdesi del Piemonte, il 17 febbraio ha assunto il carattere di festa civile e non solo  religiosa: da un lato i cortei e i falò notturni – in memoria di come la notizia delle libertà concesse si propagò di valle in valle – dall’altro i culti celebrati nei diversi templi. L’anno scorso il covid ha bloccato molte celebrazioni e i cortei. Pochi falò, nei paesi piccoli come Rorà o senza pubblico, come a Pomaretto, col falò visibile solo in streaming. Trasferito a Bricherasio quello di Pinerolo. Quest’anno le celebrazioni religiose non hanno avuto troppi vincoli, i falò sono stati in gran parte bloccati dal clima ventoso e dalla siccità che li trasformano in potenziali focolai incendiari. Il falò più grande è stato organizzato a Saluzzo.

Il falò di Saluzzo, organizzato in uno spazio circoscritto per evitare qualsiasi pericolo d’incendio. Foto di Omar Perona

Per capire quanto sia sentita la festa, bisogna risalire alla condizione dei valdesi prima del 1848. Rientrati col “Glorioso Rimpatrio” del  1689 nelle valli Pellice e Germanasca, lì erano di fatto tollerati e rinchiusi, privi dei diritti civili. Un volume edito nel 1922 ricostruisce la situazione, in un’ottica di parte, ma è innegabile la discriminazione che accomunava Ebrei e Valdesi, supportata dal clima della Restaurazione.

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La riconquista gloriosa delle sue Valli, nel 1689, dopo il grande esilio, e la protezione diplomatica delle Nazioni Protestanti della Lega del 1690 hanno strappato al Duca di Savoia l’Editto di reintegrazione del 1694; ma pure, alla vigilia del 1848, quando tutta Italia invoca dai Sovrani le libertà costituzionali, le Valli Valdesi ancor fremono sotto il giogo di una legislazione speciale, restrittiva dei diritti civili e religiosi. Ancor vigono in esse gli Editti dell’intolleranza antica, raccolti e ordinati dal Duca Vittorio Amedeo ll, nel l73O; e, per quanto ripugnino allo spirito dei tempi nuovi, tanto che, per pudore politico, si rifugge dal farli di pubblica ragione, nessuno di essi è stato abrogato; tutti sovrastano minacciosi sul capo degli eretici, e un per uno possono essere richiamati in vigore dall’Autorità, che tiene in pugno sì formidabile arme. E di vero, i Valdesi son contenuti per legge negli stretti confini delle loro anguste Valli, fuor delle quali, senza concessione speciale, non hanno diritto di possedere né di risiedere; ed anche in quelle non partecipano se non restrittivamente alla vita pubblica, i cui uffici principali sono affidati a cattolici. Negli stessi loro comuni, possono far parte dell’Amministrazione, ma in minoranza e col sindaco cattolico, sia pure illetterato e di nessun conto. Esclusi dall’esercizio delle professioni liberali, tranne pochissime non richiedenti studi all’Università, da cui sono pur anco esclusi, e da esercitarsi fra i correligionari; esclusi dai gradi superiori dell`esercito, per quanto tenuti in concetto di valorosi soldati; esclusi dai traffici e dai commerci regolari colle altre parti del Regno. All’incontro, vincolato a templi e luoghi determinati l’esercizio del proprio culto e proibita la libera predicazione religiosa; obbligatoria l’osservanza delle feste ecclesiastiche e favorito con arti ed inganni il proselitismo cattolico. Il quale non rifugge dai mezzi più iniqui: ratti di minorenni, offerte di sussidi ed impieghi a poveri, promesse di avanzamento a militari, diminuzioni od esenzioni di pene a carcerati. La Giustizia amministrata con parzialità. Ecco, in breve, lo stato effettivo in cui ancora trovansi i Valdesi, alla vigilia della loro Emancipazione.

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