Dal nuovo museo un invito a ripercorrere i sentieri della Resistenza in Val Sangone

All’inizio c’era la “Sala della Gloria” nella stanza del Municipio di Coazze ora sede della polizia municipale. Era stata allestita nel 1965 dopo che l’amministrazione del sindaco Leo Giorcelli aveva trasferito il Municipio dal vecchio edificio settecentesco di Viale Italia nel Palazzo del Conte, ora intitolato a Giorcelli. Era una quadreria con le pareti tappezzate di fotografie, manifesti e documenti. Donazioni e freschi ricordi delle centinaia di partigiani attivi in val Sangone nella lotta di Liberazione nel biennio 1943 – 1945.

Nel 1999 questi cimeli trovarono una più consona collocazione nell’Ecomuseo di Viale Italia, con dei pannelli in convivenza con altri aspetti della storia sociale ed economica coazzese: un rustico telaio, arnesi da minatore, attrezzi agricoli.

La sezione dedicata alla Resistenza nell’ecomuseo allestito nel 1999 al piano terra dell’ex Municipio, oggi in parte occupato dall’ufficio turistico.

Col riallestimento inaugurato il 25 aprile del 2013, alla presenza di Giovanni Ostorero uno degli ultimi partigiani viventi della valle, alla Resistenza vennero dedicate due sale, soprattutto espositive. Con fotografie, documenti, oggetti di guerra e del vivere quotidiano dei partigiani appesi alle griglie delle pareti.

Sabato 19 febbraio 2022 – Dopo una breve cerimonia all’aperto con l’esecuzione degli inni da parte della banda comunale, si è proceduto al taglio del nastro della nuova sede del museo e alla benedizione ad opera del parroco Don Vladimiro Robak. Il resto della cerimonia si è tenuto nell’affollato salone del primo piano.

Il taglio del nastro: accanto al sindaco Paolo Allais l’on. Daniela Ruffino e Jacopo Suppo, vicepresidente della Città Metropolitana di Torino e il sindaco di Condove. Accanto i sindaci e i rappresentanti degli altri comuni e il parroco di Coazze. (fotografia di Remo Caffaro)

L’allestimento inaugurato oggi, 19 febbraio 2022, occupa l’ex laboratorio del suolo, al primo piano, di fianco al salone. L’impostazione scenografica si deve ad Ezio Giaj col supporto grafico di Remo Caffaro. Con il professor Roberto Mortara e la dottoressa Alessandra Maritano abbiamo impostato una presentazione didascalica della vicenda resistenziale. Sviluppata su pannelli cronologici, con equilibrata presenza di descrizioni, fotografie e approfondimenti biografici. Grazie al lavoro di raccolta e catalogazione di Federico Elia e Andrea Mortara e all’abbondante materiale prodotto da studiosi e tesisti nel corso degli anni avevamo una ricchezza di documenti e immagini su cui basare l’esposizione. La scelta narrativa è stata dettata anche dal pubblico cui si rivolge il museo. A quasi ottant’anni dagli avvenimenti i testimoni sono ormai pochissimi, i programmi scolastici non approfondiscono molto. Il museo non deve essere il ricordo del passato, ma la presentazione documentata a chi, dagli scolari agli adulti, ha avuto la fortuna di non vivere i drammatici eventi della guerra e della Resistenza, ma proprio per questo deve conoscerli, perché, come ha ricordato Bruno Segre, eccezionale ospite d’onore di 103 anni, il problema non è l’indifferenza, ma l’ignoranza.

Bruno Segre in un momento del suo apprezzato intervento, in cui ha anche ricordato di essere venuto per alcuni anni in gioventù in villeggiatura a Coazze. (Fotografia di Remo Caffaro)
L’avvocato Bruno Segre mentre visita il museo. (Fotografia di Remo Caffaro)

 Ad integrazione del percorso cronologico viene approfondito il tema della resistenza disarmata. Donne, madri, spose colpite da lutti e violenze; sacerdoti e civili chiamati a mediare a curare a sopravvivere, a nascondere e a proteggere, rischiando ogni giorno la casa e la vita. Deportati e internati nei lager nazisti che hanno scelto di soffrire e a volte morire per non entrare nell’esercito nazifascista. L’ultimo settore è dedicato alla memoria, ai monumenti che ricordano i caduti e alle visite illustri che li hanno onorati: tre presidenti della Repubblica (Scalfaro, Napolitano e Mattarella), ministri e ambasciatori esteri. Nelle teche tanti cimeli e documenti, accanto ai pannelli la divisa del comandante Nicoletta, quadri e ritratti e un’interessante riflessione complessiva, sul fenomeno resistenziale e sulla specificità della Val Sangone, dello storico Gianni Oliva, di origini coazzesi.

All’ingresso i visitatori sono accolti da due figure fortemente simboliche, Sergio De Vitis morto nel raid alla polveriera di Sangano il 26 giugno del 1944, lo stesso giorno in cui Eugenio Fassino veniva ferito e catturato ad Avigliana. De Vitis ha dato il nome alla 43° Divisione Autonoma che raggruppava le formazioni partigiane della Val Sangone sotto la guida di Giulio Nicoletta. Accanto a lui abbiamo collocato Reginalda Santacroce, maestra elementare a Forno, staffetta instancabile e perseguitata, simbolo di tutte le donne che hanno sofferto e lottato accanto ai partigiani combattenti. Davanti a loro una planimetria del territorio evidenzia luoghi, eventi e monumenti significativi. Vi sono indicati i sentieri partigiani, quelli individuati da tempo, quelli nuovi e di collegamento con le altre vallate. Perché il museo non deve essere un punto di arrivo, ma di partenza. Per salire sulle nostre montagne, gustare i nostri paesaggi, incontrare borgate, baite, alpeggi che sono state teatro di angoscia e scontri mortali, che ora ospitano alacri margari, rifugi alpini, esperti albergatori. Percorrendo un sentiero tra i rododendri fioriti col sottofondo dei campanacci e dei belato delle mucche e delle capre che ci danno il cëvriń, non pensiamo solo alla polenta fumante che ci attende, ma ricordiamoci le parole mai troppo ripetute di Piero Calamandrei e siamo consapevoli che anche queste montagne, dove hanno combattuto e sono morti partigiani e civili, uomini armati e donne innocenti, sono state la culla della nostra Costituzione, dei nostri diritti, della nostra libertà.

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.” Piero CalamandreI

Pieghevole di presentazione del nuovo allestimento del Museo della Resistenza, con orari e informazioni.
Gruppi e scolaresche possono prenotare le visite guidate.

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