“La vië d’Sëń Giàcu” – un cammino fatto di stelle

La Via Lattea nel patuà francoprovenzale di Coazze è detta “la vië d’Sëń Giàcu”, la strada di San Giacomo. Questa galassia (dal lat. tardo “galaxĭa”, dal gr. “galaxías”, derivato di “gála –aktos” latte, perché secondo il mito ebbe origine dal latte della dea Giunone) si sviluppa da sud-est a nord-ovest sullo stesso asse del “Cammino di Santiago” (Jago è Giacomo in spagnolo). Un itinerario di pellegrinaggio che da tutta Europa arrivava al Passo di Roncisvalle, nei Pirenei, e poi proseguiva ad ovest lungo la costa cantabrica, seguendo la direzione della Via Lattea, fino in Galizia, al Santuario di Santiago di Compostela (“campus stellae”). Ancora una stella nella tradizione di San Giacomo, le cui reliquie, giunte fortunosamente in Spagna dopo il martirio del 44 d.C. in Palestina, vennero miracolosamente rinvenute nell’830 in un campo dal vescovo Teodimiro di Iria, guidato da una stella. Turpino, biografo di Carlo Magno, attribuisce al re dei Franchi la riconquista di gran parte della Spagna, la liberazione del sepolcro del Santo e la sicurezza delle strade che conducevano a Compostella: la via di Santiago. Turpino, che alcuni identificano con l’arcivescovo Turpino di Reims del seguito di Carlo Magno, è uno scrittore non ben identificato autore del “Libro della spedizione [carolingia]e della conversione di Spagna e Galizia”. L’importanza di Carlo Magno in tale impresa si enfatizzò quando se ne promosse la canonizzazione. Il sepolcro dell’Apostolo era da secoli sconosciuto e abbandonato quando Giacomo, apparendo a Carlo gli dà precise indicazioni per ritrovarlo in Galizia, lo conforta a liberarlo dagl’infedeli rendendo sicure le strade che vi conducono in modo che tutte le genti confluiscano da ogni parte del mondo e vi trovino perdono e salvezza. L’imperatore pone mano alla spedizione, la porta a compimento e fonda la Cattedrale di Santiago. Nel sogno Giacomo appare all’Imperatore e gli addita la Via Lattea: un cammino fatto di stelle e una missione: ristabilire il rapporto interrotto da Oriente a Occidente, unificare il mondo cristiano restaurando sulla terra quella strada che è tracciata nel cielo: «Dopo di te – dice l’Apostolo – tutti i popoli peregrinando da mare a mare andranno là a chiedere perdono a Dio delle colpe, canteranno le sue lodi e ammireranno le virtù e i miracoli e ciò sarà dai giorni del tuo regno fino alla fine del mondo».

Dalle varie parti d’Europa i pellegrini convergono sul Passo di Roncisvalle nei Pirenei e poi proseguono verso la Cattedrale di Santiago di Compostela.
La Cattedrale di Santiago de Compostela, meta di milioni di pellegrini. Foto di Bartolomeo Vanzetti.
L’inquinamento luminoso rende quasi impossibile contemplare il cielo stellato da un centro abitato. Bravissima Ivana Motto che salendo al rifugio Selleries, in Val Chisone, la notte del 17 agosto è riuscita a fotografare un cielo stellato dove si vede molto bene la traccia della Via Lattea, la “vië d’Sëń Giàcu” dei coazzesi. Foto pubblicata sul sito la mia fotografia.

La profezia, dopo anni di minor interesse, si sta avverando, centinaia di migliaia di pellegrini raggiungono il Santuario galiziano ogni anno. Solo il Covid li ha rallentati, nel 2020 i pellegrini certificati sono stati poco più di 50.000, mentre l’anno prima erano stati 354.000. Nel 2021 i pellegrinaggi, nonostante le restrizioni e la minor capienza degli ostelli, sono ripresi. A luglio 2021 i pellegrini sono stati 34.000, in gran parte spagnoli, ma al secondo posto c’erano gli italiani, 1234. Un video su youtube racconta in modo animato l’andamento dei pellegrinaggi negli ultimi quindici anni. Sul sito https://www.camminosantiagodecompostela.it/ si trovano tutte le statistiche, ma soprattutto informazioni e consigli per chi volesse cimentarsi nel cammino, senza doversi affidare alla traccia, bella ma vaga, del fiume di stelle della “vië d’Sëń Giàcu”.

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