Il “ringraziamento” dei 40 ostaggi di Trana

Negli Stati Uniti il Giorno  del Ringraziamento (Thanksgiving Day) è una festa molto sentita, in ricordo del primo raccolto dei Padri Pellegrini. Venne stabilita da Abramo Lincoln nel 1863 e cade l’ultimo giovedì di novembre, facendo un’ecatombe di tacchini.

Trana celebra il suo giorno del ringraziamento la prima domenica di luglio, ma l’episodio che l’ha generato è ormai lontano nel tempo e nella memoria.

È un’alba tragica quella del 27 giugno 1944 per Trana. I nazifascisti per riprendersi i 13 compagni fatti prigionieri da De Vitis durante l’assalto alla Polveriera, invece di salire in montagna ad affrontare i partigiani, rastrellano 40 innocenti tranesi destinati alla fucilazione sul greto del Sangone se non verranno rilasciati i prigionieri. La rappresaglia sulla popolazione inerme è una tecnica collaudata, indegna dell’onore militare, ma proficua perché da un lato evita fatica e perdite in combattimento e dall’altro mette in crisi il rapporto tra i partigiani e la popolazione. Il medico condotto e il parroco di Trana, Don Giuseppe Gianoglio, tramite il podestà di Giaveno Zanolli, contattano  il comandante Nicoletta e Don Carlo Busso, viceparroco di Giaveno, scende a Torino con un biglietto in cui si sintetizza la trattativa e si decide la sorte di decine di persone.  Il comandante capitano Funk legge la proposta dei partigiani: «Condizioni: 40 ostaggi di Trana in libertà da parte tedesca, più Eugenio Fassino e Colla Celeste. – D. Busso» e sostanzialmente la accetta. Ha solo difficoltà a rintracciare Fassino:
« Noi daremo liberi i quaranta hostaggi di Trana più un rebelle, nostro prisonero contro i nostri 13 Soldati. Per Fassino no possiamo, perque non in nostre mani. Risposta fino ore 17,30. Funk capitano».

Nel pomeriggio avviene l’incontro tra il comandante tedesco operante a Trana e il capo partigiano della Val Sangone,  Giulio Nicoletta, su terreno neutro, tra il Santuario e S. Bernardino, alla presenza di Don Carlo Busso e Don Ettore Gaia, come intermediari.
La reciproca diffidenza rende difficile stabilire le modalità dello scambio. Ma alla fine prevale il buon senso e verso le 20,30 (si era ottenuta una proroga) i prigionieri tedeschi, vestiti in abiti civili, vengono portati da un camion sulla piazza di Trana, e i 40 ostaggi sono finalmente liberi. Restavano da trovare i tre partigiani che Nicoletta aveva ottenuto di poter riavere. Titano Fumato li rintraccia a Torino. Fassino è gravemente ferito e lo trova ricoverato alla Molinette, ma deve intervenire il professor Usseglio, che lavora ancora nell’ospedale, per convincerlo che non si tratta di un tranello ma di uno scambio. Fassino viene ricoverato nell’Ospedale di Giaveno, in una stanza nascosta da un voluminoso frigorifero e poi sale al Trucco per la convalescenza.

I 40 ostaggi liberati si sono ritrovati l’anno dopo per ringraziare la Madonna.

Nelle tremende ore dell’attesa i tranesi, che non ignoravano quanto avvenuto pochi mesi prima a Cumiana, si erano rivolti alla Madonna della Stella, che dal suo  Santuario dallo snello campanile, che vigila sull’ingresso alla Val Sangone, aveva steso la sua materna protezione sugli ostaggi e le loro famiglie angosciate. L’anno dopo, il 29 giugno 1945, a guerra finita, gli ostaggi liberati si sono trovati al Santuario, lasciando come ex voto il foglietto della trattativa e le loro firme riconoscenti. Stabilendo che a ricordo di questo fatto, ogni anno, alla prima domenica di luglio, si sarebbe fatta una solenne giornata di ringraziamento, chiamata “Festa della riconoscenza”.

Foto d’epoca del santuario di Nostra Signora della Stella, una storia dettagliata e documentata del Santuario nel sito 3confini.
Il biglietto conservato nel Santuario, con la proposta dei partigiani e la risposta del capitano tedesco Funk.
Eugenio Fassino, convalescente al Trucco.
L’ex voto con le firme degli ex ostaggi di fianco alla morte, che ha il volto del nazismo. L’incubo si scioglie nell’abbraccio dell’ostaggio liberato, ricongiunto alla moglie e al figlio.

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