Tre giorni per morire: Stefano Nicoletti, da Orbassano alla Polveriera di Sangano.

Stefano Maria Nicoletti, tenente dell’esercito di Salò, comandava il presidio di Orbassano. Il 22 giugno 1944 si aggregò ai partigiani e il 26 giugno morì accanto a Sergio De Vitis, ucciso dai tedeschi per riprendere la Polveriera di Sangano.

Maria, la sorella di Sergio De Vitis, ha parole di ammirazione per lo sfortunato Stefano: “Sergio morì con sei Partigiani e un settimo, Nicoletti Stefano, che fu Partigiano per soli tre giorni, ma morì da eroe, altri furono fatti prigionieri (tra cui Tremendo). Nicoletti Stefano era Tenente dell’Esercito che aveva aderito alla Repubblica di Salò ed era il terrore di Orbassano, che presidiava con il suo distaccamento. Colpito dal fatto che nessuno della popolazione, neppure dietro lauto compenso, tradisse Sergio (sulla sua testa era stata messa una taglia) e che, piuttosto di tradirlo era disposto a sopportare carcere, persecuzioni e soprusi di ogni genere, volle conoscerlo. Tramite il Cappellano dei Partigiani nonché Vice-Parroco di Orbassano, Don Ettore Gaia, Nicoletti incontrò Sergio, discusse con lui e si convinse di essere nell’ errore; lo raggiunse in montagna e tre giorni dopo morì. Morì con la testa appoggiata ai piedi di Sergio. I Tedeschi lasciarono i corpi insepolti per tre giorni, poi diedero ordine di andarli a prendere per seppellirli nella fossa comune. Quando seppero che uno di loro era Sergio ordinarono di seppellirlo in una fossa propria e mandarono il drappo tricolore per avvolgerlo.”

Sangano – Commemorazione di Sergio De Vitis e dei Caduti della Polveriera

26 giugno 1944: l’offensiva partigiana e l’assalto alla Polveriera

Giugno 1944: Roma città aperta, gli Alleati sbarcati in Normandia. La Germania sulla difensiva. I partigiani delle nostre valli, riorganizzatisi dopo il tremendo rastrellamento di maggio, pensano di poter passare all’offensiva e organizzano un attacco coordinato ai punti nevralgici delle rispettive zone: la «Felice Cima» punterà su Rivoli per occupare il presidio del Castello e controllare la linea ferroviaria; la «Carlo Carli» attaccherà il dinamitificio Nobel-Allemandi di Avigliana; la «Walter Fontan» bloccherà la ferrovia a monte di Bussoleno; la formazione di Sergio De Vitis occuperà la polveriera di Sangano; gli altri uomini della Brigata Autonoma Val Sangone, guidati da Giulio Nicoletta, si disporranno nelle retrovie, fra Avigliana e Trana, pronti all’intervento in caso di necessità.  La data fissata è il 26 giugno. I primi a muoversi, sono gli uomini di Sergio De Vitis che riescono ad occupare la polveriera di Sangano dopo mezz’ora di combattimento, a svuotarla di uomini e materiali e a minarla. L’azione ha esito diverso in valle dì Susa a Rivoli e ad Avigliana, dove Fassino viene respinto al dinamitificio Nobel-Allemandi e catturato ferito, mentre un treno carico di truppe arriva in stazione. La notizia che truppe tedesche stanno affluendo in Val Susa induce il comandante Nicoletta sulla difensiva mentre alla polveriera di Sangano si consuma il dramma. Alle 14.00 giunge da Bruino una lunga colonna di autocarri e autoblinde: due o trecento uomini, per la maggior parte tedeschi: avvertito dell’attacco alla polveriera da un soldato del locale presidio che rientrava da una licenza, il colonnello Von Klass ha fatto affluire le truppe dai comandi di Airasca e Torino. Il combattimento dura sino al pomeriggio inoltrato. Sparando con tre mitragliatrici piazzate nei punti strategici, gli uomini di De Vitis non si ritirano, per evitare che i tedeschi possano salire troppo presto a Giaveno e prendere gli altri alle spalle, e riescono a bloccare a lungo i tedeschi. Solo verso le 17,00 De Vitis ordina la ritirata verso le Prese di Piossasco.  Mentre il comandante rimane di retroguardia, il grosso della formazione riesce a sganciarsi attraverso la cresta della collina. Quando la pattuglia di De Vitis lascia la polveriera viene intercettata dai tedeschi.  Lo scontro, quasi a corpo a corpo, è furioso: il primo a cadere è Giovanni Impiombato, colpito in fronte; poi Sergio De Vitis, raggiunto da una raffica di mitraglia; quindi, uno dopo l’altro, il tenente Stefano Maria Nicoletti, Mario Bertucci, Massimo Depetris, Giuseppe Vottero, Bruno Bottino, Pantaleone Mongelli. Teresio Gallo «Tremendo», partigiano di Orbassano, catturato vivo sarà inviato in un campo di concentramento in Germania; i due avieri Giancarlo Bressi e Arrigo Craveìa, che avevano disertato pochi giorni prima dalla base di Airasca, vengono riportati al loro reparto e fucilati; Eugenio Masiero, sfuggito alla cattura ma ferito, cade qualche ora più tardi alle porte di Orbassano.  L’unico a salvarsi è Luciano Vettore, che riesce miracolosamente ad uscire dall’accerchiamento. In pochi minuti la formazione ha perso dodici uomini, tra cui il comandante.

Commemorazione
Stefano Maria NICOLETTI 1921-1944

Stefano Maria Nicoletti, nato il 3 giugno 1921 a San Pietro in Guarano (Cosenza), diplomato insegnante elementare, iscritto a Lingue all’Università Orientale di Napoli, prestò servizio militare a Bologna e a Pola in Croazia, allora italiana. Dopo l’8 settembre 1943 fu deportato dai nazisti in un lager in Germania. L’11 novembre 1943 tornò in Italia per far parte dell’esercito della Repubblica sociale di Salò. Nella primavera del 1944 fu comandante del presidio di Orbassano. Scontento di come tedeschi e fascisti si comportavano con la popolazione civile si avvicinò al movimento partigiano della Val Sangone dopo aver ritrovato, dai tempi di Bologna, il comandante Giulio Nicoletta, calabrese di Crotone e suo amico. L’incontro con Nicoletta e successivamente con il comandante Sergio De Vitis di Frossasco ma abruzzese d’origine, lo indussero a disertare l’esercito della RSI con altri suoi commilitoni. In questo “passaggio” fu aiutato e presentato a De Vitis dal vice parroco di Orbassano don Ettore Gaia, definito in seguito “cappellano dei partigiani”. Il 17 giugno 1944 lasciò Orbassano per la Val Sangone. Il 22 giugno raggiunse con altri suoi compagni De Vitis in montagna. Scrisse nel suo diario Maria De Vitis, sorella di Sergio:” Nicoletti fu partigiano solo per tre giorni, ma morì da eroe”. Il 26 giugno il tenente Nicoletti cadde infatti ucciso dai tedeschi nel corso dell’assalto dei partigiani alla polveriera di Sangano. Con lui lo stesso De Vitis e altri cinque partigiani. Il nome di Nicoletti è scolpito nella pietra del cippo collocato sul Sentiero De Vitis a Sangano. Sul tenente Nicoletti ha scritto un’ampia e documentata biografia Igino Iuliano, storico locale di San Pietro in Guarano. (Ricerca di Ezio Marchisio – ANPI Piossasco)

Polveriera di Sangano: il cippo che ricorda i Caduti
Polveriera di Sangano: la lapide con i nomi dei Caduti
Commemorazione

Sulla vicenda della Polveriera di Sangano un’ampia ricerca degli alunni del Pascal, classe 4 H a.s. 2007-08, coordinati dalla professoressa Silvia Ajmerito.

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