Sulle tracce di Calderini, Ada Giacone scopre il cortile coazzese del suo quadro

Nel 2001, in occasione del centenario del Taccuino di Coazze di Luigi Pirandello, come Comitato “Pirandello a Coazze” abbiamo pensato di raccogliere in un album le vedute di Coazze coeve alla sua visita. Tra queste Silvio Montiferrari aveva trovato alcuni quadri del pittore Marco Calderini, utili per integrare le poche fotografie di quell’epoca lontana.  Una delle opere più belle era il quadro intitolato “Case del ‘500 a Coazze – Alpi Cozie”, datato 1883. Appartenente ad una collezione privata lo abbiamo proposto nell’Album di Coazze  grazie alla riproduzione gentilmente concessa dal prof. Piergiorgio Dragone e dall’Edizione Banca CRT-Cassa di Risparmio di Torino di Pittori dell’Ottocento in Piemonte, Torino, 2000. Ci siamo scervellati per capire quale casa il pittore aveva riprodotto, trovando un cortile simile, ma non uguale, fra le vecchie case della borgata Freinetto, di fianco alla chiesetta di San Rocco.

Album di Coazze, a cura del Comitato Pirandello a Coazze, Edizioni Enterprise, 2001
Ada Giacone col marito Ferdinando

Su questa ipotesi Silvio Montiferrari aveva redatto questa didascalia:

“I pittori del tardo Ottocento ci hanno lasciato un’immagine indimenticabile del paesaggio piemontese. Tra questi troviamo Marco Calderini (Torino 1850-1941), allievo e biografo di Antonio Fontanesi, che si distingue dal maestro per uno stile più limpido e pacato. Giovane, ma già affermato pittore, frequentava la Val Sangone, passeggiando tra le borgate ed i monti di Coazze armato di tele e pennelli. Le sue opere, qui riprodotte, sono vedute della nostra valle che risalgono agli anni in cui il paesaggio della Val Sangone incantò anche Luigi Pirandello. In questo libro, che è un omaggio al fascino di Coazze e delle sue montagne e allo scrittore siciliano che seppe ritrarne con la penna scorci e suggestioni, meritano quindi una breve rassegna anche le opere di Marco Calderini, che in anni analoghi ha intinto il suo pennello nella luminosità del paesaggio coazzese, rendendocelo con stile limpidamente naturalista. Il quadro qui riprodotto evidenzia tipici elementi dell’architettura montana tradizionale, con ampi ballatoi in legno e colonne rotonde in pietra scalpellata. Nella veduta … è riconoscibile il vecchio cortile della borgata Freinetto, citata in neretto “Frainet” da Pirandello nel Taccuino di Coazze, dove, dall’appunto “Cargiore – non Frainet”, sembrerebbe essere stata in lizza con Cargiore, poi scelto  per essere usato come pseudonimo di Coazze nelle opere pirandelliane riferite al nostro paese”.

“Case del ‘500 a Coazze – Alpi Cozie”, datato 1883

Ma ci sbagliavamo. Grazie ad Ada Giacone (che mi ha fatto pervenire questa fotografia per la serie “Com’era – com’è), dopo vent’anni ho risolto il dubbio e trovato le case ritratte da Calderini quasi 140 anni fa. Non borgata Freinetto, ma la zona del capoluogo detta “Vilë”. È sicuramente uno dei nuclei più antichi di Coazze, il borgo che si distende ai piedi della collina del Castello, dalla casa Feyditi alla Chiesa della Confraternita e all’attuale piazza Gramsci. Calderini intitola il quadro “Case del ‘500”, ma erano probabilmente ancora più antiche. Ada le ha riconosciute facilmente perché prospettano sul cortile (detto Sëń da bà) sul retro della panetteria che con i suoi suoceri e poi col marito Ferdinando ha condotto fino al 1999. Profonde modifiche sono state apportate, ma la struttura di base si intravede ancora, A sinistra la mezzaluna di uno degli archi che nel quadro danno luce al fienile della casa dei Rosa Marin. Al centro la casa della Serafina, la moglie di Giuseppe Oliva, non ha più il pozzo, le belle colonne rotonde sono diventati anonimi pilastri quadrati, lo splendido ballatoio in legno è stato chiuso da una veranda, la scala in pietra a vista è stata intonacata. A destra infine si intravede il retro della casa che ospitava la panetteria, le cui vetrine davano su Via Cavour e via Ruffinera.  

I cortili rustici, e questo cortile in particolare, dovevano essere un soggetto molto gradito al pittore Marco Calderini. In questo quadro lo stesso cortile o uno molto simile visto da un diverso punto di vista.

Marco Calderini – Pittore (Torino, 22 luglio 1850 – 26 febbraio 1941)  Portò a termine gli studi classici e s’iscrisse alla facoltà di lettere presso l’università di Torino; alcuni amici lo indussero a iscriversi all’Accademia Albertina, che frequentò dal 1867 al 1873. Suoi maestri furono Gamba, Gastaldi e Fontanesi. Terminata l’Accademia, prese uno studio con il suo amico F. Mosso e nel 1875 abbandonò definitivamente l’insegnamento di francese. E’ già un apprezzato pittore quando negli anni Ottanta dipinge le vedute della Val Sangone e la sua carriera prosegue con esposizioni a Roma, Venezia, Londra, Barcellona e Parigi. I suoi quadri entrano nei musei e la sua attività pittorica prosegue regolare fino al 1939, affiancata da una apprezzata attività di critico d’arte su riviste e giornali e da importanti consulenze artistiche. Fondamentale conoscitore di Antonio Fontanesi, collabora alla costituzione della raccolta di opere del suo Maestro, nucleo principale della Galleria Ricci Oddi di Piacenza.

Commenti e ricordi

Michele Rege: Vero, a prima vista, se non fosse per i fienili sulla sinistra, potrebbe confondersi con il portico nel cortile dei Carabìń di Freinetto. Grazie a Ada che ha svelato il posto esatto. Scoprirlo non sarebbe stato facile. Nella foto di Demaio Luciano parzialmente ritoccata, il cortile di Freinetto.

Freinetto, cortile dei Carabìń , fotografia di Luciano Demaio

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