Gli Spadonari di Giaglione danzano nel sole e nel vento

Con la neve o con il vento, il 22 gennaio gli spadonari di Giaglione danzano sul sagrato della millenaria chiesa di San Vincenzo. Il Covid ha interrotto la tradizione per un paio d’anni. Negli anni scorsi la pandemia ha colpito duro in gennaio, frenando le feste dei Santi del freddo: Antonio, Sebastiano, Vincenzo. Molto popolari come protettori dei contadini, dei loro animali, della loro fatica, della loro salute, sono festeggiati con rituali antichi e molto partecipati. Dopo anni di programmi ridotti o cancellati, le feste dell’inverno tornano a riempirsi di gente e di colori che anticipano la primavera. Accesi dal sole frizzante e ventoso i corpetti dorati, i caschi variopinti tornano a sfilare e danzare nel contorno di un ricco programma patronale. Per assistere alla danza degli spadonari di Giaglione non bisognerà più aspettare la festa della Madonna del Rosario.  Nel 1572 Papa Pio V istituì la festa del Santo Rosario, fissandola al 7 ottobre, anniversario della vittoria di Lepanto sulla flotta mussulmana. Per Giaglione la ricorrenza è importante, durante la Messa vengono scelte le nuove priore e termina il servizio di quelle uscenti. Il tutto salutato dalla danza delle spade. Danza che è al centro della festa del patrono San Vincenzo, il 22 gennaio e l’ottava della festa. I ricchi costumi degli spadonari rendono la danza spettacolare, le movenze evocano gesti antichi, lo spettatore si sente parte di un rito che ha forse radici nelle feste pagane della fertilità e che ha saputo attraversare i secoli caricandosi di nuovi significati. E di nuove suggestioni per chi vi assiste dal vivo.

Gli Spadonari di Giaglione quest’anno danzano per la festa patronale di San Vincenzo il 22 e il 28 gennaio.
La divisa degli spadonari di Giaglione, simile ma non uguale a quella degli spadonari di Venaus.

Ho avuto occasione di filmare la festa per la rubrica “A nosta moda” di Giaveno TV. Il filmato è negli archivi. Negli stessi anni è stato girato per conto della RAI, da Daniele Segre, un documentario professionale: Giaglione, la festa della nostra terra. L’ho cercato in rete nelle teche RAI, ma senza successo. Resta l’ampia intervista di Massimiliano Borgia al regista su Luna Nuova del 1986. Era un lavoro dedicato al paese e non solo agli spadonari. Su youtube vi sono diverse riprese della danza degli spadonari, ma il servizio più completo è quello girato nel 2015 da Agrisapori, settimanale televisivo e canale youtube. Se oltre allo spettacolo delle spade volteggianti volete conoscere Giaglione, i suoi prodotti e le sue caratteristiche vi consiglio di vederlo, perché è arricchito da interviste molto interessanti al sindaco di allora Ezio Paini, all’ex sindaco e studioso di cultura locale Enzo Vayr, al ventennale parroco Don Daniele Giglioli, al panettiere Bruno Regis, al produttore di vini Giancarlo Martina.

Luna Nuova n.20 del 1° novembre 1986
Fabrizio Salce intervista Ezio Paini, sindaco di Giaglione nel 2015
Enzo Vayr ex sindaco e cultore di storia locale.
Monsignor Daniele Giglioli, parroco di Giaglione dal 2002.

La statua di San Vincenzo che viene portata in processione a Giaglione lo ritrae con la palma del martirio (avvenuto a Valencia il 22 gennaio 304) e un grappolo d’uva. San Vincenzo, martire spagnolo sotto Diocleziano, in Francia è venerato come patrono dei vignaioli sulla base di un aneddoto. Sceso dal paradiso per predicare e ospitato in un convento, si sarebbe inebriato della bontà del vino locale tanto da dimenticarsi di tornare in paradiso. Anche presso i vignaioli italiani si è poi diffuso il patronato di San Vincenzo.

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