Albero e presepe, Bambin Gesù e Babbo Natale, tutti insieme ecumenicamente

Il presepe come rievocazione e rappresentazione della Natività di Gesù fu inventato da San Francesco d’Assisi e si diffuse rapidamente, adattato ai diversi ambienti e ai diversi climi. L’abete, sempreverde e simbolo di vita, era diffuso al tempo dei pagani e in Germania. Venne associato alla riforma di Lutero e quindi guardato con diffidenza dai cattolici. A Coazze, ad esempio, un secolo fa l’albero di Natale veniva addobbato solo nel Tempio Valdese e considerato eretico dalle famiglie cattoliche. Come la convivenza tra le due comunità è andata migliorando, così è avvenuto per i due classici simboli del Natale. In un clima ecumenico sono ormai presenti ovunque e convivono in molte case. Lo stesso è avvenuto per i portatori di doni. Fino agli anni Settanta a Coazze, e credo in tutta l’area cattolica, la notte di Natale passava Gesù Bambino a posare i doni, in teoria solo per i bimbi buoni. Doni molto ridotti e poveri, non la montagna di pacchi e pacchetti di adesso. Anzi al’inizio il dono era proprio un “bambìń d’süche”, un Gesù Bambino di zucchero, che si succhiava con avidità al tempo in cui una caramella era un dono prezioso. Ancora oggi in patuà si chiede “U est pasà lu bambìń?, i-jënt fate lu Bambìń” (è passato Gesù Bambino?, ti hanno fatto il regalo di Natale?”, espressione in cui il dono si identifica addirittura con il portatore). Poi ha preso il sopravvento Babbo Natale, usanza nordica che si è rapidamente diffusa e radicata. Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di san Nicola, vissuto nel IV secolo, che si festeggia tradizionalmente il 6 dicembre: secondo la tradizione, san Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi e – in un’altra occasione – salvò tre fanciulli dal finir mangiati.

Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo (6 dicembre). L’usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e nell’Italia nordorientale. Anche dopo la Riforma Luterana, che negava il culto dei santi, nei Paesi protestanti san Nicola sopravvisse, perse l’aspetto del vescovo cattolico, ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale. L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.

Il presepe del “Poverello”

Il presepe, un elemento tipico della tradizione natalizia di molti paesi, ha una data di nascita certa, è stato inventato proprio da un famosissimo italiano: San Francesco d’Assisi! 

Scorcio del presepio allestito nella Parrocchiale di Giaveno, riproducendo edifici caratteristici della città e della zona.

Durante la notte di  Natale del 1223, a Greccio nel Lazio, il santo rievocò la nascita di Gesù attraverso la prima vera rappresentazione vivente dell’evento.
In più, celebrò la Santa Messa e tenne una famosa predica in modo da rendere comprensibile la vicenda a cui stavano assistendo anche a coloro che non sapevano leggere le Sacre Scritture. In un’epoca in cui erano quasi tutti analfabeti l’insegnamento religioso era affidato alle parole e alle immagini, per questo le chiese erano affrescate spesso con episodi biblici o vite di santi. Lo stesso si faceva ornando di bassorilievi le facciate delle chiese e i loro grandi portali.

Coazze, Natale 2015, presepe vivente. La tradizione del presepe vivente a Coazze era iniziata negli Anni Cinquanta all’Indiritto.

L’albero della duchessa

L’abete è una pianta sempreverde e fin dall’antichità venne onorato come simbolo della vita. Era al centro di cerimonie dei druidi, i sacerdoti celti. Anche i Romani a Capodanno, per loro le calende di marzo e poi di gennaio, si scambiavano un rametto sempreverde come augurio di buona fortuna.

L’idea dell’abete come rappresentazione della vita eterna venne, poi, ripreso dai cristiani, che ne fecero il simbolo di Cristo stesso oppure, secondo altre leggende, dell’albero della vita di cui parla la Bibbia o di quello del bene e del male, che crescevano entrambi nell’Eden. Secondo alcuni studiosi, invece, l’abete fu scelto dai Cristiani fra tutti gli alberi sempreverdi per la sua forma triangolare, che rappresenterebbe la Santa Trinità.

Tuttavia, il primo vero albero di Natale, così come lo conosciamo noi, fu introdotto in Germania nel 1611 dalla Duchessa di Brieg che, secondo la leggenda, aveva già fatto adornare il suo castello per festeggiare il Natale, quando si accorse che un angolo di una delle sale dell’edificio era rimasto completamente vuoto. Per questo, ordinò che un abete del giardino del castello venisse trapiantato in un vaso e portato in quella sala. In Francia, invece, il primo albero di Natale fu addobbato nel 1840 dalla duchessa d’Orleans. I cattolici, infatti, dopo la riforma di Martin Lutero (1483-1546), consideravano un’usanza protestante quella di decorare alberi per celebrare il Natale.

Video con alcune fasi dell’allestimento dell’albero di Natale in Piazza San Lorenzo a Giaveno

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