Anno nuovo all’Indiritto: San Defendente e Re Magi in carne ed ossa … nel 1958

Fotografia tratta dal libro di Giovanni Dell’Orto e Gianni Gili “Sui monti di Coazze”, Dalmasso, 2008

Vi racconto una storia che non sembra vera. C’era una volta all’Indiritto di Coazze un mucchio di gente, non c’era la strada, che si fermava al Mulino, a Säń Greisùń, e a volte c’era così tanta neve che serviva a custodire i morti in attesa di poterli seppellire nel cimitero del Marùń. E il giorno dell’Epifania arrivavano i Re Magi in carne ed ossa a dorso di mulo.

All’Indiritto, forse per retaggio del trappista De Meulder, il periodo natalizio corrisponde sempre a importanti tradizioni. Dalle faséle, le fiaccole che nella Notte Santa fluivano in rivoli luminosi dalle borgate verso la chiesa del Marone, alla Lauda settecentesca cantata alla Messa di mezzanotte che situa la natività in un contesto tipicamente locale, di povertà e di freddo, più vicino ai montanari dl’ Adrèc che al clima di Betlemme:

Gesù Bambino nasce / in tanta povertà Senza pezze né fasce / né fuoco da scaldar.

 Maria con zelo / Per troppo gran gelo Per coprire il suo Figlio / Il vel s’ebbe a cavar.

Il 2 gennaio era molto sentita anche la festa di San Defendente (Säń Dfandëń), con processione e vendita all’asta, l’incënt. Secondo l’agiografia Defendente era un legionario romano martirizzato sotto l’imperatore Massimiano nel III secolo. La statua custodita nella Chiesa dell’Indiritto lo rappresenta infatti con la divisa da legionario e la palma del martirio. Alla domanda che vi sarete fatti: “A cosa si deve il culto di un soldato romano morto secoli fa sulle sponde del Reno?”, la risposta può venire dal fatto che veniva invocato contro gli incendi e, soprattutto, i lupi, che in tempi andati dovevano essere una minaccia concreta.

Negli Anni Cinquanta il parroco Don Giuseppe Bruna organizzò per alcuni anni un presepio vivente che attirava folle di spettatori. Mi ricordo che da bambino da Sangonetto vedevo passare su per la strada lungo il torrente file di macchine e di gente a piedi. Sui bollettini della Parrocchia ho trovato il resoconto di  uno questi presepi viventi e l’ho riportato in un articolo di “Ciòse bis-ciòse” su “Luna nuova” del 28 gennaio 1984.  

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