L’ottobrata coazzese ha attirato migliaia di visitatori alla Festa Rurale del Cevrin di Coazze. Prati variopinti di automobili, onde umane che scorrono e si frantumano lungo Viale Italia, tanti banchi creativi ma poco pertinenti. Code ai banchi dei formaggi e alcune proposte culturali per contestualizzare al meglio la festa nel territorio e nella cultura locale. Michele Rege ha portato un nutrito gruppo a scoprire monumenti ed edifici storici di Coazze, non solo quelli più evidenti, ma anche angoli riposti e pitture sbiadite dal tempo.
In piazza 1° Maggio, di fronte alle scuole, Bruno Tessa “Maestru” e alcuni volenterosi hanno riproposto la battitura della segale con gli antichi metodi. Dopo aver mostrato l’uso delle “galàvie” (correggiati) hanno proceduto anche con la “machina da bate”. Che aveva sveltito il lavoro, frantumando le spighe di “séla” tra i suoi cilindri butterati, ma richiedeva ancora tanta fatica e anche quattro uomini ad azionare i volani a manovella e un quinto a “dunè da mingè”, porgere le spighe.
Quasi a conclusione della giornata, che il clima tiepido ha prolungato oltre il tramonto, si sono prese la scena le artefici del “cevrìŋ” le capre camosciate, scese dagli alpeggi. Infiocchettate di blu e di giallo hanno sfilato per Viale Italia. Di fronte alle grandi corna ricurve e al tumulto dei campanacci la folla si è lestamente aperta, facendo ala ammirata a uno spettacolo emozionante, che ha degnamente chiuso una delle edizioni più riuscite e frequentate di una festa giunta alla ventunesima edizione.