“Puento zero”, cancellata la festa di San Sebastiano a Chiomonte

Puento Bran ecc..

La “puénto” in chiave religiosa rappresenterebbe l’albero cui fu legato San Sebastiano per essere colpito dalle frecce. Per gli etnologi rappresenta “l’albero della vita”, variopinto e colorato per sconfiggere il grigiore dell’inverno e propiziare il risveglio della natura e l’abbondanza di frutti. Tante feste, in vari paesi dell’arco alpino, propongono il ramo “fiorito” come auspicio di fecondità. Restando in Val di Susa ha una funzione analoga il “brań” di Giaglione, che deve essere ornato anche di grappoli d’uva e spighe di grano. Lo stesso per Meana, mentre di quelli di Venaus, Ramat (charintél) e San Giorio (cantéllo) resta solo il ricordo. Si tratta quindi di un simbolo di fertilità attorno a cui si snodavano le feste pagane propiziatorie di buoni raccolti, feste a cui si è sovrapposto un processo di cristianizzazione, con l’introduzione del rito religioso solenne e la processione del Santo Patrono.  Una interessante collegamento tra le feste propiziatorie della Val di Susa, da San Sebastiano a Sant’Eldrado, è stato fatto da Stefano Marchiaro in un articolo comparso su Luna Nuova nel gennaio del 1986. Un’analisi scientifica di queste feste popolari si trova in “Festa e lavoro nella montagna torinese e a Torino” curato da Gian Luigi Bravo edito da “L’Arciere” di Cuneo per la Regione Piemonte nel 1981.

San Sebastiano, capace di guarire dalle piaghe inflittegli dalle frecce del suo primo martirio, aveva fama di taumaturgo ed era invocato, con San Rocco, contro la peste. Purtroppo non è ancora riuscito a sconfiggere il Covid e quest’anno la “puento” non ballerà per le strade di Chiomonte, in Valsusa.

La festa si pensa possa risalire al 1630, forse quando San Sebastiano che aveva fatto cessare una terribile pestilenza, divenne patrono del paese. Fu il parroco Don Bartolomeo Franchino a fine ottocento a recuperare una tradizione che si era persa e a impostare la festa secondo i parametri attuali. Anche se variazioni ci sono state nel corso dei decenni. La “puento” era in origine un ramo di pino e veniva allestita ogni anno, oggi è un’incastellatura metallica alta tre metri foderata di stoffa, guarnita da nastri e coccarde colorate e da una fascia con la scritta “W S. Sebastiano”. Coprotagonisti della festa sono gli angioletti, le priore ed i priori. In origine erano sette.  Secondo la leggenda Sebastiano, ufficiale romano convertito, si presentò ai gemelli Marco e Marcellino, che erano in prigione perché cristiani, circonfuso di luce e accompagnato da sette angeli. Con questa apparizione e dando la parola a una muta li convinse a non abiurare la loro fede per salvarsi la vita.

Oggi il numero degli angeli, bambini che non hanno ancora fatto la prima Comunione, è salito ad otto, come le priore e i priori, forse per adeguarsi alle squadre di quattro persone che servono per maneggiare la “puento” e farla “ballare” vorticosamente al ritmo della farandola, intervallata dagli evviva rivolti al Santo, ai protagonisti della festa e a tutti i presenti.

Un’ accurata descrizione della tradizionale festa di San Sebastiano si trova nel sito del Comune di Chiomonte.

https://www.comune.chiomonte.to.it/storia-e-tradizioni/festa-patronale-new/

Un dettagliato filmato della festa, arricchito da interviste si trova in questo video, curato Piercarlo Grimaldi, Luca Percivalle e Davide Porporato per conto dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale e del Laboratorio Ecomusei della Regione Piemonte, DVD, durata 17’48”, 2011,

Il nome di San Sebastiano si trova già nella Depositio martyrum, il più antico calendario della Chiesa di Roma, risalente al 354, che nel fissa la morte il 20 gennaio. Informazioni e leggende sulla sua vita si trovano nella Passio Sancti Sebastiani (Passione di San Sebastiano) di Arnobio il Giovane, monaco del V secolo e poi nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine nel XIII secolo.

Sebastiano, nato nel 256 a Narbona, è un ufficiale dei pretoriani, molto stimato da Diocleziano, che quando scopre che è cristiano si sente tradito e ordina di ucciderlo con le frecce. Sopravvissuto miracolosamente Sebastiano si ripresenta dall’imperatore che lo fa flagellare (o bastonare) a morte. Fa gettare il corpo in una fogna per evitarne la venerazione, ma Il corpo viene recuperato e sepolto nelle catacombe oggi appunto dette di San Sebastiano.

Nella chiesa di San Sebastiano a Giaveno un ciclo di affreschi quattrocenteschi illustra alcuni episodi della vita del Santo.

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