San Sebastiano bastonato due volte

La cappella di San Sebastiano in Ruata Fasella a Giaveno. La chiesa è quasi sempre chiusa, ma basta scaricare l’applicazione “Chiese a porte aperte”, registrarsi fornendo i propri dati e prenotare il biglietto virtuale. Al momento della visita si dovrà scannerizzare il codice QR presente sullo stipite della porta, che si aprirà automaticamente. Una volta all’interno, premendo un pulsante partiranno le luci e la registrazione che spiega gli affreschi. Maggiori dettagli sul sistema di visita e sulla chiesa nell’articolo di Alberto Tessa su Piemontemese.it
San Sebastiano, di Andrea Mantegna, 1481

Il nome di San Sebastiano si trova già nella Depositio martyrum, il più antico calendario della Chiesa di Roma, risalente al 354, che nel fissa la morte il 20 gennaio. Informazioni e leggende sulla sua vita si trovano nella Passio Sancti Sebastiani (Passione di San Sebastiano) di Arnobio il Giovane, monaco del V secolo e poi nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine nel XIII secolo.

Sebastiano, nato nel 256 a Narbona, è un ufficiale dei pretoriani, molto stimato da Diocleziano, che quando scopre che è cristiano si sente tradito e ordina di ucciderlo con le frecce. Sopravvissuto miracolosamente Sebastiano si ripresenta dall’imperatore che lo fa flagellare (o bastonare) a morte. Fa gettare il corpo in una fogna per evitarne la venerazione, ma Il corpo viene recuperato e sepolto nelle catacombe oggi appunto dette di San Sebastiano.

San Sebastiano, bastonato negli affreschi della cappella della Ruata Fasella, quest’anno è stato bastonato anche dal Covid e la sua festa, che cade il 20 gennaio, annullata.

San Sebastiano è il santo patrono della Ruata Fasella di Giaveno, che si estende dall’Ollasio al cimitero e prende il nome da un’antica ed illustre famiglia giavenese, che aveva il suo palazzo dove oggi sorge la chiesa dell’ex Seminario, ora affidata alla comunità ortodossa romena. Il cimitero di Giaveno nel 1216 è documentato presso la chiesa di San Lorenzo, annesso alla chiesa com’era consuetudine nel Medioevo. Venne poi spostato ai confini orientali dell’abitato,  accanto alla Cappella di San Sebastiano, in seguito agli editti napoleonici d’inizio Ottocento. Nel 1904 venne inaugurato il cimitero attuale. Il primo documento che cita la cappella di San Sebastiano è del 1689 e faceva pensare che potesse essere stata eretta come ex voto della tremenda peste del 1630. Come San Rocco anche San Sebastiano è invocato contro la peste, essendo guarito dalle piaghe infertegli dalle frecce. Forse vi era il lazzaretto o la fossa comune per gli appestati. Ma nel 2007 i lavori di restauro hanno rivelato dietro la pala d’altare, attorno all’effige della Madonna con Bambino e coperto dall’intonaco, un ciclo di affreschi sulla vita di San Sebastiano databile a fine Quattrocento. Quindi la chiesetta è l’edificio religioso esistente più antico di Giaveno (le chiese di San Martino e San Lorenzo, documentate dopo il 1000 sono state completamente rifatte). Il 5 maggio 2008, l’inaugurazione degli affreschi restaurati ha mostrato un ciclo pittorico che trascende l’iconografia tradizionale del Santo, legato e trafitto di frecce, ma illustra alcuni episodi della sua vita e il vero martirio, il secondo. Trafitto da decine di frecce e lasciato come morto Sebastiano venne soccorso da Sant’Irene e guarì. L’imperatore Diocleziano lo fece allora uccidere a frustate e bastonate, ed è questa la scena riprodotta sulla parete absidale della cappella di Ruata Fasella. Nel mondo vi sono centinaia di ritratti di San Sebastiano piagato dalle frecce, ma pochissimi che ritraggono il martirio definitivo. Il più famoso è quello del Veronese, nella Chiesa di San Sebastiano a Venezia. Gli affreschi di Giaveno sono stati datati al 1470 circa e attribuiti a Bartolomeo Serra, pittore pinerolese.

Il San Sebastiano tradizionale trafitto dalle frecce si trova nella chiesa, ma sotto forma di statua.

Chiesa di San Sebastiano a Venezia, “Martirio di San Sebastiano”, di Paolo Caliari detto il Veronese, 1558

Chiesa.di.San.Sebastiano a Giaveno. Affreschi di Bartolomeo Serra sec.XV – Prima del restauro

Se il Covid ha cancellato la sua festa nel 2021, probabilmente la peste ne aveva cancellato gli affreschi nel 1600. Essendo una cappella cimiteriale dovette essere risanata e ricoprire le pareti con la calce era un metodo diffuso. Per fortuna hanno risparmiato la Madonna delle ciliegie e, rimossa la tela che la copriva, hanno intuito che era solo una parte di un grande affresco, ora in parte riscoperto.

Il ciclo pittorico della cappella di San Sebastiano di Ruata Fasella propone quattro episodi della vita di San Sebastiano e manca proprio quello più rappresentato, il supplizio delle frecce. Potrebbe essere andato perduto, perché si pensa che le pitture si estendessero anche su altre pareti della chiesa, non recuperabili.

1 Sebastiano si trovava nel carcere in cui erano tenuti prigionieri i gemelli Marco e Marcellino, condannati a morte perché cristiani. I genitori disperati supplicavano i figli di salvare la propria vita. Questi erano sul punto di cedere, quando Sebastiano apparve circonfuso di luce con sette angeli e li convinse al martirio. La scena raffigura Marco Marcellino e  Tiburzio, un altro convertito da Sebastiano, trafitti da lance.

2 Sopravvissuto al supplizio delle frecce, qui non illustrato, Sebastiano si presenta all’imperatore Diocleziano, seduto in trono, e lo rimprovera perché perseguita i cristiani.

Giaveno -.Chiesa di San Sebastiano, Affreschi di Bartolomeo Serra, sec XV – Dopo il restauro della ditta Doneux di Torino.

3 Secondo la leggenda Diocleziano lo fa flagellare, qui invece gli aguzzini usano dei bastoni. Anche nel quadro del Veronese, a Venezia, Sebastiano viene bastonato a morte.

La Madonna con Bambino, risparmiata dalla intonacatura, appare estranea al ciclo pittorico circostante. Gesù ha un cestino di ciliegie. Il frutto rosso e vagamente a forma di cuore ricorre in diversi quadri come simbolo del sangue versato da Cristo per amore dell’umanità.

4 Diocleziano fece gettare il corpo del Santo nella Cloaca Massima, che sbucava nel Tevere. La salma restò impigliata e Sebastiano apparve in sogno alla matrona Lucina (la cui figura non si è potuta recuperare) indicandole dov’era il corpo e facendosi seppellire nelle catacombe oggi dette di San Sebastiano, lungo la via Appia.

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