L’angelo rubato, anzi salvato

L’angelo cinquecentesco di Palazzo Marchini, fotografia di Claudio Servalli
Valgioie 1295-1995 settecento anni di Storia, Alfredo Gerardi, Ed. Enterprise 1995.

Questo volume rappresenta ad oggi il migliore e più documentato approccio a Valgioie, alla sua storia, rivisitata quasi anno per anno, e al suo territorio.

A Giaveno c’è un tesoro. Siccome non si tratta di oro o gioielli giace trascurato e seminascosto. Eppure appaga gli occhi e rasserena la mente.  Lo trovate sulla parete d’angolo sotto il porticato d’accesso di Villa Marchini, lo storico municipio di Giaveno. È un frammento di affresco cinquecentesco, un angelo di pregevole fattura, raffinato nella tunica decorata a gigli stilizzati e armonizzata nei colori ai capelli, sapientemente acconciati, ed alle ali, curiosamente bordate. La fotografia di Claudio Servalli risale ad almeno quindici anni fa e già denuncia un degrado che ora è più accentuato. Le cronache dicono che l’affresco ornava la cappella di San Rocco a Valgioie e che “è stato con tecnica nuova “ribaltato” su lastrone in muratura dal pittore Maurizio Guglielmino nel 1933 e trasferito a Giaveno sotto il porticato di Palazzo Marchini” (Alfredo Gerardi, in Valgioie – 1295 1995 – settecento anni di storia, pag.18).

Visto che dal 1° gennaio del 1928 Valgioie aveva perso l’autonomia comunale ed era stata accorpata dal regime fascista a Giaveno, verrebbe da pensare a un sopruso, al vizio napoleonico di depredare gli sconfitti. Nulla di tutto questo; Gerardi spiega in un altro passo che con l’allargamento della provinciale del Colle Braida “si demoliva la cappella di S. Rocco, con il consenso delle autorità civili ed ecclesiastiche; l’angelo cinquecentesco della facciata veniva rimosso con una tecnica di ribaltamento dal pittore Maurizio Guglielmino … dopo il benestare della Sovraintendenza ai Monumenti del Piemonte.” (ibidem, p.104) Resta il fatto che l’angelo lasciava Valgioie, ma il Comune di Giaveno ebbe riguardo per il nuovo territorio acquisito, investì in varie opere e provvide nello stesso anno a dare al piazzale del Colle Braida una nuova sistemazione, costruendo un parcheggio per cento vetture e la fontana, che ancora oggi sorge davanti alla chiesetta, captando le vicine sorgenti del rio Orbana.

Morale della favola: se le circostanze storiche hanno affidato l’angelo a Giaveno, la responsabilità nostra è oggi quella di preservarlo e valorizzarlo.