Ieri, come milioni di altri studenti italiani, gli alunni della scuola media Leonardo da Vinci di Orbassano sono tornati a scuola. Sono passati indifferenti, come succede da anni, davanti al murale dell’Uomo Vitruviano scalfito e deturpato da beceri perdigiorno. Dipinto dieci anni fa col concorso di alunni e docenti, in omaggio a Leonardo Da Vinci che dà il nome alla scuola, il dipinto è stato vittima della facile accessibilità e della stupidità umana sempre in agguato. L’originale di Leonardo è un manifesto del pensiero rinascimentale che considerava l’uomo “misura di tutte le cose”, in armonia col creato, rappresentato dal cerchio – Cielo e dal quadrato – Terra, figure geometriche regolari, in cui era armonicamente inscritto. Quest’uomo di Orbassano è oggi ridotto ad essere misura dell’incuria umana, come un Cristo in croce subisce il dileggio senza poter nulla fare, non sconta il peccato originale, ma il vandalismo di pochi e l’indifferenza di molti.
Nel romanzo d’esordio del 1929, intitolato “Gli indifferenti” Alberto Moravia evidenziava l’indifferenza della borghesia, cioè il rifiuto di ogni problematica morale da parte di quella che doveva essere la classe trainante della società italiana e ne denunciava il velleitarismo esistenziale, la concezione della vita come destino da subire. Non serve una rivoluzione sociale, ma uno scatto di attenzione dei responsabili per riportare l’Uomo Vitruviano della scuola media all’integrità originale. Gli alunni anche se tutti i giorni passano indifferenti davanti a questo affresco, ricevono un messaggio sgradevole, di convivenza con l’oscenità spicciola, le bestemmie e il degrado, in contrasto con il messaggio educativo e di rispetto dell’istituzione scolastica che i docenti quotidianamente si sforzano di trasmettere.