In questi giorni il Rifugio “Fontana Mura” presso l’alpeggio Sellerì superiore è diventato un angolo di Islanda come set delle riprese di una produzione della televisione tedesca ZDF. Due anni fa, in “Fuga nella valle infernale”, l’ex avvocato Klaus Burg (Hans Sigl) si era scontrato con la ndrangheta e un programma di protezione testimoni lo aveva sistemato con la figlia in uno sperduto casolare islandese … ricreato a Coazze ai piedi del colle della Roussa, ritoccando il rifugio. Ma i mafiosi (tra questi anche l’attore italiano Orso Maria Guerrini) sono vendicativi e Burg deve tornare in pista, si reca sul Lago Maggiore per incontrare un personaggio misterioso e di qui si sviluppa il sequel dello sceneggiato precedente, che ha avuto grande successo in Germania. Se può stupire che il Sellerì diventi una casa di pescatori islandesi, cosa dire di Torino tedeschizzata, di Bagnolo Piemonte “trasferito” alle Isole Fær Øer o di Villastellone che figura come un angolo di Calabria? Sono i miracoli della finzione cinematografica, che ha una tradizione secolare in Piemonte e anche dalle nostre parti.
Negli anni d’oro del cinema piemontese (1909-1921) furono molti gli esterni dei film girati a Trana, altri sul Lago di Avigliana. Natura pittoresca e scorci medioevali facilmente raggiungibili in treno furono una manna per i produttori torinesi in cerca di location per le riprese in esterno. I personaggi del luogo furono assunti come comparse in decine di pellicole che avevano sequenze in esterno lungo il Sangone o i laghi e il borgo di Avigliana. Tra le pellicole più importanti ricordiamo: “Albania ribelle” (1910), “Spartaco” (1913), “Salambò” (1914, “Epopea Napoleonica” (1914), “La puledra bianca” (1914), “Il mio diario di guerra” (1915), “Zavorra umana” (1919), “Il ponte dei sospiri” (1921) e altri. Durante le pause di lavorazione dei film, nella via centrale di Trana si potevano incontrare Annibale, Giulio Cesare, Spartaco, Attila, Napoleone o Zorro.
Ancora nel 1956 un kolossal come “Guerra e pace, diretto da King Vidor in collaborazione con Mario Soldati, trasformò le praterie innevate del Sestriere nella steppa russa e il Po nella Beresina, il fiume ghiacciato dove i soldati di Napoleone in ritirata morirono a migliaia.