1991: il Giro s’inchina alla prima maglia rosa, Francesco Camusso, il “camoscio di Cumiana”.

Francesco Camusso (9 marzo 1908 – 23 giugno 1995), prima maglia rosa al Giro d’Italia del 1931 ©Uli Schaefer, Twitter

Ampia biografia di Francesco Camusso col dettagliato resoconto delle sue imprese nel sito suiveur.it. e galleria fotografica nel sito del grande ciclismo italiano

Giugno 1991, nella tappa Savigliano-Sestriere il Giro d’Italia passa da Cumiana, Gino Bartali, il patron Vincenzo Torriani e la maglia rosa Chioccioli si fermano a salutare uno spettatore d’eccezione. È “Cichìn” Camusso, “il camoscio di Cumiana”. Ha ragione Bartali ad abbracciarlo. Nel 1936 è il gregario di lusso che lo aiuta a vincere il Giro. Nel Tour de France del 1937, quando “Ginettaccio”, in maglia gialla, cade in un torrente gelido che gli porta una bronchite che lo costringe al ritiro, Camusso lo aiuta a rialzarsi e lo scorta al traguardo, accumulando minuti di ritardo, che in gran parte riuscirà comunque a recuperare arrivando quarto.

Tour de France 1937: Camusso e uno spettatore aiutano Gino Bartali, caduto in un torrente e poi costretto al ritiro, ©Slobodan Milic, Twitter

 Francesco Camusso, nato a Cumiana il 9 marzo del 1908, è stato uno dei grandi del ciclismo italiano tra le due guerre. Scalatore puro, capace di imprese esaltanti, simpatico e modesto, si ritirò a soli trent’anni, appena capì che la carriera stava declinando. Forse per questo è finito come Valetti in secondo piano, oscurato dai Coppi e dai Bartali, fortissimi in bici e fortissimi come personaggi delle cronache.

Eppure la prima maglia rosa ce l’aveva indosso lui alla premiazione del Giro del 1931. La maglia simbolo era stata adottata quell’anno in omaggio al colore della carta della Gazzetta dello Sport, nonostante il malumore del governo fascista che giudicava il colore poco virile. La prima tappa la vinse Learco Guerra precedendo Alfredo Binda, ma a Milano fu Camusso a indossarla. Tra i due litiganti,  costretti al ritiro, a godere fu il “camoscio di Cumiana”, ma dopo una faticata epica. Alla partenza della penultima tappa, la Cuneo – Torino di 252 chilometri era in ritardo di oltre due minuti da Giacobbe, ma conosceva le strade e calcolò perfettamente il momento in cui girare la ruota (così si doveva fare allora!) per innestare il rapporto di salita e transitò sul Colle del Sestriere con un margine che incrementò in discesa arrivando al Motovelodromo di Torino con 3 minuti di vantaggio e sulle spalle la maglia rosa che portò il giorno dopo a Milano. Anche Giacobbe e Marchisio, secondo e terzo, erano piemontesi. La stampa e l’opinione pubblica infatuata dal duello Guerra – Binda, sminuì il successo di Camusso, attribuendolo al ritiro della coppia rivale. Ma il 3° posto al Tour del 1932, il 2° al Giro d’Italia del 1934 e il 4° posto al Tour del 1937, nonostante l’episodio che abbiamo visto, lo collocano nell’Olimpo dei campioni. Tra quegli scalatori, come Chiappucci, come Pantani, che avevano bisogno della montagna per esaltarsi ed esaltare le folle.

Cosa ne pensi?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.