1942 – Una lettera, dalla Russia con amore

Mio zio, Giuseppe Ostorero, “Bàrba Pinòt”, è tra i dispersi della ritirata di Russia, ho quindi seguito con grande interesse e un po’ di commozione la vicenda della lettera trovata dal giavenese Aldo Gobbo tra le carte del fratello Antonio. Rientrato dalla Russia nel settembre del 1942 con un permesso per la morte del padre, Antonio aveva portato con sé una lettera affidatagli dal sergente novarese Giuseppe Pirazzi per  Dora Dürr, di Lucerna in Svizzera. La missiva è però rimasta a Giaveno tra i suoi documenti. Forse non è stata inoltrata perché Antonio ha saputo che il suo amico sergente era tra le vittime della tragica ritirata, come risulta dall’Albo d’Oro del Battaglione Monte Cervino, e far pervenire il messaggio alla destinataria sarebbe stata un’inutile crudeltà.   Ora, dopo il casuale ritrovamento, Marina Gobbo e lo zio Aldo intendono cercare gli eredi del mittente e della destinataria per una tardiva consegna. Altrimenti la vorrebbero esposta in un museo.

La lettera, datata 25 luglio 1942, vergata in una grafia elegante, testimonia di un uomo colto, fiducioso, determinato, ignaro di essere destinato ad essere una delle migliaia di vittime di uno storico disastro:

“L’amore vicino è sempre più fortunato dell’amore lontano. Penso a te con amore, con passione, con desiderio, ma non posso annullare d’un colpo i mille e mille e mille chilometri che ci dividono … La nostra guerra, stai certa, finirà un giorno, lontano o vicino poco conta. Ma finirà con la nostra vittoria, splendente, certa, contro tutto quanto è ora contro di noi   … Giungerà quel giorno Dora … mi attenderai, sulle rive del tuo lago blu o sulle Alpi romantiche dell’Engadina? Voglio chiederti: verresti con me in Italia? Vorresti essere la dolce giovane signora del mio cuore e della mia casa? V’è qualcosa, ora o poi, che si oppone a questo?

L’articolo de “LA STAMPA” del 17 giugno 2021 in cui Marina e Aldo Gobbo mostrano la lettera d’amore ritrovata.

Il sergente Giuseppe Pirazzi di Nebbiuno e Antonio Gobbo di Giaveno militavano nei “Diavoli bianchi”, il Battaglione di Alpini Sciatori Monte Cervino. Il primo reparto alpino mandato in Russia, verso la metà di febbraio del 1942. Dalla fine di luglio del 1941 combatteva in Russia, a fianco dei tedeschi, il CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) costituito da circa 65.000 uomini, soprattutto divisioni di fanteria al comando del generale Messe. Nell’estate del 1942 viene inviato in Russia il 2° Corpo d’Armata con quattro Divisioni di Fanteria, tre legioni di Camicie Nere e tre Divisioni Alpine (Tridentina, Julia e Cuneense). Queste nuove Unità, insieme a quelle già presenti in Russia, costituiscono l’Armir (Armata Italiana in Russia) al cui comando viene posto il Generale Italo Gariboldi. Essa ha una forza di 220.000 uomini, 988 cannoni, 420 mortai, 17.000 autoveicoli 25.000 quadrupedi e 64 aerei.

Antonio Gobbo
Arnaldo Giai Pron della Maddalena e Antonio Gobbo, alpini sciatori

La ritirata di Russia: le cifre di un incubo

Quasi tutti i mezzi e le armi e quasi metà degli uomini (ufficialmente 84.830, ma più realisticamente oltre 100.000) andarono persi nella tragica ritirata del gennaio del 1943. L’offensiva russa del 16 gennaio costringe al ripiegamento le divisioni di fanteria, il Corpo d’Armata Alpino riceve l’ordine di rimanere sulle posizioni a difesa del Don per non essere a sua volta circondato. A difesa del suo fianco destro oramai completamente scoperto viene spostata la Divisione Julia il cui posto viene preso dalla Divisione Vicenza, che si schiera tra la Tridentina e la Cuneense. Per un intero mese la Divisione Julia, con immenso sacrificio, resiste ai martellanti attacchi sovietici. Il 15 gennaio i russi partono per la terza fase della loro grande offensiva invernale e senza spezzare il fronte tenuto dagli alpini, ma infrangendo quello degli ungheresi a Nord e quello dei tedeschi a Sud, li chiudono in una tenaglia. Inizia così la disastrosa ritirata tra i continui sbarramenti di reparti sovietici che devono essere di volta in volta spezzati con durissimi combattimenti spesso all’arma bianca. Solo una parte della Tridentina e piccoli reparti delle altre Divisioni del Corpo d’Armata Alpino appoggiati dai resti del Corpo Corazzato tedesco riusciranno ad arrivare a Nikolajevka il 26 gennaio ed a rompere l’ultimo sbarramento, mentre i resti di Cuneense, Julia, e Vicenza saranno distrutti a Valuiki dopo 100 chilometri di ritirata.

Tenuto conto che circa 5000 erano caduti per fatti d’arme antecedenti al 15 dicembre le perdite della ritirata sono di 95000 uomini. Secondo i dati più recenti, desunti dalla documentazione esistente negli archivi russi, finalmente aperti ai ricercatori italiani, 25.000 sono morti combattendo o di stenti durante la ritirata e 70.000 sono stati fatti prigionieri. Questi prigionieri furono costretti a marciare per centinaia di chilometri e poi a viaggiare su carri bestiame per settimane, in condizioni allucinanti, senza mangiare, senza poter riposare la notte con temperature siberiane. Coloro che riuscirono a raggiungere i lager di smistamento – improvvisati, disorganizzati, con condizioni igieniche drammatiche – erano talmente denutriti e debilitati che le epidemie di tifo e dissenteria ne falciarono ben presto la maggior parte. Si conoscono i nomi di circa 20.000 italiani deceduti nei lager, quasi tutti nei primi sei mesi del 1943, migliaia risultano dispersi. Solo nel 1945 ed in parte nel 1946, 10.000 sopravvissuti furono restituiti dall’Unione Sovietica.

Caduti e dispersi della nostra zona

I piemontesi deceduti o dispersi in Russia sono ufficialmente 10.312, più della metà cuneesi, 950 della Provincia di Torino. Voglio ricordare i nomi di quelli della nostra zona:

ALMESE: ELISIO PRALAVORIO, ALDO SOFFIETTI, ALPIGNANO: GIACOMO GASTALDI, SILVIO RAMA,  AVIGLIANA: GIOVANNI BAUDO, ORESTE BERTA, MARITANO MARCELLO, MERLO BAIRO, GIUSEPPE BERTETTI, BARDONECCHIA: ALESSIO ANDRE’, EZIO BOANO, FRANCESCO CANTONE, ERNESTO DURAND, GIOVANNI LAINI, ALDO PACCHIOTTI, GIOVANNI PERENO, GIORGIO RATIS, ALBERTO VALLORY, BEINASCO: RAIMONDO LIMONE,  BORGONE SUSA: ELIO BARBERIS ITALO BARITELLO,  BRUINO: SILVIO BEY, BRUZOLO: SECONDO VAJRO, BUSSOLENO: FRANCESCO BRUNETTI, ITALO FERRARI, ALDO MALENGO, PIETRO RIFFERO, DOMENICO VOTA, BUTTIGLIERA ALTA: ITALO CHIARLE, MARIO MOLINO, CAPRIE: SABINO SUPPO, CASELETTE: DON NATALE VOTA, CESANA TORINESE: GIUSEPPE AUDIBERT, CARLO FERRAGUT, CHIANOCCO: CESARE BORGIS, ANGELO CEVRERO,  COAZZE: GIUSEPPE OSTORERO, CONDOVE: GIORGIO AIRONE, TERESIO ANSELMETTI, FRANCESCO BELMONTE, GIOVANNI BEZZIO, REMIGIO BORELLO, ANTONIO GIRARD, FRANCESCO MAFFIODO, GIUSEPPE MARTIN, MARIO PONSERO, ISIDORO RICHIERO, EDOARDO ROCCI, GUIDO SUPPO, CUMIANA: AGOSTINO FAUTRERO, SILVIO RAIMONDO, EXILLES: ERCOLE BRAZE, PIETRO GALLIZIA, CORRADO HUMBERT, GIAVENO: NESTORE FERLANDA, VIRGILIO GIAI VIA, GIORGIO LUSSIATTI, GIOVANNI MERLO MERLERA, MICHELE RUFFINATTI, ALDO USSEGLIO NANOT, MARIO VERSINO,

Alcune immagini della drammatica ritirata
Catalogo della mostra “La campagna di Russia – memorie” del 2019, con elenco completo dei caduti e dispersi in Russia della Provincia di Torino

GRAVERE: MARIO TOMASSETTO, GRUGLIASCO: GIACOMO CORIO, RENATO FORNERIS, CARLO GAGLIARDI, MATTIE: ROBERTO FAVRO, NOVALESA: MARIO NEMO, ORBASSANO: MARZANO CHIO, GIUSEPPE FASANO, MARIO GHIO, LORENZO VALFREDO, OSASCO: MICHELE RAMBAUD, GASPARE TESSORE, OULX: GIUSEPPE ALBERT, PEROSA ARGENTINA: CLEMENTE BERTALOTTO, BATTISTA COMBA, UMBERTO HERITIER, PIANEZZA: STEFANO CURETTI, MARIO SERRA, PINEROLO: ORESTE GIOVANNI BERTORELLO, GIUSEPPE BRUERA, COSTANTINO CASALIS, GUIDO DEGREGORIO, MASSIMO LEOGRANDE, PAOLO PINCHETTI, PIETRO POETTO, LORENZO ROSTAGNO, LORENZO MARIO ROSTAGNO, GIUSEPPE SALVAI, EMILIO MICHELE SITTO, PIOSSASCO: GIACOMO BUTTIGLIERO, DUILIO COTTINO, MASSIMO FIORA, LORENZO NICOLA, DOMENICO RAMASSOTTO, PISCINA: GUGLIELMO MARGARIA, RIVALTA DI TORINO: REMO AGHEMO, GIUSEPPE DAMASIO, MARIO RE,  RIVOLI: RENZO FARCA, GINO GARABELLO, ENRICO GRADANI, MARIO IMARISIO, LUIGI NEIROTTI, BRUNO SAVOINI, GIOVANNI VOLPE, ROSTA: MARIO VOTTA, ROURE: GINO BERGER, RODOLFO BONNIN, SALBERTRAND: ETTORE PRIN, SAN GERMANO CHISONE: RENATO LONG, SILVIO ZACCO,  SAN SECONDO DI PINEROLO: LUDOVICO GOTTERO, ALFREDO ROMANO, CESARE ROMANO, RINALDO ROSTAGNO, SANGANO: GIOVANNI DE FILIPPI, LORENZO GIOVANNINI, PIETRO MIGLIO, SANT’AMBROGIO DI TORINO: DON EMILIO BERTO, VINCENZO CHIAUDANO, MICHELE E COLETTO, FERDINANDO GIRARDI, SANT’ANTONINO DI SUSA: FERRUCCIO MILETTO, SUSA: ALDO LEVA, PLACIDO NOVARESE, FERDINANDO PACINI, GIUSEPPE RUBINO, TRANA: CARLO GIACCARDO, LORENZO PAVIOLO, VILLARDORA: FERDINANDO VINDROLA, VILLARFOCCHIARDO: EMILIO CHIABERTO.

Commenti e ricordi

Marina Gobbo: Tramite La Stampa mi sono messa in contatto con una nipote di Giuseppe Pirazzi, la figlia del fratello. A Nebbiuno c’è una lapide con i dispersi e una sua foto. Noi ci incontreremo ad agosto per la consegna della lettera.

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