1° maggio 1911 – Socialisti di Giaveno e di Avigliana alla “Corona grossa”

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Una fotografia che ha 110 anni, un centinaio di persone affollano il cortile della Corona Grossa, albergo ristorante di Giaveno allora gestito dalla famiglia Dalmasso. Prospettava sia su via Pacchiotti, l’attuale via Roma, sia su via XX Settembre. Tanti uomini col vestito della festa, qualche ragazzo, poche donne e un po’ di musica. In primo piano un cartello inequivocabile. “Lavoratori di tutti i paesi unitevi – 1° maggio 1911”. Forse per questo Alfredo Gerardi nel libro “Giaveno c’era una volta” la classifica come “Riunione di socialisti”. Sulle bandiere e gli stendardi appesi si intravede però la scritta Avigliana e una rapida ricerca storica ha appurato che la Società Operaia di Avigliana, fondata nel 1868, era intervenuta negli anni 1911/1912/1913 alle feste del 1° maggio indette dai circoli socialisti di Giaveno, Bussoleno e Alpignano. Possiamo quindi concludere che la storica fotografia ritrae effettivamente un raduno socialista, corroborato dalla nutrita presenza di operai aviglianesi.

Tornando al cartello centrale, esso riporta la frase che chiude il “Manifesto del Partito Comunista” scritto da Karl Marx e Fiedrich Engels nel 1848, e che era diventata lo slogan del movimento operaio. Lo sviluppo industriale aveva travolto le strutture sociali e familiari tradizionali, ai contadini diventati operai si offriva un salario che incrementava il reddito, ma era vincolato a ritmi di lavoro massacranti, insidiato da infortuni e malattie che non avevano tutela e soggetto alla ciclicità del mercato, che decideva assunzioni e licenziamenti improvvisi. Come sosteneva Marx l’unica risorsa degli operai era il loro lavoro e l’unica forza il loro numero. Diventarne consapevoli, lottare uniti e negare con lo sciopero l’iniquo profitto (plusvalore) dell’imprenditore era l’unica strada per ottenere  condizioni migliori dagli sfruttatori borghesi, in attesa di rovesciarne il potere con la rivoluzione proletaria. Percorrendo questa strada sorsero le Associazioni Internazionali, i partiti politici e le Società di Mutuo Soccorso. Queste ultime erano di area liberal democratica volgente al socialismo. Nel 1870 nel Regno d’Italia a fronte di oltre 500 sodalizi si contavano solo 15 società cattoliche con 5000 soci (il 2% del totale). Una di queste, fondata proprio nel 1870 era la Società Cattolica voluta a Giaveno da Bartolomeo Rolla, imprenditore tessile per necessità, sacerdote per vocazione. Promotore di iniziative sociali, fondatore della Banda Leone XIII (1886), anticipava l’apertura al sociale e alle tematiche del rapporto tra dipendenti e imprenditori della “Rerum Novarum”, l’Enciclica di Papa Leone XIII con cui la Chiesa Cattolica, nel 1891, fece sentire per la prima volta la sua voce sulla delicata materia.    

Le statue di Karl Marx (seduto) e Friedrich Engels a Marx-Engels-Forum, sono opera del 1977 dello scultore Ludwig Engelhardt. Nella foto i vincitori del Concorso di Storia Contemporanea della Regione Piemonte, 2009.

Perché il Primo Maggio

Negli Stati Uniti la festa dei lavoratori non si celebra il 1° maggio, come in decine di paesi nel mondo, ma il primo lunedì di settembre, eppure tutto è cominciato là. Il 1° maggio 1867 entrò in vigore nello stato dell’Illinois la legge che fissava a 8 le ore lavorative giornaliere. Per estenderla a tutti gli Stati Uniti i sindacati americani, la Federation of Organized Trades and Labour Unions, proclamarono per il 1° maggio 1886 uno sciopero a oltranza. La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una vera e propria battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket. Tre anni dopo, il 20 luglio del 1889, a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l’organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei) fu lanciata l’idea di una grande manifestazione per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore anche in Europa. Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago del 1886 e si decise di celebrare il lavoro e i lavoratori il Primo Maggio. L’iniziativa divenne un simbolo delle rivendicazioni operaie, di lavoratori che in quegli anni lottavano per conquistare diritti e condizioni di lavoro migliori. Varcò i confini francesi e, nonostante la risposta repressiva di molti governi, la manifestazione del 1° maggio del 1890 (la prima manifestazione internazionale della storia) registrò un’altissima adesione. Dopo decenni di battaglie operaie e lotte sindacali, le otto ore lavorative verranno dichiarate legali in Italia soltanto con il Regio decreto n. 692 del 1923, durante la fase legalitaria del governo Mussolini, prima della svolta autoritaria del gennaio 1925 che fece seguito al delitto Matteotti. A partire dal 1924, il fascismo aveva anticipato la celebrazione al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenuto per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”.  Dal 1947 la Festa del lavoro e dei lavoratori diventa ufficialmente festa nazionale italiana.

Particolare di una cartolina della collezione di Carlo Giacone, risalente all’epoca del raduno del 1° Maggio 1911. L’albergo ristorante Corona grossa aveva l’ingresso di fianco ad una delle torri dell’attuale Via Roma a Giaveno. Forniva anche un servizio di vetture e cavalli ed era gestito dalla famiglia Dalmasso. Nel 1933 il Ristorante Corona lo gestiva Luigia Dematteis col marito Giuseppe Tarasco e l’hanno tenuto fino al 1937 circa. Il ristorante era ancora attivo nel Dopoguerra.

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