Macario, dimenticato da Torino, non da Coazze

A quasi 120 anni dalla nascita e a 41 dalla morte Torino non ha ancora trovato tempo e luogo per dedicare un ricordo ad Erminio Macario. Coazze si. Macario ci veniva a passare qualche giorno di vacanza, spesso ospite dei Casaleggio nella bella villa di Viale Italia. Erano i tempi del boom economico e di una Coazze tornata ai fasti della villeggiatura. Dopo quella elitaria di inizio secolo, quella di massa ma anche di qualità del dopoguerra portava a Coazze, in luglio e agosto, migliaia di persone. Tra queste Macario, omino di teatro, di cinema, di varietà televisivi. Personaggio comico e a volte patetico, ma non drammatico. Diceva che calarsi in parti come quelle di “Monsu Travet” lo faceva soffrire troppo.    Un po’ Chaplin e un po’ clown, con il viso a uovo, le gote rosse e il ricciolo a virgola sulla fronte.  Una faccia da monello, dipinta di furbizia e di innocenza, capace di marachelle mai cattive, di scherzi mai pesanti, di battute mai oltre il limite del buon gusto. Giusto quindi intitolargli la Scuola dell’Infanzia di Via al Castello. Sul palcoscenico era un fanciullino pascoliano. Le traversie la sua vita le ha avute, la gavetta a pane e cipolle, l’ansia di incontrare sempre i mutevoli gusti del pubblico, il successo e il flop dei suoi tentativi cinematografici, da ultimo la tribolata vicenda della “bomboniera”, il Teatro che non è riuscito a sopravvivergli. Ma sul palco o sul set anche a settant’anni restava bambino, lo sguardo stralunato e il ciuffo sbarazzino creavano empatia e ne facevano una birba sempre perdonabile, a cui le sue “donnine” potevano offrire una caramella con gesto assolutamente naturale.

Erminio Macario, noto semplicemente come Macario è nato a Torino il 27 maggio 1902 e vi è morto il 26 marzo 1980. È stato un popolare attore e comico italiano di teatro, cinema e televisione. Nella sua lunghissima carriera ha messo in scena oltre cinquanta spettacoli, 44 film e duettato con 101 primedonne, da Wanda Osiris a Sandra Mondaini, a Marisa Del Frate, a Lauretta Masiero, a Gloria Paul, a Rita Pavone.

Intervista a Macario – LA STAMPA del 28 agosto 1976
La Scuola d’infanzia “Erminio Macario” a Coazze

Commenti e ricordi

Anna Maria Rosa Brusin Mi ricordo molto bene di Macario che alla fine degli anni ’50 soggiorna alla Pensione Rosa Brusin in via Amprino, con la moglie ed i figli Alberto e Mimmo. La famiglia Casaleggio a quei tempi affittava un appartamento a piano terra della casa Rosa Brusin, la stessa che aveva ospitato Pirandello nel suo soggiorno a Coazze, in visita alla sorella. Mimmo, il figlio più giovane veniva sempre a giocare nel giardino e nel contiguo grande cortile, con Mario e Maria Rosa Casaleggio, Gianni e Giorgio Ricciotti, i fratelli e le sorelle Tosco, Anna Borio ed io. Macario veniva spesso in visita al sig. Tino Casaleggio, che era anche il suo impresario teatrale. Bellissimi ricordi di estati passate in loro compagnia.

Stefania Rissone Io me lo ricordo, da piccola gli portavo sempre Stampa Sera (sono la nipote di Maria d’Prüdènta, la giornalaia di Via Matteotti) nel pomeriggio e lui o la sua tata Fiandra mi regalavano le caramelle, una fantastica persona.

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