Via XX settembre era “la cuntrà di magnìń”

Cuntrà di magnìń

Nel Medioevo l’attuale via Roma era la “strà dël fusàl”, occupata in gran parte dal fossato che costeggiava la cinta muraria trecentesca ed era una stradina secondaria, l’attuale via XX Settembre era il principale attraversamento di Giaveno sulla direttrice Avigliana – Cumiana. La zona era detta “Cuntrà di magnìń” (Contrada dei fabbri e degli stagnari), perché evidentemente era una zona di produzione artigianale.

Mappa rielaborata sulla base di quella pubblicata in “Ricuperare l’immagine urbana di Giaveno” di C. Ronchetta e P. Delpiano, 2002. In rosso l’attuale Via XX Settembre.

Nel 1736 su questa via prospettavano alcune filature di cotone, proprietà di Giovanni Battista Morello (vicino alla ex scuola Anna Frank), di Francesco Decruce e di Giovanni Francesco Grandis. Uno degli edifici più imponenti, la Casa Sasso, divenne il Municipio di Giaveno. Quando esso fu trasferito nella sede attuale grazie alla donazione di Teresa Marchini del 1926, l’edificio rimase sede dell’Ufficio Postale e della Pretura e ospitò anche le scuole elementari femminili. Ridotto a precaria sede di associazioni, dopo anni di decadenza è in corso un progetto di riqualificazione dello slargo e si spera anche dell’edificio.

Paul Scheuermaier percorse l’Italia nel 1956, scattando alcune foto anche a Giaveno. Portone in legno, acciottolato col tipico canale di scolo centrale e venditore ambulante di sapone con carretta. Sullo sfondo il campanile. All’imbocco della via in Piazza Claretta una targa posta dal Circolo Culturale “Brodolini” ricorda che era la contrada dei fabbri e degli stagnari.

Prima e unica via pedonale

Cambiato, ma non stravolto questo angolo di Via XX Settembre. Il portone ricalca quello in legno, ma è in metallo, la pavimentazione è lastricata, non più acciottolata, le botteghe artigiane hanno lasciato il posto ai negozi e certo non si vede più passare un venditore ambulante con la merce sulla carretta.

Nel dopoguerra, col traffico spostato su Via Roma, via XX Settembre è diventata una strada a traffico locale, ma comunque ricca di esercizi commerciali e questo ha indotto l’amministrazione comunale, negli anni Novanta, a renderla la prima, e per ora unica, strada pedonale di Giaveno.

Questione Romana

A differenza del IV marzo, ricorrenza dello Statuto ignota ai più, la data del XX settembre evoca in molti la breccia di Porta Pia e l’annessione dello Stato Pontificio, con Roma che diventa capitale del Regno d’Italia.

Cavour aveva fin dal 27 marzo 1861 tracciato le linee dei rapporti col Papa: “Libera Chiesa in libero Stato” era stata la chiosa al discorso cui seguì la proclamazione di Roma capitale (virtuale) d’Italia. Lo statista morì pochi mesi dopo e la “questione romana” si complicò. Da un lato Napoleone III che si atteggiava a difensore del Papa ammiccando al voto dei cattolici francesi, dall’altra Garibaldi che ogni tanto forzava la mano, 1862 Aspromonte e 1867 Mentana, costringendo gli eserciti a intervenire per fermarlo. In mezzo gli inutili tentativi diplomatici per convincere il Papa a rinunciare al secolare potere temporale. Ma il 1° settembre 1870 Napoleone III veniva sconfitto e imprigionato a Sedan dai prussiani, abdicava il 4 e in Francia si proclamava la Terza Repubblica.

La lettera con cui il 7 settembre Vittorio Emanuele II comunicava alle potenze europee l’intento di occupare Roma, garantendo incolumità e libertà del Papa, non suscitò reazioni negative, se non da Pio IX stesso, che disse all’ambasciatore italiano conte Ponza di San Martino, latore di tale lettera: «Non sono profeta né figlio di profeta; ma in realtà vi dico che non entrerete a Roma». Ma Raffaele Cadorna aveva ammassato 50.000 uomini ai confini e la resistenza dei 13.624 soldati pontifici avrebbe solo prodotto morti e feriti.

 Il pontefice ordinò un’opposizione solo formale allo scopo di rendere comunque evidente la violenza subita, ma di evitare spargimenti di sangue.  Minacciò inoltre di scomunica chi avesse ordinato l’attacco. Questa minaccia verrà elusa da Cadorna delegando l’ordine di cannoneggiamento al capitano d’artiglieria  Giacomo Segre, che era ebreo.  Il 20 settembre, dopo alcune ore di bombardamento venne aperta una larga breccia nelle Mura Aureliane nei pressi di Porta Pia. Quasi subito il generale pontificio Kanzler alzò bandiera bianca, ma alcuni papalini aprirono il fuoco e alla fine dello scontro vi furono circa 70 morti. Il Papa si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo Stato e dichiarandosi prigioniero politico.

La breccia venne aperta a cannonate di fianco alla Porta Pia, che si apre nelle Mura Aureliane che cingono Roma.

Senza possibilità di dialogo il Parlamento italiano assegnò unilateralmente ampie garanzie di inviolabilità personale e libertà pastorale al Papa, con la Legge delle Guarentigie il 13 maggio 1871. Poco prima, in febbraio, era stata trasferita ufficialmente da Firenze a Roma la capitale del Regno. Ancora nel 1874 Pio IX col famoso “non expedit” (non conviene) sconsigliò apertamente ai cattolici e agli ecclesiastici di partecipare alla vita politica del Regno d’Italia e di andare a votare. Nel gennaio 1878 non tolse ufficialmente la scomunica al re moribondo, anche se consentì informalmente che Vittorio Emanuele II avesse i conforti religiosi. Circa un mese dopo, il 7 febbraio 1878, moriva anche Pio IX, sarà il suo successore Leone XIII ad affrontare con l’enciclica Rerum Novarum le problematiche della rivoluzione industriale e a reinserire i cattolici nella vita politica e sociale dello stato. Il XX settembre rimase festa nazionale fino alla stipula dei Patti Lateranensi del 1929.

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