San Martino a cavallo e San Camillo infermiere

L’elemento più caratteristico della festa di San Martino a Giaveno è sicuramente il Santo dal rosso mantello che guida a cavallo la processione attraverso il borgo, seguito dalla gente con lo stendardo dell’Antica Società di San Martino, che ancora oggi organizza la festa. Pochi sanno che compatrono del borgo è San Camillo de Lellis, che nel 1500 entrato in ospedale come malato si trasformò in infermiere e assistente spirituale, rivoluzionando con l’ordine dei Camilliani l’assistenza infermieristica.  

L’antica società di San Martino, dopo i rallentamenti del Covid, torna quest’anno a proporre la festa con molti dei tradizionali intrattenimenti, dal pranzo sociale ai giochi bimbi, alla corsa campestre, alle celebrazioni liturgiche con la distribuzione del pane della carità. Tornerà anche la sfilata col San Martino a cavallo..

Un borgo antico

La chiesa attestata nel 1031 e il mulino del 1218 ci dicono che la borgata San Martino è uno degli insediamenti più antichi di Giaveno. Come la vicina borgata Villa sorgeva a guardia dell’ampio terrazzo naturale di Giaveno, accessibile attraverso strette porte a gomito. Quella di Villa, esclusa dal traffico dalla rettilinea via Pio Rolla, ha avuto un crollo qualche tempo fa, quella di Ruata Sangone è ancora oggi l’incubo dei camionisti, che per fortuna hanno alternative. L’antica cappella, citata in un documento del 1031 come dipendente dal Monastero di San Solutore, andò distrutta e non compare nella mappa Rabbini del 1865. Quindi  è sicuramente posteriore a questa data l’edificio che l’ha sostituita, la piccola ma graziosa e ben tenuta chiesa dedicata a San Martino, presso la quale si celebra la festa patronale del borgo nella ricorrenza del santo (11 novembre).

La borgata appartiene alla Ruata Sangone, tradizionalmente ancora divisa in “alta” e “bassa”, comprende anche le nuove zone residenziali nate ai lati di via XXV Aprile (la strà di ciàt – la strada dei gatti), Via Beale, Via dei Sabbioni e via Genolino, dove sorge la scuola d’infanzia “Mariele Ventre”.

Nei pressi della borgata Grangia si vedono gli edifici del Cotonificio, primo nucleo di una fiorente zona industriale fondata dalla famiglia Rolla e lungo il Sangone è stato ben restaurato “lu mùliŋ du Détu”, risalente al 1218.

La Chiesa di San Martino in una inquadratura particolare.
Una cappella dedicata a San Martino compare in uno dei più antichi documenti riguardanti Giaveno, un diploma del 1031 in cui si afferma che essa appartiene ai monaci del convento torinese di San Solutore. Il nome di rione San Martino viene ancora dato alla parte più alta della Ruata Sangone, ed il santo viene festeggiato l’11 di novembre con una bella processione con un attore a cavallo che lo rappresenta. La chiesa di oggi ha sostituito la cappella originaria ed è stata edificata sul finire dell’800.
L’interno della chiesa, sull’altare il quadro con San Camillo, la Madonna e San Martino vescovo.
Una veduta della Ruata Sangone “bassa”.

San Martino

Nacque in Pannonia (odierna Ungheria) nel 316. Arruolato nella cavalleria imperiale, prestò servizio in Gallia, dove avvenne l’episodio per cui ancora adesso è ricordato. Incontrato un povero viandante che tremava per il freddo, tagliò con la sua spada il mantello e gliene diede metà (più probabilmente divise la stoffa dalla pelliccia che foderava all’interno il mantello dei soldati romani). Il clima cambiò e non patì il freddo. La notte seguente sognò Gesù, che gli rivelò di essere lui stesso il viandante. Martino si fece battezzare e nel 361 fondò a Ligugé il primo monastero dell’Europa occidentale. Nel 371 fu eletto vescovo di Tours e fondò a Marmoutier una comunità per la formazione del clero. Morì nel 397 nella cittadina di Candés e fu sepolto a Tours. Al miracolo del mantello si collega l’estate di San Martino, giorni di tepore attorno all’11 novembre, giorno della sua festa.

Processione nel borgo di San Martino, 2016, dal sito Facebook dell’Antica società di San Martino.

San Camillo de Lellis

San Camillo de Lellis è il compatrono del borgo. Uno scavezzacollo abruzzese, che dopo una adolescenza e una giovinezza inquieta si convertì, ma venne rifiutato dal convento perché affetto da una piaga in continua suppurazione. Finì nell’ospedale romano di San Giacomo, detto degli “incurabili”, dove i malati affetti da malattie ripugnanti venivano scaricati e abbandonati alle “cure” di altri disperati che spesso li ignoravano, lasciandoli morire.  Camillo reagì, prodigandosi nell’assistenza, fondando i Camilliani, dediti alle cure non per soldi ma per vocazione religiosa e di fatto divenne  il fondatore della assistenza infermieristica, la cui esperienza ci ha lasciato nelle “Regole per ben servire i malati”, una preziosa testimonianza di tecniche infermieristiche finalizzate al benessere del malato. Alla sua morte, avvenuta il 14 luglio 1614, l’Ordine dei Ministri degli Infermi contava oltre 300 adepti distribuiti in 14 conventi e 8 ospedali.

N.1550 + 1614, festa il 14 luglio, data della morte

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