“Saluti dalla Storia”, firmato “Cartolina moribonda”

Chi di noi, in viaggio o in vacanza quest’estate, ha spedito una cartolina ad amici o parenti? Non mi stupisco se la risposta è nessuno, e mi ci metto anch’io. La rivoluzione informatica è strana, a differenza di altre, zitta zitta si è insinuata nella nostra vita e la sta trasformando quasi a nostra insaputa. Smartworking, DAD, delivery, Amazon, email, post, facebook, whatsapp, instagram e twitter non sono più parole incomprensibili, non sono più solo parole, ma sono diventati il nostro modo di essere, di vivere, di comunicare. Sempre meno lettere e cartoline, sempre più pacchi, “post” e “selfie”. Le cartoline, incalzate dalla calamità delle calamite, stanno sparendo anche dai negozi di souvenir. È la legge di mercato. Perché spendere per una cartolina, faticare a trovare i francobolli e una buca delle lettere, quando un clic gratuito porta immediatamente la stessa veduta, “arricchita” dalla nostra presenza, ad amici e parenti? Quel rettangolo di carta colorata che un secolo e mezzo fa, grazie all’invenzione del francobollo, ha cominciato a diffondersi e a portarci il mondo il casa, forse tra qualche secolo sarà studiato come un cimelio del passato, come facciamo ora con gli incunaboli medievali o i frammenti di lapidi latine. Già ora le cartoline d’epoca sono trattate come reperti archeologici, studiate da appassionati cultori e collezionate a cifre consistenti. Alcune sono delle opere d’arte, tutte ci portano i saluti di epoche passate, arricchiti da note di storia, di costume, di vite lontane.

Se ne spediscono poche, ma se ne comprano ancora di cartoline illustrate, souvenir tangibile di un viaggio o di un’emozione. Forse dicendo che la cartolina è moribonda ho esagerato. Me lo auguro.

Si inaugura oggi alle 18,30 la mostra di cartoline d’epoca nella Chiesa dei Batù, visitabile fino a domenica sera, in concomitanza con la festa del pane.
Uno scorcio della mostra.

Testimoni della storia

La cartolina è un documento storico. Inquadra uno scorcio, fissa un momento e ce lo racconta, o ce lo ricorda, se non c’è più. A Giaveno la toponomastica aiuta in qualche caso a identificare edifici che ci sono ancora ma hanno mutato destinazione, via Seminario, via Ospedale. Ma solo nelle fotografie e nelle cartoline d’epoca resta la memoria di una stazione ferroviaria, capolinea di un treno fondamentale per lo sviluppo economico e turistico della valle. Chiusa la ferrovia, demolita la stazione per far posto a un gigantesco condominio, dedicato il “viale delle stazione” alla Regina Elena, restano le cartoline come testimonianza della stazione di Giaveno.

Collezione cartoline d’epoca di Carlo Giacone

Leggere una cartolina antica vuol dire leggere la storia. Questa immagine con lo spigolo della parrocchiale di San Lorenzo a sinistra indica con precisione dove si trovava la stazione. I carri col conducente sono in attesa di passeggeri e merci che, arrivati col treno, proseguiranno in “biroccio” il viaggio verso casa, verso le borgate o verso Coazze. È il percorso che ha fatto ad esempio Luigi Pirandello con la sua famiglia nell’agosto del 1901 per raggiungere a Coazze la sorella Lina. Spesso nelle antiche cartoline compaiono persone, forse richiamate da una opportunità inusuale o volute dal fotografo per animare la scena. La famigliola col cane e il signore benestante a destra incorniciano la veduta e mostrano la “moda” dell’epoca, anzi aiutano a datare la cartolina. Anche se il deltiologo (è questo il termine erudito che identifica lo studioso e collezionista di cartoline, dal greco δελτίον , deltion , diminutivo di δέλτος , deltos , “tavoletta per scrivere, lettera”), senza leggere il retro ed eventuali timbri postali, dal solo formato sa che la cartolina è anteriore al 1905. Nata per trasmettere messaggi a un costo dimezzato rispetto alla lettera, la cartolina aveva un formato piccolo 9×14 cm. e il retro destinato tutto all’indirizzo. L’illustrazione davanti lasciava spazi bianchi per scrivere i saluti. Se oltre a questi si scriveva qualche altro messaggio scattava la tariffa piena della lettera. Dopo il 1904-1907, a seconda dei paesi, cambiò il regolamento postale, il retro venne diviso tra indirizzo e spazio per il testo e il recto poté essere occupato per intero da un’immagine. La svolta fondamentale per arrivare, poi col colore, alla cartolina attuale era avvenuta.

Cosa ne pensi?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.