La saggezza popolare ha sempre messo in guardia contro i colpi di coda di freddo e di maltempo, anche quando il calendario dice primavera. La fotografia del signor Crivello, postata da Ornella Guglielmino su Facebook, conferma che i modi di dire sui giorni “amprimà”, di cui ho parlato in un altro articolo, non sono campati in aria. Sabato 3 aprile si è passati dal tepore primaverile della mattina a un’aria fredda che ha abbattuto la temperatura e poi a un temporale che ha scaricato sull’alta Val Sangone una violenta grandinata. Vedere il verde dei prati diventare bianco in poco tempo mi ha riportato indietro a una Pasquetta di tanti anni fa. Avrò avuto dieci anni e con la zia e mia cugina siamo andati a far merenda nei prati. Risalendo a piedi da Sangonetto la via dell’Indiritto siamo passati oltre le “Berghe”, facendo merenda dove pochi anni prima sorgeva “lu müliń d’Gàbrie”, spazzato via dal Sangonetto in piena nel 1947. D’improvviso il tempo si è guastato e ha cominciato a nevischiare, allora ci siamo spinti sulla strada verso “lu müliń d’ Sëń Grèisùń” trovando riparo, non dal freddo, sotto le “lòbie” delle baite. Nel frattempo la nevicata proseguiva alla grande e mia zia era disperata. Con due bambini spaventati e un paio di kilometri da fare sotto e nella neve. Non c’erano telefonini, ma mio padre aveva intuito la situazione e a un certo punto vedemmo spuntare il camioncino Fiat, comprato da poco per portare il pane nelle borgate e andare a prelevare sale e tabacchi al magazzino di Avigliana. Pigiati in quattro nel calduccio della cabina, con i tergicristalli scheletrici che lottavano a fatica con i “pataràs” che si accanivano sui vetri, scendemmo a passo d’uomo nel vorticare dei fiocchi e il dramma si trasformò presto in un’avventura da raccontare.