“Orlando Furioso”: mappe e tabelle per districarsi nel labirinto del primo canto

Per un gigante della letteratura italiana come Ludovico Ariosto, nel corso dei secoli si è stratificata un’abbondante produzione critica, con posizioni anche molto diverse. In un precedente articolo ho provato a sintetizzare alcuni aspetti della sua ideologia e delle sue tecniche narrative. Qui propongo il risultato di alcuni tentativi di trasferire i concetti a livello grafico, in tabelle e mappe che usavo a scuola per meglio illustrare il pensiero e le tecniche di Ariosto.

Mappa degli spostamenti e degli incroci del 1° Canto.
Rielaborata su un modello del prof. Roberto Crosio

Il documento PDF è basato sul primo canto dell’Orlando Furioso, che può considerarsi paradigmatico ed è anche l’unico che di solito le antologie scolastiche riportano per intero. In esso si anticipano i motivi del poema:

la selva come metafora della condizione umana, labirinto in cui errare (col fisico e col pensiero),

l’inchiesta (tutti i personaggi desiderano e cercano qualcosa),

la ricerca genera un moto centrifugo (che in seguito spingerà i personaggi in ogni dove e anche sulla Luna – Astolfo),

la ricerca spesso si riduce a un moto circolare, tornando al luogo di partenza il personaggio conferma la vanità del desiderio e la facilità dell’errore,

l’attesa viene costantemente illusa e delusa presentando come illusoria la realtà, che sfugge alla valutazione dell’uomo (”Ecco il giudicio uman come spesso erra!”),

l’ironia come chiave di lettura della realtà: al significato denotativo si sovrappone un significato connotativo a volte opposto, che va colto, non solo per capire il messaggio del poeta, ma anche per imparare ad affrontare al meglio la vita,

lo straniamento, che si collega all’ironia, è l’atteggiamento indispensabile per non perdersi nel labirinto, per non confondere illusione e realtà, per guardare al mondo con distacco e autocontrollo.

 Il tono medio, che il poeta ottiene applicando ironia e straniamento alle situazioni. Alternando il sublime al comico, il tono epico al disincanto si genera una sinusoide, ma l’effetto finale è uno stemperamento dei toni.

Appunti critici su Ariosto e sull’Orlando Furioso.

Grande fortuna iniziale, testimoniata da 154 ristampe nel corso del Cinquecento. Dal 1536, dopo la traduzione della Poetica di Aristotele e il progressivo irrigidirsi del dibattito sulle unità e sui generi letterari, meno fortuna e voci critiche, fino alla condanna formulata dallo Speroni. Foscolo coglie nel poema una virtù fantastica, è il genio romantico che crea una realtà tutta sua. Usa la metafora delle onde dell’oceano per rendere il senso del ritmo che ammira nel poema. Critico è De Sanctis che vede nel Furioso la decadenza ed il vuoto morale del Rinascimento, un culto della forma che è frutto di immaginazione e non di fantasia poetica. Anche per Croce nel poema nessun contenuto, valore, sentimento è profondamente sentito, ma non è un limite. Ariosto come un Dio contempla tutti gli aspetti del suo creato senza privilegiarne alcuno, perché tutti si fondono nel sentimento superiore dell’armonia, che li unifica attraverso l’azione smorzante ed amalgamante dell’ironia. Contini studiando le varianti del Furioso (1937) conclude che le correzioni rispondono alla ricerca dell’armonia delineata da Croce. Il saggio del 1954 di Lanfranco Caretti segna una svolta. Nega che in Ariosto ci siano indifferenza morale, scetticismo, pura evasione fantastica. Definisce “saggezza dolorosamente sperimentata” l’atteggiamento di Ariosto, che non evade in un mondo cavalleresco, che sente lontano ed inattuale, ma lo usa come sfondo per scrivere un “romanzo contemporaneo … delle passioni e delle aspirazioni degli uomini del suo tempo”, con volontà conoscitiva e accettazione serena della realtà.  Questo intento è confermato nelle Esperienze ariostesche da Cesare Segre (1966), che parla non di fuga dalla realtà, ma di “distacco giudicante”, capace di un’analisi che può essere considerata il culmine della scoperta rinascimentale dell’uomo. Critici più recenti si sono soffermati sull’”inchiesta” come motore del poema, ne hanno approfondito gli aspetti narratologici, hanno indagato l’irrazionale, la follia, l’inquieta religiosità che vi si manifestano.

Il primo canto evidenzia anche la maestria e gli strumenti con cui Ariosto padroneggia le scelte narrative:

Entrelacement – Il caotico intrecciarsi di incontri e scontri nella selva è gestito con abili interventi di raccordo.

Suspence – L’attesa dilatata o delusa non è solo riservata ai personaggi, ma anche al lettore. L’identificazione del personaggio è quasi sempre ritardata, anche di parecchie ottave, il passaggio da un episodio all’altro avviene sempre in momenti di tensione e potenzialmente tragici, al finale di un canto aperto fa seguito un inizio del canto successivo dedicato a un commento e non allo scioglimento della vicenda sospesa.

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