Oltre la collina, la Manica e poi il 12 dicembre 1901 l’oceano: Marconi inventa “l’aràdio”.

Guglielmo Marconi nasce nel 1874, nella tenuta paterna di Pontecchio, nel comune che oggi si chiama Sasso Marconi;  giovanissimo inizia sperimentazioni di comunicazione radio ispirandosi agli studi del fisico Hertz. Nel 1895 dopo vari esperimenti a distanza crescente, la prima trasmissione telegrafica senza fili avviene dal suo laboratorio alla collina di fronte, dove si è posizionato il fratello Alfonso insieme con l’aiutante Marchi e il maggiordomo Mignani. Marconi trasmette il segnale che aziona il campanello al di là della collina e un colpo di fucile in aria lo avverte che l’esperimento è riuscito. Questo è considerato l’atto di battesimo non solo della radio, ma  delle moderne telecomunicazioni che si basano sulla possibilità di riuscire ad effettuare collegamenti in assenza di linea di vista.

Guglielmo Marconi (Bologna 25 aprile 1874 + Roma, 20 luglio 1937)

Questa è la rivoluzione di Marconi, padre del wireless che oggi avvolge di segnali la nostra esistenza. Come capita purtroppo anche oggi Marconi si recò all’estero per ottenere sostegno e finanziamenti. A Londra brevetta la sua invenzione e si lancia in una spettacolare attività di promozione.  Nel 1898 effettua la prima trasmissione senza fili sul mare da Ballycastle (Irlanda del Nord) all’isola di Rathlin. Stabilisce un ponte radio tra la residenza estiva della regina Vittoria e lo yacht del principe di Galles, il futuro Edoardo VII, convalescente per una ferita al ginocchio. Nel 1899 i segnali radio attraversano il canale della Manica superando la distanza di 51 chilometri tra South Foreland e la stazione francese di Wimereux, presso Boulogne-sur-Mer. Era la prima comunicazione radiotelegrafica internazionale, stabilita tra due diversi Stati. Ma la dimostrazione più clamorosa delle potenzialità del radiosegnale Marconi la realizza 120 anni fa, il 12 dicembre 1901 i tre brevi segnali della lettera S dell’alfabeto Morse furono lanciati da Poldhu, in Cornovaglia, nel sudovest dell’Inghilterra, alle ore 12:30 e furono ricevuti dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, a oltre 3mila chilometri di distanza, vicino al porto canadese di St. John di Terranova, in Canada, da Persy Wright Paget, realizzando così un’impresa ritenuta impossibile.

Nel novembre del 1901 a Poldhu, in Cornovaglia Marconi installa un grande trasmettitore la cui antenna di 130 metri è costituita da sessanta fili tesi a ventaglio tra due piloni alti 49 metri e distanti fra di loro 61. Di qui partirà il segnale transoceanico.

Sei anni dopo la Marconi corporation inaugurò il primo servizio pubblico regolare di radiotelegrafia attraverso l’oceano Atlantico. Il 23 gennaio del 1909 il radiosoccorso portò al salvataggio degli oltre 1700 passeggeri del transatlantico statunitense “Republic”, che stava per affondare dopo essere stato speronato dal piroscafo italiano “Florida”. L’operatore radiotelegrafico Binns, che lavorava per la compagnia Marconi, continuò a lanciare per quattordici ore ripetute l’SOS, finché uno di essi fu ricevuto dal piroscafo “Baltic”, il cui comandante ordinò di cambiare rotta e diede il via all’operazione di salvataggio. All’indomani nel porto di New York, salvi tutti i passeggeri, Binns fu festeggiato come un eroe e la gratitudine coinvolse la figura del marconista, accelerando la popolarità di Marconi, che nello stesso anno, il 10 dicembre 1909, a Stoccolma  ricevette il premio Nobel per la fisica. Nel 1912 dal disastroso naufragio del Titanic si salvarono 700 persone anche grazie al soccorso radio. Marconi, che avrebbe dovuto partecipare al viaggio inaugurale, si salvò per un contrattempo che gli aveva impedito di partire. Partecipò alla Prima guerra mondiale  nell’Istituto Radiotelegrafico della Marina. Qui si convinse  che si dovevano abbandonare le onde lunghe a favore di quelle corte. Questa, una seconda rivoluzione del wireless, fu la mossa che consentì poi di sviluppare nuovi sistemi radio come i ponti radio a microonde e il RADAR. Nel 1920 avvenne la prima trasmissione audio e nel 1931 Marconi inaugurò la Radio Vaticana. Lo stesso anno un segnale partito da Roma illuminò il Cristo Redentore di Rio de Janeiro in Brasile. Personaggio di enorme prestigio e popolarità Guglielmo Marconi venne fagocitato dal fascismo, anche se non ne condivideva la politica antibritannica. Quando morì per un attacco cardiaco nel 1937 gli furono tributati solenni funerali di stato, a cui partecipò una folla immensa.

L’aràdio

La prima radio di famiglia me la ricordo come un cubo di legno di circa mezzo metro di lato. E si pronunciava in patuà legando l’articolo al nome: l’aràdio. Poi è iniziato un processo di miniaturizzazione, prima lento, con aggiunta di parti in plastica, poi rapido con la sostituzione delle valvole con transistor sempre più piccoli. Oggi la radio si nasconde in un bottone, una volta era un oggetto vistoso e soggetto a tassazione. A questo proposito ricordo e ripropongo un gustoso aneddoto postato da Ornella Guglielmino, la figlia di Oscar “lu panatèi”, sul gruppo Facebook “Racconti e ricordi della Val Sangone  e poi pubblicato nel libro omonimo, con alcuni simpatici commenti.

L’aràdio di Ornella Guglielmino

Anche noi avevamo “l’aradio”. Grande come un odierno televisore da 40 pollici. Troneggiava su un “bürò” in cucina, me la ricordo bene: era in legno di radica con due manopole grandi ed una serie di tasti che nessuno sapeva di preciso a cosa servissero. Dietro la “bütèia”, di fianco al pastìń, c’era la cucina. Entrando, proprio lì di fronte, c’era “l’aradio”. Io non ero ancora nata quando la comprarono però un giorno passò un ispettore Rai che chiese di verificare il pagamento dell’abbonamento, qualora avessero avuto un apparecchio radio. Siccome in quel momento c’era “lu Oscar ań ta buteia”, accompagnò quel signore nel retro e chiese a mia madre : “Nënti co in’aradio nuàuti?” Dal momento che era evidente che c’era ed era lì, ben visibile, mia mamma non poté negare l’evidenza. L’ispettore, sorpreso da tanta faccia tosta, scoppiò a ridere e non fece il verbale.
Da allora però bisognò pagarlo il canone!

Michele Rege: Mi ricordo tutto, “lu Oscar, la bütéia, lu pastìń” e la cucina. Mia nonna invece un giorno che passò un forestiero e faceva i complimenti alla borgata, si vantò di avere anche la radio, lui disse che proprio per verificare quello era venuto! Per un anno abbiamo pagato il canone. Poi quella radio è finita in un sacco e fatta piombare. Ne avevamo già un’altra più moderna, senza canone. Una questione di principio!

Giorgetta Usseglio: Stessa radio anche a casa mia. Un giorno smise di funzionare, non sapevamo che fare, portarla a riparare era un’impresa. Poi sentimmo un rumorino, dentro alla radio c’era un topo che si era mangiato i fili.

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