Parlate di lupi e la discussione si accende. Senza infilarmi nella polemica senza fine tra animalisti che li difendono e cacciatori e pastori che vorrebbero eliminarli, ho provato a cercare tracce del lupo non sulle montagne ma sui sentieri della storia.
Di scritto la mia ricerca, un po’ sbrigativa, non ha trovato niente sul lupo in zona, molto interessante e curioso invece l’episodio narrato da Guido Lussiana nel primo numero di “I chi amun”. Cacciatori coazzesi il 21 dicembre 1377 uccisero due orsi nella zona non a caso detta ancor oggi Pian dell’Orso e ne nacque una lite tra i Feyditi, signori di Coazze, e l’abate della Sacra di San Michele, che ne rivendicava uno.
Il collegamento tra la cattura degli orsi e il toponimo mi ha indotto a percorrere questa strada sfogliando la dettagliata ricerca toponomastica su Coazze di Mauro Lussiana e Carla Ru, da cui ho desunto i seguenti toponimi:
- Cumbà du Lù, 1375 m. – canalone pietroso posto sul versante rivolto a Sud della cresta di Pich du Paièi tra il Valùn du Ri Cëvrèi e il Valùń dl’Adrec. Nella parte più bassa è stata installata una cabina di raccolta dell’acquedotto consortile di Forno.
- Funtëńa du Lù (anche Funtëńa du diàu), 2370 m. – Sorgente che sgorga su un pendio arbustivo, a lato del sentiero che conduce al Monte Rübinët.
- l’eirà du Lù, 1435 m. – La radura del lupo, è una radura in un bosco di faggi, sul versante sinistro orografico del Vallone della Drèc, nei pressi della traccia di sentiero che dai Ciaudëń da Curéla sale al Piëń dël Bënè.
- Roch du Lù, 1435 m. – Masso situato sopra “l’eirà du lù”, sul versante sinistro del Valùń dl’Adrèc.
Colpisce non tanto il numero, quanto la distribuzione. Si va dal vallone della Balma a quello del Rio Cevrero e a quello del Sangonetto. Insomma una presenza distribuita. Forse proprio per difendersi dai lupi gli insediamenti più antichi sono chiusi, o più probabilmente per difendersi oltre che dagli animali anche dagli uomini. Le case hanno pareti esterne contigue che creano una barriera interrotta da porte, che di notte si chiudevano, e affacciavano su cortili interni. Esemplari in tal senso Sëń Tùnda e Sëń d’Alèt nella valle dell’Indiritto. Soprattutto Aletti, vista dall’alto, si presenta come una roccaforte cinta da una corona di muri in pietra a vista.
Verso la fine dell’Ottocento, quando la montagna si sovrappopolò, il lupo cominciò a perdere spazi, fino ad estinguersi all’inizio del Novecento. Dagli Anni Novanta, favorito dallo spopolamento e dall’inselvatichirsi della montagna, il lupo è tornato sui territori che aveva abbandonato, trovando nella debolezza degli animali importati, mufloni sardi, cervi e caprioli sloveni, facili prede di cui alimentarsi. Specie protetta e in espansione, il lupo è diventato un problema per i greggi e i pastori e viene attentamente monitorato, nel suo diffondersi e nel suo riprodursi, sia a livello locale, ma i dati sono di alcuni anni fa, che dal progetto europeo “Life Wolf Alps EU”, i cui dati sono aggiornati al 2018-2020.
L’argomento è trattato anche in alcune pubblicazioni della Regione Piemonte: Cronache di Palazzo Cisterna n.28
In bocca al lupo: come comportarsi se si ha a che fare col lupo.