Luigi Cugno sindaco: i 10 anni che cambiarono Giaveno

Giusta l’intitolazione della rinnovata sala consiliare di Giaveno a Luigi Cugno. Non solo perché gran parte della ristrutturazione della ex Cascina Molines nel Palazzo Asteggiano è avvenuta sotto la sua amministrazione, ma perché Luigi è stato uomo di partito (del PCI nelle sue varie evoluzioni), ma soprattutto uomo delle istituzioni, rispettoso dei ruoli e degli avversari, determinato ma mediatore. In tempi di proporzionale puro dal 1975 all’85 ha gestito Giaveno per 10 anni, con molto stress e coalizioni politiche eterogenee e risicate, imprimendo comunque una svolta significativa al paese. Si dice che il politico cattura i voti del presente e che lo statista prepara il futuro. Credo che Cugno sia stato, nel suo ambito, uno statista. Ha visto lontano e se oggi Giaveno sopporta il grande incremento demografico si deve anche alle sue scelte lungimiranti: l’acquedotto e le fognature, le scuole dall’asilo nido al liceo, la zona industriale e la circonvallazione. La circonvallazione direte voi? Si, nel piano regolatore approvato negli anni Ottanta, era tracciata la circonvallazione, dalla provinciale di Avigliana a quella per Trana e poi alla zona industriale e infine a salire fino al Pontepietra. Dopo quarant’anni solo un breve tratto è stato realizzato e i tir continuano a girare nelle rotatorie del centro per arrivare alla zona industriale. Ma non è colpa sua.

Il sindaco Luigi Cugno presiede il consiglio comunale nell’aula consiliare da poco inaugurata nel 1985.
Luigi Cugno accanto al sindaco Carlo Giacone e alla sua compagna di partito e di amministrazione Lilliana Giai Basté, nel 2018, in occasione della presentazione del libro Vita, morte e miracoli dell’ospedale di Giaveno – dalle origini al 1990, di Elisa Bevilacqua, Echos Edizioni. Come Sindaco e come consigliere Luigi Cugno si è sempre impegnato nella difesa dell’Ospedale di Giaveno.
Sabato 17 dicembre è avvenuta l’intitolazione della rinnovata sala consiliare di Palazzo Asteggiano all’ex sindaco Luigi Cugno.
La nuova sala consiliare è abbellita da quattro pannelli illustranti le stagioni in Val Sangone. Sono stati disegnati e donati da Luigi Stoisa, presente alla cerimonia.
La nuova sala consiliare è abbellita da quattro pannelli disegnati da Luigi Stoisa, illustranti le stagioni in Val Sangone.
Tra gli interventi più commossi quello del nipote, che ha compendiato l’energia del nonno nella frase: “Ha cresciuto una famiglia, ha cresciuto un orto, ha cresciuto un paese, Giaveno”.

Luigi Cugno (1933 – 2020)

In occasione del libro su “Giaveno e i suoi protagonisti”, nel 2005, ebbi occasione di intervistare Luigi Cugno. Ripropongo lo scritto, ne emerge non solo l’attività di sindaco, ma anche la personalità di un uomo capace di adeguarsi ai tempi, di confrontarsi, di mediare, senza mai rinnegare la sua chiara fede politica e soprattutto mettendola al servizio delle istituzioni.     

Luigi Cugno, nato nel 1933, è entrato in consiglio comunale nel 1959 nelle file del P.C.I. Dal 1975 al 1985 è stato per due mandati sindaco di Giaveno. Ha in seguito rivestito, salvo un breve intervallo all’inizio degli anni Novanta, la carica di Consigliere comunale. È deceduto nel 2020.
Giaveno e i suoi protagonisti, Aghepos 2006

Luigi Cugno, è un uomo d’alta statura sia fisica che morale, una personalità di spicco del mondo politico giavenese, da tanti anni un punto di riferimento della sinistra locale. Una passione che viene da lontano …

È stato il nonno materno, Cesare Daghero, a inculcarmi la passione per la politica, oltre che per  la caccia. Antifascista, era un riparatore di torti nato,  aveva un carattere sanguigno, forte. Io lo seguivo, lo ascoltavo, imparavo. È stato il primo sindaco di Giaveno del dopoguerra, subentrando nel marzo del 1946 al notaio Teppati del C.L.N., ed era un mito per me che muovevo i primi passi nella FGCI.  Nel 1959  mi sono presentato per la prima volta alle elezioni e sono stato eletto consigliere comunale nella lista del P.C.I. e da allora sono sempre stato in consiglio a Giaveno, con l’eccezione della tornata elettorale del 1990, quando mi sono preso un turno di riposo, non candidandomi.

Cesare Daghero, nonno materno di Luigi Cugno, primo sindaco di Giaveno nel dopoguerra.

Il momento culminante di questa lunga carriera penso sia stata l’esperienza decennale da Sindaco.

Sull’onda di una avanzata generale delle sinistre nell’estate del 1975 sono stato eletto sindaco dalla maggioranza comunista e socialista del consiglio comunale. Allora vigeva il proporzionale e avevo una maggioranza risicata, bastava un voto contrario per bloccarci. Ricordo quell’estate come un incubo esaltante. C’era tutto da fare e non avevamo esperienza. Miletto, il sindaco che mi aveva preceduto era una brava persona, ho pure celebrato il matrimonio di sua figlia qualche anno fa, ma non in grado di reggere in tempi di speculazione edilizia galoppante. Nel 1958 un tentativo di piano regolatore era costato le dimissioni dell’ingegner Sereno, erano seguiti anni di “brutti grattacieli e niente fognature”, come avevamo sintetizzato in un titolo de “La Tribuna”, il nostro periodico di partito. Ricordo un particolare della mia prima estate da Sindaco, che fa riflettere sulla politica. Giaveno non aveva infrastrutture adeguate, scuole sparse in aule d’affitto e di fortuna, un acquedotto insufficiente ed io ero soprattutto impegnato a contrastare la lobby dei venditori del mercato, che non accettavano la nuova sistemazione delle bancarelle, manifestando sotto il Municipio e smuovendo pressioni dall’alto.

È stata comunque, come dicevo prima, un’esperienza esaltante, soprattutto nel primo quinquennio. Sfortunata, perché sono deceduti quattro consiglieri, tra cui l’assessore ex comandante partigiano Carlo Asteggiano a cui abbiamo intitolato il nuovo palazzo di uffici comunali, piena di problemi, ma  alla fine veramente soddisfacente. Nel 1960 il sindaco Pallard aveva risposto a una nostra interrogazione consiliare sull’istituzione della scuola media, che a Giaveno bastavano il Pacchiotti e Maria Ausiliatrice e questo dà la misura del problema scolastico che abbiamo dovuto affrontare. Abbiamo costruito sette scuole in pochi anni. Già nel 1979 inauguravamo l’Asilo nido e la scuola media “Gonin”, seguivano palazzo “Asteggiano”, inizialmente adibito a scuola, l’ampliamento delle elementari di Ponte Pietra, la nuova scuola di borgata Selvaggio, il primo liceo di Giaveno, allora chiamato “BUS-TUS”, e infine la scuola elementare “Crolle”. Non sono strutture bellissime, ma dovevamo fare i salti mortali. Per la “Gonin” ad esempio avevamo un finanziamento per 15 aule, ma sapevamo che non bastavano, e siamo riusciti a farne 24 e ad inserirci la piscina, un servizio allora all’avanguardia e di cui ancora adesso Giaveno gode.  Con la squadra operaia che avevo allestito in Comune facevamo molti lavori in economia. Così è avvenuto ad esempio per la captazione del rio Meinardo, che ha raddoppiato la portata dell’acquedotto comunale, affidando gli scavi alla ditta Margrita e le opere ai nostri operai. Penso che la buona amministrazione si possa vedere anche da qualche dato. In quegli anni il personale comunale era salito di poche unità, eppure sedute consiliari e deliberazioni erano raddoppiate e il bilancio gestito era passato da qualche centinaio di milioni a due miliardi e mezzo.

Questi soldi in più arrivavano dallo Stato o dalle tasche dei cittadini ?

Bisogna innanzitutto precisare che erano tempi di inflazione galoppante, ma occorre anche  dire che mettendo un po’ d’ordine e di impegno nelle riscossioni i risultati si sono visti. Ad esempio gli oneri edilizi erano previsti, ma si riducevano ad un’impegnativa che finiva dimenticata in un cassetto. Ho passato intere giornate a convocare i giavenesi e a convincerli a rispettare un pezzo di carta che di fatto potevano anche ignorare. C’è anche stata l’eredità Crolle. Un’altra odissea. L’avvocato aveva lasciato al Comune e alla vedova un patrimonio miliardario, ma in case e negozi e venirne a capo è stato un’impresa. Con buon senso e opera di convincimento abbiamo portato in porto acquisti e permute con privati, enti e istituzioni religiose. Dall’Opera Sacro Cuore abbiamo acquistato il terreno per l’asilo nido, la permuta della proprietà Schioppo con l’istituto Maria Ausiliatrice ha consentito l’apertura del Centro Sociale Aperto, gestito anche utilizzando gli obiettori di coscienza, e fornito i terreni su cui è sorta la Scuola elementare “Crolle”. La permuta con la ditta Rubinetti ha permesso l’ampliamento delle scuole di Ponte Pietra e della nuova piazza. Solo per i terreni della scuola media “Gonin” si è arrivati all’esproprio.

Qual è dunque il bilancio complessivo di questa esperienza amministrativa ?

Coinvolgente e snervante. Sempre sulla breccia, incalzati ed esaltati dai problemi. Trascuravo il mio negozio di agraria, portavo personalmente le delibere al Comitato di Controllo per accelerare le pratiche, non esistevano rimborsi spese, lo stipendio massimo era nell’85 di 350.000 lire che giravo subito al partito. In Consiglio si era sempre sul filo del rasoio, ma ho trovato anche preziosi collaboratori. Vorrei ricordare la compagna di partito Lilliana Giai Bastè, il Cavalier Giuseppe Ruffino socialista e anche il rapporto leale con Giovanni Oliva, liberale. L’alleanza non proprio naturale col suo partito ha consentito il mio secondo mandato. Erano disposti ad appoggiarmi anche per la terza volta, ma io non me la sono più sentita di reggere quello stress per altri cinque anni. La carica ideale era intatta, le energie un po’ meno. Giaveno aveva cambiato volto, speravo che qualcuno a sinistra potesse prendere il mio testimone, purtroppo è andata diversamente.

L’articolo di Alberto Tessa dedicato da La Valsusa al funerale di Luigi Cugno, avvenuto l’8 giugno 2020.

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