“Lu pëń d’mèlia” – il pane di meliga

1986, Pietro Ostorero mentre modella le pagnottine di pane di meliga pronte da infornare. Molte famiglie in vista del Natale portavano il pëń d’mèlia a cuocere nel forno a legna di mio padre in Borgata Sangonetto.

Pane di meliga

“Quest’anno, trattenuto dagli affari, non sono potuto partire all’antivigilia per assistere colla mia cara vecchietta alla messa di mezzanotte e far quindi il cenone con lei e la famiglia Prever, da tanti anni amica di casa nostra. Sono arrivato la mattina del venticinque, e ho trovato la povera zia Velia in lagrime e desolata  “… Niente capponi, niente pan giallo” (da “La Messa di quest’anno” di Luigi Pirandello – testo completo)

Il “pan giallo” citato da Pirandello in questa breve novella ambientata a Cargiore (così chiama  Coazze), è il pane di meliga (pëń d’mèlia), dolce tipico del Natale coazzese, quando il panettone era ancora sconosciuto da queste parti.

Si preparava impastando farina di mais, zucchero e acqua; si facevano poi delle pagnottelle che venivano cotte nei forni di borgata nei giorni antecedenti il Natale.

La tradizione del pane di meliga è caduta un po’ in disuso, chi ancora lo prepara ha arricchito la ricetta sostituendo l’acqua con il latte e aggiungendo di solito al pastone dell’uva passita.

(da Coazze … ognuno a suo modo, Guido Ostorero, Edinfolio, 1980)