La Sindone è scampata a due incendi, l’affresco di Giaveno sopravvivrà?

La Santa Sindone, che i Savoia acquistarono da Margherita di Charny nel 1453 e che poi cedettero al Papa quando andarono in esilio nel 1946, ha avuto una storia travagliata. Più volte trasferita e nascosta per sfuggire ai nemici, è sopravvissuta a due gravi incendi.

A Chambéry – La notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532, la cappella in cui la Sindone è custodita va a fuoco, e il lenzuolo rischia di essere distrutto: un consigliere del duca, due frati del vicino convento e alcuni fabbri forzano i cancelli e si precipitano all’interno, riuscendo a portare in salvo il reliquiario d’argento che era già avvolto dalle fiamme. Alcune gocce d’argento fuso sono cadute sul lenzuolo bruciandolo in più punti. La Sindone è affidata alle suore clarisse, che la riparano applicando dei rappezzi alle bruciature più grandi e cucendo il lenzuolo su una tela di rinforzo.

A Torino – Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997 un incendio scoppiato nella Cappella della Sacra Sindone o Cappella del Guarini, mette di nuovo in pericolo il Santo Sudario. La Sindone, tuttavia, non fu direttamente interessata dall’incendio poiché il 24 febbraio 1993, per consentire i lavori di restauro della Cappella, era stata provvisoriamente trasferita (unitamente alla teca che la custodiva) al centro del coro della Cattedrale, dietro all’altare maggiore, protetta da una struttura di cristallo antiproiettile e antisfondamento appositamente costruita. Nel 2002 la Sindone viene sottoposta a un intervento di restauro conservativo: vengono rimossi i lembi di tessuto bruciato nell’incendio del 1532 e i rattoppi applicati dalle suore di Chambéry; anche il telo di sostegno (la “tela d’Olanda”) applicata nel 1534 viene sostituito. Il lenzuolo inoltre viene stirato meccanicamente per eliminare le pieghe e ripulito dalla polvere.

Il trasferimento da Chambéry a Torino era avvenuto nel 1578, in gran segreto. Emanuele Filiberto, che aveva fatto la scelta “italiana” di portare la sua capitale dalla Savoia a Torino, voleva portarvi anche la preziosissima reliquia. Colse l’occasione quando il cardinale di Milano Carlo Borromeo, cugino e mentore del manzoniano Cardinal Federico, intraprese il pellegrinaggio di cui aveva fatto voto durante la peste del 1576. Per agevolarlo e in gran segreto la Santa Sindone venne portata a Torino, “provvisoriamente”, e da allora è rimasta, nella Cappella del Guarini appositamente costruita e che dopo l’incendio del 1997 è ora di nuovo visitabile.

Dopo aver visto la Sindone il cardinale si spinse fino a Giaveno, dormendo nel castello, e di qui alla Sacra di San Michele. Forse in memoria di questo passaggio venne affrescata la Sindone sulla parete di Casa Guglielmino, dove Via Maria Ausiliatrice piega a ovest verso la Buffa e incrocia Via XXIV maggio e Via Sant’Antero. Purtroppo l’affresco è in grave stato di degrado. Non so di chi sia la proprietà, ma un intervento tempestivo potrebbe ancora recuperalo. Sarebbe inoltre molto interessante trovare notizie sulla sua datazione e sull’autore. Per quel che si intravede ancora le figure sono di buona fattura.

L’impianto scenico ricorda quello delle Deposizioni, soggetto di un affresco della Sacra di San Michele e di un quadro del Santuario della Madonna dei Laghi di Avigliana.
Particolare del volto impresso sulla Sacra Sindone. In occasione della ostensione del 1931, in due occasioni, nella notte tra il 3 e il 4 maggio e, prima della funzione di chiusura, tra il 22 e il 23 maggio, il fotografo torinese Giuseppe Enrie effettuò una nuova serie di fotografie per un totale di dodici lastre ortocromatiche che risultarono particolarmente riuscite proprio grazie a tale caratteristica tecnica, capace di esaltare la definizione e il contrasto dell’immagine
Nel 1408 il conte Amedeo VIII, figlio di Amedeo VII, il Conte Rosso, e futuro primo Duca di Savoia, decise di erigere nel castello di Chambéry una cappella in stile gotico fiammeggiante. Questa cappella, tra il 1502 ed il 1578 ospitò anche la Sacra Sindone che venne successivamente trasferita a Torino. La “Sainte-Chapelle” venne ristrutturata nel 1655 nelle attuali forme barocche da Amedeo Castellamonte.
La Cappella della Santa Sindone a Torino. Fatta costruire da Emanuele Filiberto, che vi volle essere seppellito (tomba bianca a sinistra). La portò a compimento l’architetto Guarino Guarini, ideando geometrie barocche basate sul numero 6, i giorni della creazione. Ad Antonio Bertola si deve l’altare e l’urna bifronte, verso il Duomo e il Palazzo Reale. Custodì la Sindone, pur con varie interruzioni dovute alle guerre, dal 1694 al 1993. L’altare testimonia ancora i danni dell’incendio che ha devastato la Cappella l’11 aprile 1997.
Nella chiesa giavenese di San Rocco, ex voto della peste del 1630, fa da ancona all’altare un anonimo e curioso dipinto monocromo dove sotto la Vergine con Bambino sono effigiati i tre santi dedicatari della chiesa, Sebastiano, Rocco e Carlo Borromeo, in basso a destra.
L’arredo urbano della Piazzetta di Sant’Antero è stato ridisegnato con la pavimentazione lastricata e la fontana, quasi nulla è mutato di Casa Guglielmino, oggetto ai primi del Novecento di un accurato recupero, ampiamente lodato da Don Pio Rolla nella sua “Guida di Giaveno e dintorni” del 1935.
Fotografia di Edmondo De Amici.: Anni Settanta, nella rientranza di Casa Guglielmino che si affaccia su Via Maria Ausiliatrice è dipinto l’affresco della Sindone. Un tempo era questa la via principale che saliva a Coazze e vi sorgeva la Porta di Buffa, che si apriva nella cinta muraria trecentesca, di cui rimangono alcune torri in Via Roma.

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