Il “Fisiologo”, bestiario medievale, e “Il bestiario d’amore”

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fisiologo unicorno
Particolare da La Dame à la licornearazzo fiammingo del XV secoloHôtel de Cluny.
Il Bestiario d’amore (in lingua originale Li Bestiaires d’amours) è l’opera letteraria più importante e famosa di Richard de Fournival scritta a metà del XIII secolo, probabilmente prima del 1252, in francese.

Il Fisiologo rientra nel genere enciclopedico, che si affermò nei primi secoli d.C., e che avrebbe avuto larga fortuna per tutto il Medioevo.

Nel trattare degli animali si ricercavano piuttosto i significati riposti (allegoria) desumibili dai loro comportamenti, che non la loro reale natura.

I bestiari erano opere scritte a fini didattico-morali che, descrivendo alcuni animali, associavano loro vari significati morali. Il primo Fisiologo, il Physiologus, fu scritto in greco, da autore ignoto, probabilmente tra la fine del II secolo d.C. e i primi anni del III d.C. ad Alessandria d’Egitto.

 Agli animali descritti nei bestiari – come iniziarono a chiamarsi i fisiologi nel Medioevo – venivano attribuiti vizi e virtù da evitare o emulare, in base alle dottrine cristiane. Nel simbolismo medievale il significato  prevaleva sul significante, animali mai visti come draghi e unicorni o comportamenti fantasiosi non erano messi in discussione perché erano portatori di un messaggio morale cristiano.

Ad esempio secondo il Fisiologo greco e latino il leone ha tre nature:

  • se si accorge di essere seguito dai cacciatori, mentre cammina copre le sue impronte con la coda; allo stesso modo Cristo facendosi uomo ha nascosto la propria divinità;
  • anche quando dorme, i suoi occhi vegliano; allo stesso modo il Signore dormì nel sonno della morte sulla croce e nel sepolcro, mentre la sua natura divina continuava a vegliare;
  • quando partorisce, si dice che il cucciolo nasca morto e che venga risvegliato, dopo tre giorni e tre notti, dal ruggito del padre che sopraggiunge; allo stesso modo Cristo fu resuscitato dal padre dopo tre giorni dalla sua morte (nel Medioevo il leone viene infatti utilizzato anche come simbolo di Resurrezione). Anche all‘aquila A vengono attribuiti comportamenti edificanti: stanca dagli anni, l’aquila vola verso il sole, che brucia le vecchie ali e la caligine dei suoi occhi, riacquistando il vigore della giovinezza. Così anche l’uomo deve guardare a Dio per poter rigenerare la propria coscienza.

Il Bestiario d’amore

Il Bestiario d’amore di Richard de Fournival, singolare figura di letterato e scienziato della prima metà del XIII secolo, è una brillante voce fuori dal coro dei trovatori della lirica cortese. Per convincere la sua donna, l’amante non corrisposto si dilunga in una trama di similitudini allegoriche, non prive, talvolta, di sottintesi erotici. Il testo si colloca tra le favolose descrizioni naturalistiche dei Bestiari e la fenomenologia dei comportamenti amorosi. In bilico fra trattazione scientifica (o pseudoscientifica) e sorridente caricatura dei solenni rituali cortesi, il Bestiario d’amore è soprattutto un seducente capriccio letterario in cui lo scrittore medievale si compiace di allineare, come scrive egli stesso, «cose che l’occhio dovrebbe trovare un grande diletto nel vedere, l’orecchio nell’udire e la memoria nel ricordare». Leone ed aquila vi si trovano, non più rapportati alla morale religiosa, ma al fenomeno amoroso:

Nel Bestiario d’amore si dice che il leone assalga l’uomo non appena questi lo guardi. Amore somiglia al leone: non assale infatti se non chi lo guarda. “Amore dunque cattura l’uomo ai primi incontri per mezzo degli occhi, e per questa via l’uomo perde il cervello”. Viene inoltre nuovamente citato concludendo: “Allo stesso modo si comporta un uomo saggio che abbia prudenza: quando è costretto a fare qualcosa che, se fosse conosciuto, gli attirerebbe il biasimo, usa precauzioni tali per cui nessuno lo sappia mai; in modo che la sua prudenza cancelli le orme dei suoi piedi, ossia la buona o cattiva reputazione che può derivare dalle sue azioni”.

Nel Bestiario d’amore si parla anche del becco aguzzo dell’aquila, simbolo di orgoglio, un sentimento contrario all’amore.