I piloni di Coazze

da I Piloni di Coazze di Silvio Montiferrari

I Piloni di Coazze, di Silvio Montiferrari, Melli, 1999
Presentazione del libro “I Piloni di Coazze”
il pilone della “Madonna della Rondine” intorno al quale è stato costruito il santuario della Madonna dei Laghi, di Avigliana
La copia dell’immagine e la lapide che ricorda come Bona di Savoia venne a pregare per avere un figlio. Il desiderio venne esaudito con la nascita proprio ad Avigliana di Amedeo VII, il Conte Rosso.
Il più recente di piloni coazzesi è stato eretto sulla collina del Castello dagli ex internati tornati dai campi di lavoro tedeschi. Reca la scritta “1945 reduci dalla Germania a Maria riconoscenti”

INTRODUZIONE

Un percorso storico

Coazze è una costellazione di borgate. Oggi questo fatto non è più tanto evidente perché la popolazione si è concentrata nella parte bassa del territorio, lasciando disabitate o semiabitate le borgate più alte e portando le borgate più in basso a congiungersi, ma in origine non era così e lo dicono i nomi delle famiglie residenti che richiamano il nome delle antiche borgate: i Rolando e gli Oliva provenienti dalle borgate Rolando e Oliva della frazione Forno, gli Ostorero e i Giovale provenienti dalle borgate Ostorera e Giovalera della frazione Cervelli, i Mattone e Carbonero dalle borgate Mattonera e Carbonera, i Ruffino dalla Ruffinera, i Giacone dalla Giaconera, i tanti Rosa ramificati in Rosa Brunet, Rosa Brusin, Rosa Clot, Rosa Marin, dalla borgata Rosa nel vallone del rio Ollasio; e ancora i Picco da borgata Picco nell’Indiritto, i Rege da borgata Re e così via. In realtà è probabile che siano queste stesse famiglie che in origine abbiano dato il loro nome al territorio da loro abitato, come dimostra il possessivo “sen” (= suo di) che nell’originaria lingua franco-provenzale accompagna il nome proprio delle singole borgate. Borgate dove per generazioni sono nati, vissuti e morti i progenitori di queste famiglie e dove oggi è tornato il bosco, sono crollati i tetti, sono rimaste aperte le antiche porte. Ma spesso, molto spesso, percorrendo la fitta rete di mulattiere che collegava le borgate fra loro, al limitare di quello che era l’abitato, incontri un pilone -spirito del luogo sopravvissuto ai suoi abitanti- sovente ancora chiaramente affrescato (segno dell’ottima tecnica dei suoi antichi affrescatori e di un’atmosfera, in queste montagne, ancora poco inquinata), luogo di sosta allora come oggi, punto di riferimento, oggetto di culto. Ogni borgata era in genere abitata da una grossa famiglia di pastori-contadini composta naturalmente da più nuclei in grado di mantenersi in quasi completa autonomia, e dove non c’era la chiesa con il vicino cimitero come a Forno in borgata Ferria o a Indiritto in borgata Marone, o una cappella come a borgata Molé di Forno, a borgata Rosa e a Cervelli, c’era almeno un pilone, luogo di incontro e di culto comunitario. Queste costruzioni con le loro dolci immagini affrescate avevano essenzialmente una funzione propiziatrice ed esprimevano un bisogno di devozione. Il luogo di culto è luogo dove chiedere e rendere grazie: la religione, prima ancora che a esigenze conoscitive e morali, risponde ad un’esigenza affettiva, è cioè sentimento, è poter dire “lassù qualcuno mi ama”.

Il pilone, come faceva osservare don Giovanni Dell’Orto nel suo bellissimo libro oggi introvabile “Sui monti di Coazze”, è punto di riferimento geografico lungo la strada e al tempo stesso indica al mortale viandante la retta via del cielo suscitando devoti pensieri (“O tu che passi lungo questa via, volgi il pensiero a Maria”, si riesce ancora a leggere sull’elegante pilone che si incontra nei pressi della borgata Dandalera, salendo da Prietto), in perfetta corrispondenza tra sfera materiale e sfera spirituale come era proprio della civiltà contadina. La vita è un cammino e i piloni indicano la strada: per questo hanno un così forte valore semantico per noi uomini smarriti del mondo d’oggi. La struttura stessa del classico “pilone votivo” emana un fascino segreto. Quando compare al fondo di un sentiero nel bosco, alla svolta di una strada, sembra una presenza viva che ci aspetti: ci rassicura l’indicazione offerta dal robusto pilastro di pietra e ci attrae l’accogliente ombrosa nicchia che si apre al suo interno, dove sono dipinti affreschi e posti fiori e lumi devoti. La tradizione di un’immagine sacra, venerata con fiori e con piccola luce perenne, è arrivata fino ai nostri giorni: se ci fate caso, non esiste tuttora a Coazze quasi nessuna casa che non abbia sulla parete principale una nicchia con l’immagine della Vergine, il più delle volte illuminata nella notte.

 Andando indietro nel tempo, possiamo risalire fino al prezioso affresco della “Madonna del latte”, sul lato interno sinistro (per chi entra) della chiesa parrocchiale di Santa Maria del Pino, così chiamato perché raffigura la Madonna che allatta il bambino, ed immaginarlo un’ispirazione ed un modello per gli affrescatori locali, come ad esempio Michelangelo Bramante, di cui abbiamo incontrato i lavori in piloni e pitture murali nelle borgate ed ai quali certamente non era sconosciuto l’affresco della chiesa parrocchiale (come i più recenti bellissimi affreschi di Luigi Vacca nella chiesa di San Giacomo ad Indiritto). Ma possiamo andare ancora indietro nel tempo e arrivare al più antico e nobile pilone di tutto il circondario: il pilone della “Madonna della Rondine” intorno al quale è stato costruito nei secoli il santuario della Madonna dei Laghi, sulla sponda orientale del lago grande di Avigliana. Anche l’immagine affrescata di questo pilone rappresenta la Madonna che allatta il Bambino, che tiene in mano una rondine (immagine molto simile alla posteriore della Madonna nel castello della Manta, presso Saluzzo). A questo pilone, racconta la tradizione, venne a pregare Bona di Borbone, moglie di Amedeo VI di Savoia, per ottenere la grazia di un figlio, figlio che nacque il 24 febbraio 1360 e fu il “Conte rosso”, Amedeo VII di Savoia. Da allora questo pilone, e poi il santuario costruito intorno, è stato meta di pellegrinaggi specialmente da parte dei paesi vicini, tra questi Coazze. I pellegrini di Coazze vi giungono la prima domenica dopo Pasqua (domenica in Albis) guidati dal parroco, per ottemperare ad un voto municipale di tre secoli or sono per la liberazione dalla peste. Se possiamo considerare il pilone della “Madonna della Rondine” come l’archétipo dei piloni di Coazze, al termine di questo percorso nei secoli troviamo il pilone dedicato alla Madonna in ringraziamento per il ritorno degli ex internati in Germania, costruito nell’immediato dopoguerra al Castello con il concorso di tutta la popolazione. I giovani e le ragazze di allora, partendo dalla borgata Vacchieri, portarono alla collina del Castello la sabbia da impastare con la calce, fermandosi alla fontana Varda per prendere l’acqua.

Elenco dei piloni coazzesi con la sigla di riferimento per la cartina

Coazze centro e dintorni (zona A) 1A Pilone di borgata Buro 2A Pilone di borgata Colombo 3A Pilone di borgata Galleana 4A Pilone di borgata Benna 5A Pilone sulla strada verso borgata Buffa 6A Pilone di borgata Fornello 7A Pilone di borgata Savoia 8A Pilone di via Matteotti 170 9A Pilone dell’Asilo Prever 10A Pilone di casa Rosa Brusin 11A Edicola di via Amprino 54 12A Pilone di via Cavour 120 13A Pilone di via Cavour 85 14A Edicola di via Cavour 80 15A Pilone di via Martoglio 37 16A Pilone di Villa Sesia 17A Pilone di borgata Castagna 18A Pilone dietro Villa Campioni 19A Pilone delle Fabbriche 20A Pilone dei reduci al Castello 20A bis Parete posteriore di tomba di famiglia 21A Pilone a Selvaggio Alta 22A Pilone alla Comba del Selvaggio 23A Pilone di Selvaggio borgata Paradiso (Giaveno) 24A Pilone del Francese al Selvaggio 25A Pilone del milionario al Selvaggio

Alta Valle Sangone – frazione Forno (zona B) 26B Pilone a colle Inverso (Giaveno) 27B Pilone di borgata Ciandèt (Giaveno) 28B Pilone del Sangonetto 29B Pilone di borgata Boveria 3OB Pilone diruto lungo la vecchia mulattiera per borgata Ferria 31B Pilone di borgata Ferria 32B Pilone a valle di borgata Oliva 33B Pilone di borgata Oliva 34B Pilone di Crutàs, sopra borgata Garida 35B Pilone di Gianënge 36B Pilone di borgata Ruata 37B Pilone di borgata Martinetto 38B Pilone alle prese di Ciargiùr 39B Pilone di borgata Prialli 4OB Secondo pilone di b.ta Prialli 41B Terzo pilone di borgata Prialli 42B Pilone di b.ta Molé di Forno 43B Pilone di Clët 44B Pilone nei pressi del ponticello sul torrente Balma 45B Pilone delle grange Garida (“lu pilun d’Vitória”) 46B Pilone di Case Agostino 47B Pilone in località Meinardo 48B Pilone alle Prese Ruffino (verso Sellerì) 49B Pilone verso Sellerì, oltre le prese Dragone 5OB Pilone sulla strada per Sellerì (presso la sbarra a livello) 51B Pilone di borgata Cereséi 52B Pilone del Colle La Rùssa

Tipologia dei piloni di Coazze

Compiuto il percorso storico, possiamo ora presentare nelle linee generali l’oggetto stesso della nostra ricerca ovvero i piloni di Coazze, invitando naturalmente per una conoscenza particolareggiata alla lettura diretta del materiale fotografico con le relative schede, frutto di una ricerca sul campo durata quattro anni. I piloni recensiti sono ottantasei, ma le fotografie sono molte di più perché, a parte quattro fotografie che non riproducono piloni, queste costruzioni hanno spesso ben sette pareti affrescabili (tre interne alla nicchia più la volta, due laterali esterne più la parete posteriore sulla quale generalmente è disegnata una grande nuda croce marrone) e sovente è stato necessario scattare più fotografie oltre alla foto base del manufatto nel suo insieme. Talvolta la resa fotografica lascia piuttosto a desiderare dal punto di vista tecnico, in alcuni casi a causa della scarsa luminosità dell’ambiente nelle circostanze in cui furono scattate. Speriamo comunque che esse risultino utili come documento, con l’ausilio delle schede che le accompagnano. Abbiamo intitolato questa ricerca “I piloni di Coazze” non solo per l°ovvia ragione che trattandosi di un censimento abbiamo cercato di fare un inventario il più completo possibile dei piloni esistenti sul territorio coazzese, ma perché nel corso della ricerca ci è sembrato di aver individuato una serie di piloni più o meno fedeli ad uno stesso canone estetico e provvisti di connotati comuni, pur nella loro individualità, tanto da costituire quella che chiameremo la tipologia distintiva del pilone classico di Coazze.  Si tratta precisamente del pilone ottocentesco di borgata a cui abbiamo già accennato nell’escursus storico. Nelle borgate, specialmente là dove non esisteva neppure una cappella, il pilone –questo modesto primo segno della pietà popolare- assunse il ruolo di protagonista, diventando il luogo di culto della comunità. In altre parole, il pilone di borgata entrò a far parte integrante dell’organizzazione sociale, come il forno comune, il pozzo, il lavatoio. Assumendo una funzione pubblica, queste costruzioni finirono per obbedire a un determinato e costante canone estetico e religioso. Ecco allora nelle diverse borgate piloni dalla struttura del tutto simile nobile e imponente, cui si accompagna negli affreschi l’ingenua fantasia del pittore locale il quale comunque, come vedremo più innanzi, segue una iconografia tradizionale, fedele espressione dell’ortodossia cattolica. Sono i piloni di borgata Dandalera, borgata Tonda, borgata Brando, di Prese Tessa e, più in basso, in quello che ora è il centro del paese, i piloni di borgata Buro, di borgata Colombo e altri ancora. Sempre in ragione del valore istituzionale del pilone di borgata, è ancora opportuno notare ch sebbene nella nostra regione l’espressione corrente per indicare queste piccole costruzioni di carattere religioso sia quella di “pilone votivo”, nella nostra valle, così come già aveva osservato  Pier Carlo Jorio per le valli di Lanzo nel suo lavoro citato in bibliografia, non necessariamente si tratta di piloni costruiti per adempiere un voto “per grazia ricevuta” (secondo la sigla abbreviata P.G.R. che spesso vediamo sul frontespizio dei piloni), ma si tratta semplicemente di “edicole devozionali ° costruite appunto “pour la dévotion de la famille “, come dicevano un tempo gli abitanti del luogo, con una  funzione naturalmente propiziatrice. Come chiaramente illustrato dal grafico nella pagina precedente dell’architetto prof.ssa Palma, schematicamente il modello ideale del pilone classico di Coazze è il seguente: una struttura a pianta quadrata sempre in pietra con un basamento piuttosto alto (m. 1.30/ 1.50) che dà slancio alla costruzione; un secondo livello in cui si apre una profonda e alta nicchia con arco a tutto sesto, per lo più chiusa da un cancelletto; una copertura che si allarga a mo’ di calice che produce un effetto di raccoglimento e protegge gli affreschi esterni dalla pioggia, con un tetto sempre in lose “a capanna”, o “a padiglione” cioè a quattro falde; le pareti interne ed esterne affrescate con immagini sacre senza statue o quadri; alla sommità una croce in ferro battuto dal disegno piuttosto elaborato in bel contrappunto con la sobrietà dell’insieme. Accanto a questi classici piloni di borgata, che potremmo chiamare “a denominazione di origine controllata”, se non appare irriverente l’espressione commerciale, troviamo una seconda serie, abbastanza numerosa, di piloni costruiti nei primi anni del ‘9OO e situati in quella che è ormai la zona centrale di Coazze. Molti sono all’interno di una villa o accanto ad una casa: essi risentono dello stile “liberty” delle ville costruite nell’epoca e una caratteristica che li distingue dai vecchi piloni di borgata è che l’arco della nicchia anziché essere a tutto sesto, è a sesto acuto secondo la moda goticheggiante del tempo. Si tratta infatti di un prodotto di interazione tra la cultura tradizionale locale e la cultura della colonia dei villeggianti torinesi primo Novecento. Per distinguere questa seconda tipologia di piloni coazzesi di origine mista dai piloni autoctoni, li ho chiamati “piloni domestici” (o “piloni di villa”) .

Sulla mappa di Coazze si possono individuare i piloni, contrassegnati dalla sigla dell’elenco.

Frazione Cervelli (“Servej”) -Vallone del Sangonetto – Indiritto (zona C) 53C Pilone di borgata Giovalera 54C Pilone del “Püpiùń55C Pilone di Ciargiùr d’aval 56C Pilone di borgata Ciargiùr di mezzo 57C Pilone di borgata Prietto 58C Pilone di Dandalera 59C Pilone di borgata Botta   60C Pilone di borgata Brunetti 61C Pilone di borgata Bosio 62C Pilone di borgata Tonda 63C Pilone di borgata Picco 64C Pilone di borgata Sartorera 65C Pilone di borgata Rosseria 66C Pilone di borgata Merlo 67C Pilone di Case Siʃi 68C Pilone di Pian Gurài   69C Pilone all’Alpe di Palé   7OC Pilone dell’Alpe di Giaveno Inferiore 71C Pilone dell’Alpe di Giaveno Superiore 72C Pilone di borgata Canalera

Il bacino dell’Ollasio – Frazione Rosa (zona D) 73C Pilone di Casa Melia 74C Pilone di borgata Mattonera 75D Pilone di Pianiermo 76D Pilone di borgata Brando  77D Pilone a monte di b.ta Brando verso la grangia di Gianàs 78D Pilone di borgata Giaconera 79D Pilone a monte della Giaconera presso il cippo dei caduti Giacone 8OD Pilone alle Prese Tessa 81D Pilone al bivio tra b.ta Gianmartini e b.ta Valsinera 82D Pilone di borgata Barrera 83D Pilone di borgata Valsinera 84D Pilone di borgata Clotti 85D Pilone di borgata Bagagera (Valgioie) 86D Pilone di Pian Aschiero