OTTOBRE – i giorni e le opere

La montagna incantata, 1924 – Thomas Mann

L’ottobre venne come sogliono venire i nuovi mesi; il suo è un arrivo modesto e silenzioso sotto tutti i rapporti, senza segni esteriori, un muto insinuarsi dunque, che sfugge facil-mente all’attenzione se questa non mantiene un ordine severo. Il tempo in realtà non ha suddivisioni, non ci sono tempeste, non v’è rumoreggiare di tuoni all’inizio del nuovo mese o del nuovo anno, ed anche a quello del nuovo secolo; siamo soltanto noi uomini che spariamo e tuoniamo. Nel caso di Giovanni Castorp, il primo giorno di ottobre fu identico agli ultimi giorni di settembre, fu altrettanto immusonito e freddo come quelli e come gli altri che lo seguirono.

1 Ottobre 1951 – Maurizio Maggiani

Verso la libertà, 1908 – Arthur Schnitzler

«Il 2 ottobre, di buon mattino, si pianta davanti alla caserma e attende con tutta calma che il tenente esca. Gli si fa incontro, il tenente tira fuori la sciabola, ma Leo Golowski lo afferra per il braccio, non lo lascia, gli caccia l’altro pugno sotto il naso; e il resto è venuto da sé. Si racconta anche che Leo abbia buttato in faccia al tenente queste parole… se sia vero, non lo so.»

«Quali parole?» domandò Georg incuriosito.

«Ieri, tenente, lei era più di me, per ora siamo pari, ma domani a quest’ora uno di noi sarà

nuovamente qualcosa più dell’altro.»

«Sembra un po’ talmudico» osservò Breitner.

«Lei può certo giudicarlo meglio di chiunque altro, Breitner» disse Willy, e continuò:

«Dunque, il mattino dopo ha avuto luogo il duello, sulle rive deserte del Danubio. Tre

scambi di colpi. Venti passi di distanza. In caso di mancanza di risultato, la sciabola, fino all’ultimo sangue… I primi colpi vanno a vuoto, da entrambe le parti, e dopo il secondo… beh, dopo il secondo Golowski era davvero qualcosa di più dell’avversario, perché quello era meno di nulla… un cadavere…».

2 Ottobre 1950 – Antonio Di Pietro
2 Ottobre 1869 + 30 Gennaio 1948 – Mohandas Karamchand Gandhi , detto il Mahatma

L’angelo calciatore, 1979 – Hans-Jørgen Nielsen

È finita, sì, ma nessuno di noi due è convinto che possiamo limitarci a dire arrivederci e grazie, prima dobbiamo eseguire un piccolo rito per mettere in chiaro che siamo in rapporti più che buoni, più che distesi. Mi fanno qualche domanda su come mi trovo qui e come è andata con te. «Benissimo» è la mia unica risposta. A mia volta mi informo sul seminario sociopolitico. «Benissimo, benissimo. » Benché mi renda perfettamente conto di quel che sta per succedere, non posso farci niente: il mio stato d’animo si manifesta mediante velati commenti denigratori sui socialisti popolari, e i ricettori di Katrin, ancora perfettamente sensibili, reagiscono con risposte che vanno riempiendosi di tensione di pari passo con le mie osservazioni; d’un tratto l’aria è impregnata di irritazione stantia sotto la superficie di uno scambio di opinioni casuale e cordiale. […] Dopo, quando devo dormire, non ci riesco: sdraiato nel letto picchio la testa contro il cuscino, pieno di vergognosa irritazione. 3.10.77

3 Ottobre 1827 + 7 Dicembre 1917 – Pasquale Villari

Nadja, 1928 – André Breton

Il 4 ottobre scorso, alla fine di uno di quei pomeriggi completamente inoperosi e piuttosto tetri di cui ho il segreto, mi trovavo in rue Lafayette: dopo essermi fermato per qualche minuto davanti alla vetrina della libreria dell’Humamité e aver fatto acquisto dell’ultima opera di Trockij, proseguivo senza meta in direzione dell’Opéra. Gli uffici, i laboratori cominciavano a vuotarsi, dagli ultimi ai primi piani delle case si chiudevano le porte, le persone sul marciapiede si stringevano la mano, cominciava a esserci un po’ più di gente in giro. Osservavo senza volerlo dei volti, dei vestiti, dei modi di camminare. No, non erano ancora quelli che sarebbero stati pronti a fare la rivoluzione. Avevo attraversato un incrocio di cui ho dimenticato o ignoro il nome, là, davanti a una chiesa. Tutto a un tratto, mentre è ancora forse a dieci passi da me, venendo in senso inverso, vedo una donna giovane, vestita molto poveramente, che a sua volta mi vede o mi ha visto. Va a resta alta, al contrario di tutti gli altri passanti. Così fragile che, camminando pare appena poggiare sul terreno. Un sorriso impercettibile erra forse sul suo volto. Curiosamente truccata, come qualcuno che, avendo cominciato dagli occhi, non ha avuto il tempo di finire, ma col bordo degli occhi nerissimo per una bionda.

4 Ottobre 1949 + 16 aprile 2020 – Luis Sepúlveda

Bonjour tristesse, 1954 – Françoise Sagan

Mio padre si chinò un po’ verso di lui come riprendendo fiato e dichiarò bruscamente: «Ho una notizia, vecchio mio, Anna e io ci sposeremo, il 5 ottobre».

Egli li guardò l’uno e l’altra, perfettamente istupidito. Io mi rallegrai. Sua moglie era sconcertata: aveva avuto sempre un debole per mio padre.

«I miei complimenti» gridò infine Webb con voce stentorea… «Ma è una magnifica

idea! Mia cara signora, voi vi incaricate di un simile mascalzone, siete sublime!…  Cameriere!… È una cosa che bisogna festeggiare.» Anna sorrideva, disinvolta c tranquilla.

5 Ottobre 1713 + 31 Luglio 1784 – Denis Diderot

Paolo il caldo, 1955 ( post.) – Vitaliano Brancati

Ma il barone Paolo dichiarò lealmente che, sebbene queste triglie fossero ottime, egli continuava a rimpiangere le triglie che aveva mangiato in casa della nuora il 6 ottobre 1902.

«Io non capisco più come devo friggerle» disse la signora Marietta, «ho provato in tutti i modi, ma non riesco mai ad accontentare papà.»

«Non è esatto quello che dici» ribatté il barone, «sono contentissimo di come tu fai

friggere le triglie. Queste di oggi, per esempio, sono eccellenti, ma le triglie che ho mangiato a casa tua il 6 ottobre 1902…», il barone socchiuse gli occhi facendo del presente la luce che si vede al di là di un tunnel, mentre nell’ombra della memoria riappariva una tavola imbandita sotto la pergola, e circondata da gente in gran parte defunta, «avevano qualcosa… io non so bene… un sapore così delicato e insieme così stuzzicante. .. si sentiva il mare e

si sentiva pure la buona frittura…»

6 Ottobre 1945 + 1 Gennaio 1997 – Ivan Graziani

Artemisia, 1947 – Anna Banti

Ma il sette ottobre, giornata di sole dolce come vino, ebbe un crepuscolo che parve di

cupo inverno, e Madama Artemisia non pensò a scrivere quanto avesse avuto paura, in quella osteria, che era la sola donna che ci fosse, e gli uomini di sotto l’avevano guardata a lungo, lei e le sue valigie. Uno stalliere puzzolente e orbo l’ha accompagnata quassù fra i topi e la paglia,

l’uscio neppure chiude, bisogna tirarci contro una cassa, chi voglia difendersi. Lei s’è levata le scarpe per non essere intesa e s’è affacciata al ballatoio. Di sotto gli uomini bevono, e ogni tanto parlano sommesso e breve. «Belle femme» udì e riconobbe: e poi a più riprese: «Argent».

I Buddenbrook, 1901 – Thomas Mann

8 ottobre 1846

Cari e venerati genitori!

il sottoscritto si trova nella gradita situazione di annunziar loro il parto felice, avvenuto

mezz’ora fa, della loro figlia, la mia amatissima consorte Antonie. Dio ha voluto che fosse una bambina, ed io non trovo parole per esprimere la mia gioia e commozione. Tanto la cara puerpera quanto la neonata godono ottima salute, e il dottor Klaassen si è dichiarato soddisfattissimo di tutto. Anche la signora Grossgeorgis, la levatrice, dice che è stata una cosa da nulla. L’agitazione mi costringe a deporre la penna.

Porgo i miei doveri agli ottimi genitori, con la più devota tenerezza.

B. Grünlich

Se fosse un maschio, avrei proposto un bellissimo nome. Così invece vorrei chiamarla Meta, ma Gr. preferisce Erika.

   T.

Il giro del mondo in ottanta giorni, 1873 – Jules Verne

Il mercoledì 9 ottobre era atteso per le undici antimeridiane, a Suez il postale Mongolia

della Compagnia peninsulare e orientale, steamer di ferro a elica e a spardek, della stazza di duemilaottocento tonnellate e della potenza nominale di cinquecento cavalli. Il Mongolia compiva regolarmente i viaggi da Brindisi a Bombay per il canale di Suez. Era uno dei più rapidi camminatori della Compagnia, e le velocità regolamentari, ossia dieci miglia all’ora fra Brindisi e Suez, e nove miglia e cinquantatré centesimi fra Suez e Bombay, le aveva sempre superate. Aspettando l’arrivo del Mongolia, due uomini passeggiavano sulla banchina in mezzo alla folla di indigeni e di stranieri che affluiscono in quella città, fino a poco tempo fa una borgata, cui la grande opera del signor Ferdinando di Lesseps assicura un avvenire considerevole.

9 Ottobre 1802 + 1° Maggio 1874 – Niccolò Tommaseo

Il monte Analogo, 1952 ( post.) – René Daumal

Il 10 ottobre seguente ci imbarcavamo sull’Impossibile. Eravamo in otto , se ve ne ricordate: Arthur Beaver proprietario dello yacht; Pierre Sogol, capo della spedizione, Ivan Lapse, il linguista; i fratelli Hans e Karl; Judith Pancake, la pittrice d’alta montagna; mia moglie e io. Era inteso che non avremmo reso noto fra gli amici lo scopo esatto della spedizione, perché ci avrebbero presi per pazzi o, cosa più probabile, avrebbero creduto che raccontassimo delle storie per dissimulare il vero scopo della nostra impresa, sul quale si sarebbero fatte ogni sorta di supposizioni. Avevamo dichiarato che andavamo a esplorare alcune isole deIl’Oceania, le montagne del Borneo e le Alpi australiane. Ciascuno di noi aveva predisposto le cose in vista di una lunga assenza dall’Europa.

10 Ottobre 1813 + 27 Gennaio 1901 – Giuseppe Fortunino Francesco Verdi

Cent’anni di solitudine, 1967 – Gabriel Garcìa Màrquez

Tornando nel laboratorio sentì l’odore di lucignolo del focolare che stava accendendo Santa Sofia de la Piedad, e aspettò in cucina che bollisse il caffè per prendersi la sua scodella senza zucchero. Santa Sofia de la Piedad gli chiese, come tutte le mattine, che giorno della settimana era, e lui rispose che era martedì, undici ottobre. Osservando la impavida donna illuminata dal riverbero del fuoco, che né in quel momento né in nessun altro istante della sua vita sembrava esistere completamente, si ricordò d’un tratto che in un undici di ottobre, in piena guerra, lo aveva risvegliato la certezza brutale che la donna con la quale aveva dormito era morta. Lo era, in realtà, e non aveva dimenticato la data perché anche lei gli aveva chiesto un’ora prima che giorno era.

11 Ottobre 1885 + 1 Settembre 1970 – François Charles Mauriac

L’anniversario, s.d., 1990 ca. – Ada Villa

La mattina del dodici ottobre, alle dieci e mezzo, Monica è seduta sulle scale esterne della sua vecchia scuola . È sola, nessuno sa che è lì tranne Vincent, che la raggiungerà al tramonto per tornare a casa. Fino a quel momento le è dato di trascorrere semi invisibile, in un’apnea dell’identità; simile ai muri, all’aria che intercorre fra i corpi; padrona per una sola volta di coinvolgere il paesaggio nella confusione del tempo. È prima, è ora, è uno spazio anfibio, è il suo corpo cresciuto che si impone al presente di un luogo diventato anacronistico. È la capacità mai sospettata di cavare dalle cose il sangue, di guardare fisso fino a spingerle più a fondo della memoria. La grana dell’intonaco, l’ombra tattile sotto l’aiola di allori, la cancellata della palestra. Ogni gesto che fa è regale, assoluto. Entrare nel bar, ordinare; entrare in un altro, sedersi; bere un caffè lungo, pagare con una banconota stropicciata, vecchissima, rimettersi la borsa a tracolla. Ogni cosa unica in un unico istante, perfetta, superiore al suo stesso compiersi.

12 Ottobre 1896 + 12 Settembre 1981 – Eugenio Montale

Il mastino dei Baskerville, 1901-1902 – Arthur Conan Doyle

Maniero di Baskerville, 13 ottobre

Mio caro Holmes,

le mie lettere e i telegrammi precedenti l’hanno tenuta abbastanza corrente su quanto è sinora accaduto in questo angolo di terra abbandonato da Dio. Più si rimane qui e più lo spirito della brughiera, la sua vastità, diciamo pure il suo lugubre fascino, prende l’anima. Una volta chiusi nella sua stretta ci si lascia alle spalle ogni traccia della moderna Inghilterra, mentre si avverte sempre più intensamente la presenza delle dimore e delle opere delle genti preistoriche. Ci si trova circondati da ogni lato dalle abitazioni di questa gente dimenticata, dalle loro tombe e dai monoliti enormi che si suppone siano le vestigia dei loro templi. Quando si guardano le grigie capanne di pietra che si stagliano contro i tormentati versanti di queste colline, ci si dimentica del nostro tempo, e se ci dovessimo imbattere in un uomo villoso, ricoperto di pelli d’animale, e lo vedessimo strisciare fuori da una bassa porta, in atto di aggiustare alla corda del proprio arco una freccia dalla punta di selce, avremmo la sensazione che la sua presenza fosse più naturale della nostra.

13 Ottobre 1964 – Marco Travaglio

I 500 milioni della Begum, 1878 – Jules Verne

È superfluo dire che tutti annunciavano per l’indomani notizie inedite e assolutamente

sensazionali. In effetti, non c’era organo di stampa che non avesse immediatamente spedito i suoi corrispondenti a Stahlstadt. La sera del 14 ottobre la Città dell’Acciaio era investita da un vero e proprio esercito di cronisti, taccuini aperti e matite al vento, ma quell’ondata si frantumò contro la cinta esterna di Stahlstadt: là si manteneva scrupolosamente la consegna, e invano i cronisti ricorsero a tutti i mezzi di seduzione, nessuno di loro ottenne che fosse rotta.

14 Ottobre 1906 + 4 Dicembre 1975 – Hannah Arendt

Una vita, 1883 – Guy de Maupassant

Giunsero a Livorno, visitarono Firenze, Genova, tutta la Costa Azzurra. Un mattino che spirava il maestrale si ritrovarono a Marsiglia, ed eran passati due mesi dalla loro partenza dai “Pioppi”, era il 15 ottobre. Colpita da quel vento freddo che pareva venir di laggiù, dalla lontana Normandia, Giovanna si sentiva un po’ malinconica. Giuliano non era già stanco, indifferente, cambiato? Lei aveva paura, non sapeva bene di che.

15 Ottobre 70 a.C. + 21 Settembre 19 a.C. – Publio Virgilio Marone

La vittima, 1955 – Albrecht Goes

«Venne il sedici ottobre (ricorderà, fu quando venne distrutta la Biblioteca di Stato, era un

venerdì), tutto andava come al solito, io stavo dietro il banco, i clienti mi porgevano le loro tessere, ormai senza sospetto e senza paura. Non si pregava più da quando il rabbino era stato deportato; ma io, talvolta, invece di pronunciare un altro saluto, dicevo scialòm. Era il nostro sabato nella macelleria… Sentii fermarsi una macchina, ebbi appena il tempo di dire “attenti!” che già quel Golia mi stava davanti. Dietro di lui entrò un omarino miserello che sembrava insaccato in un’uniforme non sua. Feci finta di non vederli, ma mi avvidi subito che il gigante era salito di grado. Avevamo imparato a osservare certe cose. Dunque, non hanno perso tempo a premiarlo per quella sua impresa… Si guardava intorno a sé, stranamente, con le pupille irrigidite. Capii: era ubriaco. Accese una sigaretta, poi la premette sulla faccia di un vecchio; me ne accorsi soltanto perché quello gridò. Dunque la situazione è divenuta insostenibile, pensai, è molto brutta. E mi resi subito conto che non potevo più tacere.»

16 Ottobre 1854 + 30 Novembre 1900 – Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde

Cuore, 1886 – Edmondo De Amicis

OTTOBRE

Il primo giorno di scuola

17, lunedì

Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla sezione Baretti a farmi iscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s`accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta. Vicino alla porta, mi sentii toccare una spalla; era il mio maestro della seconda, sempre allegro, coi suoi capelli rossi arruffati, che mi disse: «Dunque, Enrico, siamo separati per sempre?». Io lo sapevo bene; eppure mi fecero pena quelle parole. Entrammo a stento. Signore, signori, donne del popolo, operai, ufficiali, nonne, serve, tutte coi ragazzi per una mano e i libretti di promozione nell’altra, empivan la stanza d’entrata e le scale, facendo un ronzio che pareva d’entrare in un teatro.

17 Ottobre 1912 + 28 Settembre 1978- Albino Luciani Papa Giovanni Paolo I

Le confessioni d’un italiano, 1867 ( post.) – Ippolito Nievo

Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell’evangelista san Luca; e morrò per

la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosa-mente il mondo. Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale non fui io mai tempi che l’hanno fatta, così mi venne in mente che descrivere ingenuamente quest’azione dei tempi sopra la vita d’un uomo potesse recare qualche utilità […].

La mia esistenza temporale, come uomo, tocca omai al suo termine; contento del bene

che operai, e sicuro di aver riparato per quanto stette in me al male commesso, non ho altra speranza ed altra fede senonché  essa sbocchi e si confonda oggimai nel gran mare dell’essere.

La pace di cui godo ora, è come quel golfo misterioso in fondo al quale l`ardito navigatore trova un passaggio per l’oceano infinitamente calmo dell’eternità. Ma il pensiero, prima di tuffarsi in quel tempo che non avrà più differenza di tempi, si slancia ancora una volta nel futuro degli uomini […].

18 Ottobre 1909 + 9 Gennaio 2004 – Norberto Bobbio

Caro Diego ti abbraccia Quiela, 1978 – Elena Poniatowska

19 ottobre 1921

Nello studio tutto è rimasto uguale, caro Diego, i pennelli stanno dritti nel vaso, molto puliti come piace a te. Custodisco come un tesoro anche il più piccolo foglio su cui hai tracciato un segno. La mattina, come se fossi presente, mi siedo a preparare le illustrazioni per Floreal. Ho abbandonato le forme geometriche e mi trovo bene immersa in paesaggi un poco dolenti e grigi, evanescenti e solitari. Sento che anch’io potrei facilmente svanire.

19 Ottobre 1433 + 1 Ottobre 1499 – Marsilio Ficino

Il ricordo della Basca, 1938 – Antonio Delfini

Quante giornate avevano trascorso insieme, lui e la Basca? Ai bagni, su e giù per il paese, una volta a Tellaro, al castello salendo e scendendo le scale che portano al mare. Luglio, agosto settembre e le prime morbide giornate d’ottobre. Come avrebbe mai potuto darsi quel giorno in cui la Basca sarebbe scomparsa? Era mai possibile pensarci? E quale sarebbe stato quel giorno? Il due ottobre? Il sei? Il venti? Certamente un giorno d’ottobre, allegro e piovigginoso. Uno di quei giorni che si esce fischiettando, contenti della noia degli altri, i quali non sanno quanto può esser bella una giornata grigia che rinchiude due amanti all’albergo a godersi la bellezza di un cielo noioso dietro i vetri di una finestra; mentre il padre della ragazza, il delicato professore, studia due pietruzze raccolte in una spiaggia lontana.

20 Ottobre 1854 + 10 Novembre 1891 – Jean Nicolas Arthur Rimbaud

Un marziano a Roma, 1954 – Ennio Flaiano

21 ottobre

La prima fotografia del marziano, mi dicono, è stata venduta la sera stessa del suo arrivo, per tre milioni, a una agenzia americana. Il fortunato fotografo poteva ricavarci di più ma ha ceduto di schianto alla vista dei biglietti di banca. La vita dei partiti sembra essersi fermata. Oggi il marziano ha assistito ad una seduta della Camera dei deputati. Gli oratori balbettavano. Una proposta di legge sull’aumento di certe tariffe doganali è stata approvata all’unanimità, euforicamente.  I deputati erano quasi tutti vestiti di scuro e si cedevano il passo l’un l’altro, con cortese freddezza. «Sembrava» mi diceva Vittorio Gorresio «la fine dell’anno scolastico.›› Tutti ostentavano di non guardare il marziano, ben sapendo che il marziano osservava tutti. Sembra che il marziano ne abbia riportato una buona impressione.

21 Ottobre 1846 + 11 Marzo 1908 – Edmondo De Amicis

Gioventù, 1902 – Luigi Pirandello

Il figlio, seguendo le indicazioni del biglietto, aprì il secondo cassetto del canterano e cercò nell’angolo a destra. Non c’era propriamente alcun fagottino: c’era soltanto l’involto di un pezzo di panno turchino, forato e bruciacchiato in una parte, come da una palla: c’era un guscio di noce, alcuni fiori secchi, una ciocchetta di capelli castani e un pezzettino di carta, su cui erano scritte queste parole, già sbiadite dal tempo: «Notte di luna! 22 ottobre 1849», e sotto, due nomi, congiunti da una lineetta: «Velia-Martino».

«S’è ricordata di lui!» scappò, nella sorpresa, al Prever. Il Mascetti nel volgersi a guardarlo si accorse che don Buti faceva cenno a colui di tacere, e volle sapere allora di chi si fosse ricordata la madre e che significasse quel ritaglio di stoffa così forato. Quando glielo dissero, non seppe più toccare quegli oggetti, che appartenevano alla remota gioventù di sua madre, prima ch’egli nascesse.

22 Ottobre 1919 + 17 Novembre 2013 – Doris May Lessing, nata Tayler

Care memorie, 1974 – Marguerite Yourcenar

Il fatto è che questi sentimenti e quelle emozioni sono troppo costanti in ciò che ci rimane degli scritti di Octave, per non essere stati l’assillo continuo di quest’uomo quasi morbosamente incline alla riflessione. Un solo particolare è decisamente inventato: nulla indica che il poeta, quel 23 ottobre 1875, abbia percorso a cavallo la strada da Acoz a La Pasture. Ma si è a conoscenza di altre sue cavalcate ancora più lunghe. Se quel giorno egli fece il tragitto in carrozza, come nelle due occasioni successive, le sue meditazioni durante il percorso non furono certo diverse. Mi rendo conto della stranezza di questa operazione quasi negromantica. A un secolo di distanza, più che lo spettro di Octave, sto evocando Octave in persona, il quale quel certo 23 ottobre 1875 va e viene, senza saperlo, in compagnia di una “pronipote” che nascerà soltanto vent’anni dopo la sua morte, ma che il giorno in cui ha deciso di frequentarlo retrospettivamente ha circa l’età che aveva allora Madame Irénée. Tali sono i giochi di specchi del tempo.

23 Ottobre 1920 + 14 Aprile 1980 – Giovanni Rodari, detto Gian Franco, in arte Gianni

Il conformista, 1951 – Alberto Moravia

Non aveva fretta di trovare la notizia che lo riguardava, sebbene sapesse con precisione la data e potesse trovarla a colpo sicuro. Ecco il ventidue, il ventitre , il ventiquattro di ottobre del millenovecentoventi: egli si avvicinava sempre più, ad ogni pagina che voltava, a quello che considerava il fatto più importante della sua vita; ma il giornale non ne preparava l’annunzio, non ne registrava i preliminari. Tra tutte quelle notizie che non lo toccavano in alcun modo, la sola che lo riguardasse sarebbe affiorata ad un tratto, senza preavviso, come affiora alla superficie, dalla profondità del mare, un pesce saltando dietro un’esca.

24 Ottobre 1798 + 15. Gennaio 1866 – Massimo Taparelli marchese D’Azeglio

L’accompagnatrice, 1985 – Nina Berberova

Poi scoppiò la rivoluzione e per ognuno di noi, anche se in momenti diversi, l`esistenza cambiò. Per qualcuno, ciò avvenne quando salì a bordo di una nave a Sebastopoli, per altri quando i soldati di Budënnyj entrarono in un villaggio della steppa. Per me, nel bel mezzo della placida vita di Pietroburgo. Non c’erano lezioni al Conservatorio. Mitenka, che era a Pietroburgo già da un mese (era venuto a studiare composizione), arrivò da noi la mattina del 25 ottobre, mentre la mamma era a letto con l’influenza. Suonò il piano, mangiammo, poi si addormentò. Come mi ricordo quel giorno! Non so perché, ero indaffarata a cucire qualcosa. La sera giocammo a carte tutti e tre, mi rammento persino che a cena avevamo mangiato manzo e cavolo.

25 Ottobre 1881 + 8 Aprile 1973 – Pablo Ruiz y Picasso

Il pretore di Cuvio, 1973 – Piero Chiara

Il dottor Augusto Vanghetta, pretore in sottordine con quasi quindici anni di carriera alle spalle, arrivò a Cuvio, dov’era stato destinato in qualità di titolare, nel pomeriggio del 26 ottobre 1930. Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d’un palazzo secentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l’archivio, la stanza dei corpi di reato e i locali dell’ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: Gabinetto del Pretore. Seduto alla scrivania, diede una sbirciata al ritratto di Vittorio Emanuele III e a quello di Mussolini appesi alla parete che aveva di fronte, poi girò lo sguardo sulle librerie e sull’armadio, fermandolo alla finestra che dava verso la valle. Trovati buoni i mobili, piacevole la vista e comoda la poltrona, si sentì soddisfatto. Che altro poteva desiderare dalla vita, oramai che era pretore titolare di Cuvio?

26 Ottobre 1871 + 21 Dicembre 1950 – Trilussa pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri

Erostrato, 1939 – Jean-Paul Sartre

Il 27 ottobre, alle sei di sera, mi restavano diciassette lire e cinquanta. Presi la pistola, il pacco delle lettere e discesi. Ebbi cura di non chiudere la porta, per poter rientrare più presto quando avessi fatto il colpo. Non mi sentivo bene, avevo le mani fredde e il sangue alla testa, gli occhi mi pizzicavano. Guardavo i negozi, l’edificio delle scuole, la cartoleria dove compro le matite, e non li riconobbi. Mi dicevo: «Che strada è questa?». Il boulevard Montparnasse era pieno di gente. Mi spingevano, mi ricacciavano indietro, mi urtavano con i gomiti o con le spalle. Mi lasciavo sballottare, mi mancava la forza per farmi largo tra loro. Mi vidi

d’un tratto nel cuore di questa folla, orribilmente piccolo e solo. Come avrebbero potuto farmi male, se avessero voluto! Avevo paura a causa dell’arma nella tasca. […] Giudicai più saggio rimandare all’indomani l’esecuzione del progetto. Andai a cenare alla Coupole per sedici franchi e ottanta. Mi restavano settanta centesimi che buttai nel ruscello.

27 Ottobre 1842 + 17 Luglio 1928 – Giovanni Giolitti

Il pianista, 1985 – Manuel Vazquez Montalban

«Schubert, non puoi nascondere le tue basse origini. Sei un cafone.»

«Invece il signorino è un vecchio allievo del Lycée Français, e questo è un fatto che segna; Prix d’excellence e il coccolo del signor Ribera. Ti dà una categoria socio-culturale per essere qualcuno nella Catalogna democratica. Se tu non fossi diventato apolitico, ormai saresti consigliere socialista in Vattelapesca. Proprio a te viene in mente in quell’anno di diventare apolitico… Guarda che diventare apolitico nel 1977…»

«Non hai categoria morale per criticarmi. Tu ti sei fatto socialista da solo mezz’anno, quando i socialisti vinsero le elezioni.»

«Lo avevo dentro sin da piccolo, ma per caso me ne sono accorto il ventotto ottobre

1982.»

28 Ottobre 1466 + 12 Luglio 1536 – Erasmo da Rotterdam, pseudonimo: Desiderius Erasmus Roterodamus

Tre giorni festivi a Ghiànnina, 1982 – Ersi Sotiropùlu

Ghiànnina, 29 ottobre

Fui svegliata da una vaporosa luce turchese che mi riempiva il volto. Tutta la stanza ne era illuminata. Guardai fuori dalla finestra. Era notte. Aprivo e chiudevo gli occhi per capire cosa stesse accadendo. Lo vidi inginocchiato ai piedi del letto che mi guardava senza parlare. Il suo petto era molto flaccido, i capezzoli come quelli di una scimmia femmina. Capii che era triste e capii che non potevo fare niente per lui. «Robinson.»

Non rispose. Si alzò in piedi. Era nudo. Nella soffice luce azzurra la sua pelle rifletteva

come le piume di un uccello acquatico. Notai che lo spazio tra le gambe era adesso vuoto.

«Anche domani, cioè oggi, è vacanza» dissi tanto per dire qualcosa. Capii che piangeva in silenzio, in piedi e nudo, nel mezzo della stanza e pensai che l’intera storia iniziava ad annoiarmi. Chiusi gli occhi tentando di addormentarmi. Sentii che mi si avvicinava strisciando dentro le coperte.

29 Ottobre 1884 + 20 Ottobre 1965 – Corrado Govoni

Viaggio al Congo, 1927 – André Gide

30 ottobre.

Impossibile dormire. Ho dinanzi agli occhi, nella notte, il “ballo” di Bambio. Non basta che io mi dica, come si usa dire frequentemente, che gli indigeni no ancora più disgraziati prima dell’occupazione francese. Abbiamo assunto verso di loro responsabilità cui non abbiamo più il diritto di sottrarci. Ormai, un immenso gemito è dentro di me; so cose da cui non so trarre le conseguenze. Che demone mi ha spinto in Africa? Di che cosa andavo in cerca, in

questo paese? Ero tranquillo. Ora so; debbo parlare. Ma come farsi ascoltare? Finora, ho sempre parlato senza preoccuparmi di esser inteso; ho sempre scritto per quelli che verranno, desiderando solo di durare. Invidio quei giornalisti la cui voce arriva immediatamente, anche se poi si spegne subito dopo. Mi sono forse mosso finora in mezzo a una decorazione di menzogne? Voglio girare dietro le quinte, dall’altra parte dello scenario, conoscere finalmente che cosa c’è dietro, fosse pur orribile. Questo qualcosa di orribile, che sospetto; ecco quel che voglio vedere. Tutta la giornata è stata occupata a scrivere la mia lettera.

30 Ottobre 1871 + 20 Luglio 1945 – Ambroise Paul Toussaint Jules Valéry

Fuga dai Piombi, 1787 – Giacomo Casanova

Col cuore palpitante presi subito in mano l’Ariosto e trovai che il primo verso della settima strofa del nono canto era: Tra il fin d’ottobre e il capo di novembre.

La precisione di quel verso, e il fatto di vederlo così appropriato al mio caso, mi sembrarono tanto mirabili che, senza dire di avervi prestato fede, il lettore mi vorrà perdonare se gli dichiarerò che mi disposi a fare tutto quello che dipendeva da me per favorire il verificarsi dell’oracolo. Lo strano è che «tra il fin d’ottobre e il capo di novembre» non v’è che mezzanotte, e fu precisamente al suono della campana di mezzanotte del 31 ottobre che io uscii dai Piombi, come il lettore vedrà.

31 Ottobre 1795 + 23 Febbraio 1821 – John Keats