AGOSTO – i giorni e le opere

L’assistente, 1908 – Robert Walser

Il primo agosto.

Una sera, una notte e un giorno sono passati senza nulla di particolare. Ora è di nuovo sera; la sera della festa, è già si comincia ad accendere le candele. Alle orecchie delle persone raccolte intorno alla casa giungono da lontano i colpi sordi dei mortaretti. Tobler ha fatto venire alcune bottiglie di vino buono. Il meccanico che sta lavorando alla Cartuccera Automatica è venuto, dal villaggio vicino, ai festeggiamenti della famiglia Tobler. Ci sono anche le due donne della falegnameria. Tutti sono venuti nella veranda e hanno incominciato ad assaggiare i vini. Tobler è raggiante per la gioia della notte festiva, già ora, e quanto più il cielo e la terra si oscurano, tanto più luminoso appare quello strano splendore sul suo viso arrossato. Giuseppe accende candele e lampadine, deve accucciarsi sotto a ogni cespuglio in cerca degli attacchi. Dal villaggio giunge un mormorio di canti e parole come se là, alla distanza di uno scarso chilometro, regnasse una gioia rumorosa. Altri spari! Questa volta tuonano dalla sponda opposta del lago.

1 Agosto 1818 + 28 Settembre 1891 – Herman Melville

Melampus, 1970 – Ennio Flaiano

È il 2 agosto 196… Eccomi da poche ore a New York, in questa città molto intima e geometrica, costruita in stile babilonese e abitata da americani. Ho appena lasciato a Roma il traffico dell’estate nelle vie verso il mare, le piccole auto con le barche di gomma sul tetto o carrozzine per bambini e altri fagotti coperti da veli che salutavano la mia partenza. È la luce sfocata dello scirocco che lega così bene con l’odore acre della nafta, nel piazzale dell’aeroporto, verso i lunghi itinerari. Ho trovato qui il caldo pieno del pomeriggio, ma un cielo terso e ampio; e il silenzio dell’ingresso a Manhattan, nelle vie quasi sgombre, tra i vecchi brown-stones con la scala a ponte levatoio, i recenti palazzoni, i vasti empori, i bar, i negozi in vacanza col cartello Closed nella vetrina spettrale.

2 Agosto 1942 – Isabel Allende

Paolo il caldo, 1955 (post.) – Vitaliano Brancati

«… E poi lo ricordo bene (come se fosse oggi) il pomeriggio del tre agosto 1902… Una madre può parlare a cuore aperto con un figlio grande… Quanti anni hai adesso? »

«Quarantasette … ».

«Hai la tua età!  Il pomeriggio del tre agosto 1902, dopo che, sì insomma, saresti nato tu,

io cantavo come un cardellino, e lui invece aveva la fronte diafana che gli si vedeva trasparire

il mal di testa come un serpente attorcigliato al povero cervello… Perché la natura non lo aveva fatto per quelle cose… Era freddo, freddo, freddo, che non sarà più freddo ora dopo trent’anni dalla morte. E io so perché. L’ho letto in un libro. Il figli, che vengono concepiti mentre i genitori sono affetti da quella malattia che aveva allora tuo nonno, vengono su anemici, soggetti all’emicrania, e freddi… Freddi, caro Paolo, freddi come il ghiaccio… »

3 Agosto 1924 + 16 Aprile 2017 – Piero Ottone

Trionfo della morte, 1894 – Gabriele D’Annunzio

Questi udì, nel silenzio dell’aria e dell’anima, distinto, lo stridio d’un tarlo. E il piccolo fatto bastò a disperdere momentaneamente l’estrema violenza della tension nervosa, come basta la puntura d’un ago a vuotare una vescica gonfia. Tutte le particolarità del giorno terribile gli tornarono alla memoria: l’annunzio improvviso portato alle Torrette di Sarsa, verso le tre del pomeriggio, da un corriere ansante che balbettava e piagnuco-lava; il viaggio fulmineo, a cavallo, sotto la gran canicola, su per le coste infiammate, e nella corsa i sùbiti mancamenti di forza che lo facevano pericolare; e poi la casa tutta piena di singhiozzi, piena d’uno strepito di porte sbattute dalla raffica, piena del rombo ch’egli aveva nelle arterie; e infine l’entrata impetuosa nella stanza, la vista del cadave-re, le tende che si gonfiavano e garrivano, il tintinnio dell’acquasantiera su la parete… –

Il fatto era avvenuto nella mattina del 4 agosto, senza alcuna preparazione sospetta. Il suicida non aveva lasciata nessuna lettera, neppure per il nipote.

4 Agosto 1820 + 30 Marzo 1911 – Pellegrino Artusi

Le ragazze dai capelli rossi, 1946 – Rosamond Lehmann

Il 5 agosto il litorale era completamente deserto. Convinti che la flotta tedesca avrebbe presto dato l’assalto al Canale della Manica e cannoneggiato la baia, erano tutti fuggiti sulla terraferma. Noi eravamo restati e facemmo le nostre vacanze come al solito. Della crisi mondiale ricordo soltanto quella spiaggia all’improvviso vuota e l’espressione sul volto di mio padre mentre passava la giornata a leggere i giornali, e che diceva a mia madre: «Sarà finita per Natale». Delle figure color cachi e dei grovigli di filo spinato apparvero nei pressi del forte sulle colline. Delle navi da guerra navigarono nei paraggi, le esercitazioni di tiro ci fecero sobbalzare diverse volte ogni giorno; un paio di volte. un aeroplano attraversò lo stretto ronzando, si rigirò su se stesso ed atterrò per alcune ore. Sylvia ed io passammo un lungo e torrido pomeriggio a sorvegliare una spia tedesca che poi si rivelò essere un anziano e famoso scrittore che stava venendo a piedi da casa sua a Freshwater Bay per far visita ai miei genitori. Restammo in attesa dei Daintrey, ma non vennero mai.

5 Agosto 1850 + 6 Luglio 1893 – Henri-René-Albert-Guy de Maupassant

Le avventure di Arthur Gordon Pym, 1838 – Edgar Alla Poe

6 agosto. Tutta la giornata fu benedetta da una pioggia fitta e continua, che durò da dopo mezzogiorno fino all’imbrunire. In quei momenti rimpiangemmo amaramente la perdita della brocca e della damigiana; nonostante la scarsità di mezzi per raccogliere l’acqua, saremmo certamente riusciti a riempirne una, se non due. Così come stavano le cose ci accontentammo di soddisfare i morsi della seta lasciando inzuppare d’acqua le camicie e poi strizzandole in modo che il liquido benefico ci gocciolasse in bocca. Passammo così tutta la giornata.

6 Agosto 1809 + 6 Ottobre 1892 Alfred Tennyson

In dicembre tornavano le brezze, 1987 – Marvel Moreno                              

Se qualche dubbio era rimasto a zia Eloisa riguardo al fatto che l’uomo fosse una specie destinata a sparire dalla Terra, esso fu cancellato definitivamente quel 7 agosto 1945 quando, ancora a letto, mezza addormentata tra i suoi gatti birmani, bevendo il suo primo tamarindo della giornata, lesse sul giornale locale che una bomba atomica era stata sganciata sopra Hiroshima. Non pensò che la demenza umana fosse giunta al parossismo – era già successo infinite volte nella storia – bensì che fosse ormai impossibile fermare il processo che conduceva la specie al suicidio, ovvero non

c’era il tempo necessario per cambiare radicalmente la struttura di una società che, elevando la violenza a modalità d’azione, preparava nell’ignoranza la propria rovina. Richiuse il giornale e credette di sentire i rintocchi delle campane che annunciavano la fine di ogni speranza poiché le nefande forze dalle quali era sorto il patriarcato avevano coronato la loro opera di distruzione e lo stesso demone che aveva spinto l’uomo a lottare per il potere gli aveva dato, per ironia del destino, il potere di autodistruggersi.

7 Agosto 1929 + 3 Aprile 2018 – Arrigo Petacco

Dieci piccoli indiani, 1939 – Agatha Christie

E veniamo ora al meccanismo dei delitti di Nigger Island. Acquistare l’isola, usando come intermediario Morris per coprire le mie tracce, fu facile. L’uomo era esperto in queste cose.

Esaminando tutte le informazioni che avevo raccolto sulle vittime designate, mi riuscì di

offrire a ciascuna l’esca più adatta. Neppure uno dei miei piani fallì. Tutti gli ospiti arrivarono a Nigger Island l’8 agosto. La piccola compagnia comprendeva me stesso.

Il diavolo al Pontelungo, 1927 – Riccardo Bacchelli

Il 9, verso sera, si formò in Val di Savena un turbine ciclonico, come scrissero i giornali in cronaca, che scatenò sul borgo di San Ruffillo grande violenza di tuoni, fulmini, acqua, grandine e vento. Fece del danno assai, intorbidò molto e gonfiò la scarsa vena del Savena, fece uno sterminìo di tegoli, mostrò, al dire del prete della Pieve del Pino, che la divinità cominciava a averne abbastanza della nequizia umana; e rinfrescò l’aria quando veramente pareva che l’afa non fosse più sopportabile. […]

I torbidi avevano richiamato Re Vittorio, che era a caccia sulle sue Alpi, alla Capitale e al caldo. Il 9 d’agosto verso sera, inquieto, si era portata una seggiola nel vano di una finestra del Quirinale, e fumando un sigaro guardava col melanconico furore di un cacciatore costretto a perdere la caccia, la piazza di Monte Cavallo e i due eroici nudi delle statue, ferme nell’armoniosa tristezza della perfezione greca; ascoltava il singulto della fontana nella vasca, che pareva la voce crepuscolare di Roma estiva sontuosa.

9 Agosto 1920 + 6 Novembre 2007 – Enzo Biagi

Donna di Porto Pim. Una storia, 1983 – Antonio Tabucchi

Successe il dieci di agosto. Per San Lorenzo il cielo è pieno di stelle cadenti, ne contai tredici tornando a casa. Trovai la porta chiusa, e io bussai. Poi bussai di nuovo, con più forza, perché la luce era accesa. Lei mi aprì e restò sulla porta, ma io la scostai con un braccio. Parto domani, disse, la persona che aspettavo è tornata. Sorrideva come se mi ringraziasse, e chissà perché pensai che pensava al mio canto. In fondo alla stanza una figura si mosse. Era un uomo anziano e si stava vestendo. Che cosa vuole?, le chiese in quella lingua che io ora capivo. È ubriaco, disse lei, una volta faceva il baleniere ma ha lasciato l’arpione per la viola, durante la tua assenza mi ha fatto da servo. Mandalo via, disse lui senza guardarmi. C’era un riflesso chiaro sulla baia di Porto Pim. Percorsi il golfo come se fosse un sogno,

quando ci si trova subito all’altra estremità del paesaggio.

10 Agosto 1810 + 6 Giugno 1861 – Camillo Benso Cavour

Il marinaio di Gibilterra, 1952 – Marguerite Duras

Faceva già caldo, i pochi alberi rimasti sulla piazza, avevano il fogliame bruciato dal sole e dal fumo dei treni e facevano ben poca ombra. Ma io pensavo solo ai camioncini e non mi importava del caldo. Dopo una mezz’ora, Jacqueline mi disse che aveva sete e avrebbe bevuto volentieri una gazzosa, il tempo c’era. Le dissi di andare a prenderla da sola, non dovevo lasciarmi sfuggire gli operai; lei ci rinunciò e comprò due gelati. Li mangiammo in fretta: ci colavano tra le dita, erano troppo dolci e ci fecero venire ancora più sete; Era l’11 agosto.

La porta di Mandelbaum, 1965 – Muriel Spark

Freddy continuava ricapitolare i pochi fatti concreti rimasti  nella sua memoria. Era uscito per salutare … era a capo scoperto sotto il sole… era tornato a casa … era sabato 12 agosto… in casa non c’era nessuno… e poi Freddy  faceva la solita strada per andare in albergo… era stanco e accaldato. Si era messo a letto. Il direttore era venuto in camera sua a chiedergli come stava… L’ambasciata aveva chiesto sue notizie. «Quale ambasciata» disse Freddy dal suo guanciale «che cosa intende dire?»

12 Agosto 1947  – Stefano Benni

Madre e figlia, 1980 – Francesca Sanvitale

Il 13 agosto, giorno in cui compì vent’anni, la contessina Marianna attraversò lo stradone di terra battuta che conduceva alla villa di campagna e vide il suo cagnolino schiacciato e imbrattato di sangue. Si fermò di colpo e il suo saettante sorriso si raggelò. Due lacrime caddero dalle ciglia sul bastardo Tommy morto ammazzato. Si chinò su di lui: il pelo bianco e nocciola era macchiato di sangue, le zampe ciondolavano rotte, gli occhi erano vitrei e terrorizzati. Lo prese in braccio, lo strinse vicino al cuore, lo accarezzò. Singhiozzava piena di disperazione infantile, quasi fosse crollato il mondo.

13 Agosto 1899 + 29 Aprile 1980 – Alfred Hitchcock

Il dio dei tori, 1942 – Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares

In breve, vengo subito ai dettagli polizieschi, a lei più accessibili. Come tutti sanno, io sono per natura amante delle moltitudini: il 14 agosto spalancai le porte del mio chalet a un gruppo interessante: scrittori e sottoscrittori delle edizioni Probeta. I primi reclamavano la pubblicazione dei loro manoscritti, i secondi, la restituzione delle quote versate e perdute. Sono circostanze, queste, che mi rendono più felice di un sommergibile sott’acqua. La vivace riunione si prolungò fino alle due del mattino. Sono innanzi tutto un combattente: improvvisai una barricata con poltrone e sgabelli e riuscii a salvare buona parte del vasellame.

14 Agosto 1876 – 13 Gennaio 1960 – Sibilla Aleramo

I figli della mezzanotte, 1980 – Salman Rushdie

Io sono nato nella città di Bombay… tanto tempo fa. No, non va bene, impossibile sfuggire alla data: sono nato nella casa di cura del dottor Narlikar il 15 agosto 1947. E l’ora? Anche l’ora è importante. Be’, diciamo di notte. No, bisogna essere più precisi… Allo scoccare della mezzanotte, in effetti. Quando io arrivai le lancette dell’orologio congiunsero i palmi in un saluto rispettoso. Oh, diciamolo chiaro, diciamolo chiaro; nell’istante preciso in cui l’India pervenne all’indipendenza, io fui scaraventato nel mondo. Ci fu chi boccheggiò. E, fuori della finestra, folle e fuochi d’artificio. Pochi secondi dopo, mio padre si ruppe un alluce; ma questo incidente era una bazzecola se paragonato a quel che era accaduto a me in quel tenebroso momento: grazie infatti alle tirannie occulte di quelle lancette dolcemente ossequianti, io ero stato misteriosamente ammanettato alla storia, e il mio destino indissolubilmente legato a quello del mio paese. Nei tre decenni successivi non avrei avuto scampo.

15 Agosto 1432 + 11 Novembre 1484 – Luigi Pulci

15 Agosto 1769 + 5 Maggio 1821 – Napoleone Bonaparte

Nei mari estremi, 1987 – Lalla Romano

Un giorno di quel mese scrissi su un foglietto: «Non ho speranza, ma ancora fiducia. Fede?». C’è anche la data: 16-8-’84. In seguito aggiunsi, sullo stesso foglietto: «Fede significa fiducia, dunque anche speranza. Ma non c’è speranza se non di rassegnazione». Forse era anche saggezza, se significava: è quello che ci spetta. Oppure: avrò la forza. O: lui non dovrà soffrire troppo. Forse piuttosto era una pace. Pace della necessità.

La campana di vetro, 1963 – Sylvia Plath

Joan rovistò nella sua valigia aperta e tornò a galla cn una manciata di ritagli di giornali. Il primo mostrava l’ingrandimento fotografico di una ragazza con occhi ombreggiati di nero e labbra nere aperte in un largo sorriso. Non riuscivo a immaginare dove mai fosse stata presa una simile fotografia, poi notai gli orecchini e la collana di Bloomingale che mandava raggi bianchi e splendenti a imitazione di stella.

Scomparsa una studentessa universitaria. Angosciata la madre.

L’articolo sotto la fotografia diceva che questa ragazza era sparita di casa il 17 agosto, che indossava una gonna verde e una camicetta bianca, che aveva lasciato un biglietto in cui diceva di andare a fare una lunga passeggiata.

Il cielo diviso, 1938 – Franz Werfel

«Ecco qui. Il 18 agosto, capisci è il 18 agosto 1936 … C’è una piccola stazione, come quella di Grafenegg, la vedi, con due aiuole erbose, fiori smaglianti, una panchina, una lampisteria eccetera, e il campanello che suona e suona senza posa … Là c’è Phili, ora e per sempre … Forse è addirittura capostazione … E noi, invece, saliamo sul treno e lo salutiamo, e anche lui fa un cenno di saluto, molto dignitoso, lo conosci no? e agita la sua paletta … la locomotiva fischia, il treno parte, e noi salutiamo, salutiamo, ma Philipp rimane là e diventa sempre più piccolo … Lo vediamo ancora un po’ davanti alla sua stazione, che si chiama “18 agosto 1936£ … e noi siamo al finestrino dell’ultimo vagone, e dietro i binari affondano nel terreno e scompaiono, e non ce ne accorgiamo … capisci, Theo, che così è quella piccola stazione? E Phili non può più muoversi dal 18 agosto, mentre noi non possiamo più passare da questo 18 agosto; e così non ci troveremo più, mai più, perché neppure il cosiddetto cielo può farci nulla ..»

Frankenstein, 1818 – Mary Shelley

19 agosto 17**

Ieri lo straniero mi ha detto: «Avrete senz’altro capito, capitan Walton , che ho sofferto grandi e incomparabili disgrazie. In un primo tempo ero determinato a portare la memoria di questi dolori nella tomba; ma voi mi avete convinto a mutare proposito Voi cercate sapienza le saggezza, come anch’io ho fatto un giorno; spero ardentemente che l’esaudimento dei vostri desideri non si trasformi in un serpente che vi aggredisca, come è accaduto per me».

[…] Aggiunse che avrebbe iniziato il racconto il giorno successivo, quando fossi stato libero. Lo ringraziai con calore. Ho deciso di registrare ogni sera, quando i miei doveri non mi reclamano imperiosamente, ciò che mi narra durante il giorno, riportando per quanto possibile le sue stesse parole, Se sarò troppo impegnato, ne prenderò almeno degli appunti. Il manoscritto ti darà sicuramente grande piacere; ma anch’io, che lo ascolto dalle sue stesse labbra, con quale interesse e affetto lo rileggerò un giorno, nel futuro! Già ora, all’inizio idi questo compito, la sua voce ben modulata mi risuona all’orecchio; i suoi occhi lucidi si fissano su di me, con dolce malinconia.

Come fu…, 1878 – Jan Neruda

Il dì 20 di agosto del 1849 all’una e mezza del pomeriggio l’Austria: così era stato deciso nel “Circolo della pistola”. Non so più neanche di che cosa si fosse resa colpevole l’Austria allora, ma posso affermare senza il minimo dubbio che la decisione era stata presa dopo matura riflessione. Non c’era ormai niente da fare, la cosa era stata deliberata e giurata e l’esecuzione era stata affidata alle mani esperte di Jan Zizka da Trocnov, di Prokop Holy di Prokupek e di Mikulaš da Husi, ossia a me, a Peppino Rumpal, il figlio del salumaio, a Cecchino Mastny, il figlio del calzolaio, e a Tonino Hochmann, quello che veniva dai dintorni di Rakovnik e studiava a spese del fratello, contadino benestante. […]

Racconto con perfetta sincerità: mi sentivo proprio male. Veramente un certo malessere mi serpeggiava in corpo già da parecchi giorni e cresceva in proporzione di quanto si avvicinava il 20 di agosto.

20 Agosto 1885 + 1 Marzo 1932 – Dino Campana

La chimera, 1990 – Sebastiano Vassalli

Presa in consegna dal “braccio secolare”, Antonia fu trasferita il 21 agosto, nella Torre dei Paratici che era l’antica torre del Broletto, cioè del palazzo del Comune di Novara prima che questo si riducesse ad essere com’è ora: soffocato dagli edifici che gli sono cresciuti addosso nel corso dei secoli, e senza torre. All’epoca della nostra storia, invece, il Broletto era un palazzo indipendente, attorno a cui correvano le strade; e la Torre dei Paratici, che s’alzava a sud, nella sua parte superiore era una prigione.,. aerea, di due stanze sovrapposte e raggiungibili per mezzo di una scala esterna, piuttosto ardimentosa. Speciali immagini devote, in quelle due stanze, avevano il compito di redimere i detenuti. Al piano superiore, destinato alle donne, era dipinto un Cristo Morto in braccio alla Madonna, mentre al piano di sotto, dov’erano  tenuti prigionieri gli uomini, c’era il patrono dei carcerati, San Leonardo: entrambi gli affreschi, però, erano ricoperti di nomi, date, graffiti osceni, ed entrambi si vedevano poco, perché non c’erano finestre in quelle due stanze, soltanto feritoie che d’inverno venivano chiuse con la paglia, e allora buonanotte!

21 Agosto 1863 + 25 Aprile 1911 – Emilio Salgari

Pan, 1894 – Knut Hamsun

Così arrivò il ventidue di agosto e così vennero le tre Notti di ferro.

La prima Notte di Ferro.

Alle nove il sole tramonta. Sopra la terra si stende un’ombra opaca, si vedono alcune stelle e, due ore dopo, appare un barlume di luna. Col fucile e col cane me ne vado nel bosco, accendo un focherello e il bagliore della fiamma si insinua fra i tronchi dei pini. Non c’è brina. La prima Notte di Ferro! dico fra me. E una gioia violenta per il tempo e il luogo mi confonde e mi scuote internamente… Un evviva a voi, uomini e animali e uccelli, per la notte solitaria nelle foreste, nelle foreste! […] Un ringraziamento per la notte deserta, pei monti, per il fruscio della tenebra e del mare che mi romba nel cuore! Un ringraziamento  per la mia vita, per il mio respiro, per la grazia di poter vivere questa notte. Di ciò ringrazio con tutto il cuore. Ascolta verso oriente, ascolta verso occidente, ascolta! E l’Eterno Iddio! Questo silenzio che mi ronza negli orecchi è il sangue bollente  dell’universo, Dio che tesse la trama della terra e di me stesso.

Zoo, 1958 – Edward D. Hoch

I bambini erano sempre particolarmente ubbidienti il mese di agosto, specie quando si avvicinava il ventitre. Era in quel giorno che la grande astronave argentea, che trasportava lo zoo interplanetario del professor Hugo, scendeva per la sua visita annuale all’area di Chicago.

Già prima dell’alba una gran folla era raccolta davanti allo spazioporto, formando lunghe file di grandi e piccini, ciascuno con il suo dollaro stretto in mano, in attesa di scoprire che

stravaganti creature avrebbe quell`anno portato il professore. Negli anni precedenti erano andati in estasi davanti alle creature con tre gambe di Venere, agli alti, sottili indigeni di Marte, e persino

a certi orribili esseri sauriformi, provenienti da un mondo più remoto. Quell’anno, quando il

grande scafo rotondo si posò dolcemente al suolo, nell’enorme area di posteggio appena

fuori Chicago, tutti tennero gli occhi fissi, pieni di timore reverenziale, finché le fiancate

scorsero lentamente verso l’alto, rivelando le gabbie ormai familiari.

23 Agosto 1868 + 5 Marzo 1950 – Edgar Lee Masters

Arria Marcella, 1852 –  Théophile Gautier

Ma in quale epoca della vita di Pompei era stato trasportato? Un’iscrizione edile scolpita su un muro gli fece capire, dal nome dei personaggi pubblici, che si era all’inizio del regno di Tito, cioè nell’anno 79 della nostra era. Un pensiero improvviso attraversò la mente di Octavien: la donna di cui aveva ammirato l’impronta al museo di Napoli doveva essere viva perché l’eruzione del Vesuvio nella quale era morta era avvenuta il 24 agosto di quell’anno. Poteva dunque ritrovarla, vederla, parlarle.  Il desiderio folle che aveva provato vedendo quella cenere modellata su forme divine poteva essere soddisfatto, perché nulla doveva essere impossibile a un amore che aveva avuto la forza di far tornare indietro il tempo e di far passare due volte la stessa ora nella clessidra dell’eternità.

24 Agosto 1899 + 14 Giugno 1986 – Jorge Luis Borges

25 agosto 1983, 1977 – Jorge Luis Borges

Sotto la luce spietata mi riconobbi. Di spalle sul piccolo letto di ferro, più vecchio; dimagrito e molto pallido, c’ero io, gli occhi perduti sulle alte modanature di gesso. Mi giunse la voce. Non era precisamente la mia; era quella che sento solitamente nelle mie incisioni, ingrata e priva di sfumature. «Che strano» diceva, «siamo due e siamo la stessa persona. Ma nulla è strano nei sogni.»

Chiesi sgomento: « Allora tutto questo è un sogno?» «È, ne sono certo, il mio ultimo sogno».

Con la mano mostrò il flacone vuoto sul marmo del comodino. «Tu avrai molto da sognare, però, prima di giungere a questa notte. In che data sei?»

«Non saprei con precisione» gli dissi confuso. «Ma ieri ho compiuto sessantun anni.»

«Quando la tua veglia arriverà a questa notte, ne avrai compiuti ieri ottantaquattro. Oggi è il 25 agosto 1983».

«Tanti anni bisognerà aspettare» mormorai.

25 Agosto 1891 + 5 Maggio 1952 – Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico

Gente nel tempo, 1937 – Massimo Bontempelli

La Gran Vecchia morì di domenica, ventisei agosto del millenovecento, ultimo giorno d’una settimana che era tutta stata di ferocissimo sole. Invano gli uomini implorarono cantando in coro e sonando forte l’organo: il cielo era rimasto immobile, le sorgenti su per la montagna screpolata morivano e i fiori nei giardini stavan secchi come sotto le campane di vetro dei cassettoni. Si spaccavano le pietre dal caldo contro il ventre delle lucertole, gli  uomini guardavano imbambolati la donna da lontano. Perché gli usignoli eran caduti morti dalla cima dei lecci, le cicale stridevano anche la notte. Il giorno che morì la Gran Vecchia, la luce tesa nel cielo per il gran  sforzo s’era fatta bigia verso il vespero e purpurea un istante, poi nera tutt’a un tratto appena caduto il sole: questa fu l’ora che cominciò quella morte, sotto poche stelle pesanti.

26 Agosto 1880 – 9 Novembre 1918 – Guillaume Apollinaire, pseudonimo di Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicki

Il garofano rosso, 1933-1934 – Elio Vittorini

Caro Mainardi – coraggio, l’estate sta per finire. Siamo al 27  agosto e il gran caldo di questi giorni non è che lo spasimo culmine. Cinque, sei battute ancora di spasimo e vedrai che pioverà, S’impazzirebbe se no, credo.

E quasi sera a momenti; gli oblò della mia cabina sono entrambi spalancati, la porta pure, e nondimeno mi tocca scriverti in piedi appoggiato al marmo della specchiera perché a sede re incollerei. E non ho niente addosso. Sul balcone accanto c’è la signora Rosmunda, che si soffia, la sento lamentarsi col suo pappagallo, il quínioquinio, più che mai pensa d’essere una povera abbandonata. Tutta la città si soffia, mezzo mondo piglia gelati, l’altra metà dorme disteso sui cocomeri. E alla spiaggia è un brulichío.

27 Agosto 1770 + 14 Novembre 1831 Georg Wilhelm Friedrich Hegel

La cognizione del dolore, 1963 – Carlo Emilio Gadda

Arrivò quindi a una barba di dieci giorni,

caso del resto non infrequente nella sua biografia, specchio di una vita  impegnatissima e tutta dedita al bene, o per dir meglio al male, del prossimo.

Al decimo giorno, il 28 d’agosto, verso le undici della mattina, di ritorno appena dal suo primo giro di visite in bicicletta, toltisi i fermacalzoni e scossa un poco la polvere, il buon dottore stava proprio per non trovar motivo a rimandare ulteriormente una buona saponata, sviluppabile in vittorioso crescen-do tra il mento e le orecchie, cui avrebbero fatto seguito a opera finita alcune ragionevoli striature color sangue disposte un po’ in tutti i sensi in tutta la regione virile delle gote; e anche sotto il mento: e queste però tali da far pensare alla battaglia del Metauro.

28 Agosto 1828 + 7 Novembre 1910 – Lev Nikolajevič Tolstoj
28 Agosto 1749 + 22 Marzo 1832 – Johann Wolfgang von Goethe

La ragazza venuta per l’estate, 1984 – Rosetta Loy

Pietro la tira più dentro nel garage «Io ti sposo, sai» le dichiara (lo farà tra una licenza e l’altra, e per raggiungerlo lei salirà e scenderà da un numero incredibile di treni nelle stazioni più disparate, in Grecia, in Albania, a Sebenico). Le mani le rialzano i capelli e reggono la sua testa come il calice del Santo Graal, Pia lo guarda e nella notte è in realtà bellissima, gli occhi e i capelli sembrano crepitare di luce propria, e mentre gli risponde la sua voce ha l’odore dell’erba e delle prugne, dell’edera lungo il muro. Una notte da ricordare per sempre. Per sempre il garage, l’edera, il giorno: 29 agosto 1939.

29 Agosto 1632+ 28. Ottobre 1704 – John Locke

Gli ultimi giorni dell’umanità, 1922 – Karl Kraus

OTTIMISTA. Siamo arrivati davanti al Ministero della Guerra. Oggi è una giornata piena di attese …

Sì vede uscire dal portone un gruppo di speculatori.

UNO STRILLONE: Edizione straordinaria … Il Weltblaaaatt!

UN PROFUGO (che cammina in compagnia di un altro). Dia qua! (Strappa il giornale dalle mani dello strillone e legge) «Tutto bene! Ufficio Stampa Militare, 30 agosto, ore 10 e 30 antimeridiane. Oggi, domenica, la gigantesca battaglia prosegue. L’atmosfera nel Quartier Generale è buona, perché tutto procede bene. Il tempo è magnifico. Kohlfürst.»

SECONDO PROFUGO. Questo sì che dev’essere un generale in gamba.

30 Agosto 1797 + 1 Febbraio 1851 – Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin

Il paese del maleficio, 1942 – Ellery Queen

Sabato 31 agosto a una settimana dal ritorno di Jim a Wrightsville, Jim e Nora furono uniti in matrimonio dal reverendo Doolittle nella chiesa metodista. Carter Bradford fece da testimonio per Jim. Dopo la cerimonia si tenne un gran ricevimento nel parco di casa Wright. Mentre la festa era nel pieno svolgimento, Jim e Nora se la svignarono per la porta di servizio. Ed Hotchkiss trasportò gli sposi alla stazione in tempo per prendere il direttissimo. Jim e Nora dovevano fare una breve sosta a New York e salpare il martedì per Rio. Il signor Queen, che si era ritirato in disparte, assistette alla partenza dei due fuggiaschi. Nora si aggrappava alla mano del marito. Jim aveva un’aria solenne e orgogliosa. Aiutò la sposa a salire in tassì con il gesto cauto di chi maneggia qualcosa di fragile.

31 Agosto 1870 + 6. Maggio 1952 – Maria Montessori