Giàn d’Téru

Stralcio con la descrizione di Giàn d’Tèru dal libro Sui monti di Coazze – La frazione Indiritto e il trappista De Meulder , edizione 2008 curata da Don Gianni. La prima edizione del libro era stata pubblicata nel 1983 da Mons. Giovanni Dell’Orto.

Giàn d’Téru (Giovanni Brando)

Giàn d’Téru (1905-1984) era un vero personaggio. Come scrive don Gianni Gili nel libro Sui monti di Coazze – La frazione Indiritto e il trappista De Meulder: “Quando raggiunse l’età della pensione lasciò il lavoro delle mucche e si dedicò quasi esclusivamente alle ‘pubbliche relazioni’. Accoglieva tutti quanti si recavano lassù e per tutti quanti aveva qualcosa da raccontare”.

Ospitale, affabulatore, conosceva tutti e tutti lo conoscevano, tanti salivano a Sëń Tùnda solo per far due chiacchiere con lui. La sua arguzia e spontaneità hanno generato delle gaffe mitiche.

Ad una signora che, magra e civettuola, gli chiedeva quanti anni le desse, rispose “Tredici, quattordici”. “Ma no, ma no, ne ho più di trenta”. “Pa pusibìl, u-èi parëń d’püpè” (Non è possibile, non avete ancora niente seno).

Era seduto al bar “Da Gélsi” a Borgata Marone quando vedendo entrare una ragazza pesantemente truccata le chiese se era caduta, se si era fatta male. A lei che negava rispose: “epüra u-èi lu mòru pièń d’nisùń” (eppure avete la faccia piena di lividi bluastri).

Lo stesso Don Gianni raccontandomele non sapeva dire se fosse solo ingenua spontaneità o se ci fosse qualche voluta ironia, insomma “ridendo castigat mores” anche all’Indiritto.