Dal Concilio di Trento nuovi patroni per Giaveno e Valgioie

Il 13 dicembre 1545 Papa Paolo III apriva il Concilio di Trento. L’imperatore Carlo V d’Asburgo premeva da tempo perché il Papa convocasse un concilio. Il cuore del suo impero, la Germania, era sconquassato dalla riforma di Martin Lutero e Carlo V si illudeva di poter trovare una mediazione. Per favorire la partecipazione dei tedeschi venne scelta la sede, non Roma, ma Trento, in Italia, ma appartenente al Sacro Romano Impero. Ma i lavori del concilio, più volte interrotto e a lungo sospeso, andarono nella direzione opposta. I protestanti non parteciparono all’assemblea. L’imperatore ottenne che le questioni dottrinali venissero messe in discussione parallelamente alle questioni disciplinari. Le tesi dottrinali videro il totale intransigente rifiuto delle correnti protestanti. Furono riaffermate le dottrine della giustificazione per fede e per opere, del libero arbitrio, cioè della capacità dell’uomo di scegliere tra bene e male, della natura di sacrificio della messa, del valore dei sacramenti (ribadendo che fossero sette). Alla tradizione storica della Chiesa romana fu attribuita la stessa rilevanza delle Sacre Scritture. Sulla disciplina del clero, vincendo forti resistenze, si intervenne con l’obbligo di residenza, le visite pastorali e la formazione nei seminari.  Le premesse, lo svolgimento e le conseguenze del Concilio di Trento, chiuso il 4 dicembre 1563, le ho sintetizzate in due schede che si possono scaricare dal sito.

I decreti del Concilio di Trento e la Chiesa postridentina
Riforma cattolica e controriforma

Seminario Arcivescovile di Giaveno

Seminario arcivescovile di Giaveno cortili interni, Collezione cartoline d’epoca di Carlo Giacone

Il Seminario di Giaveno viene inaugurato il 1° settembre 1571 dal Cardinale Guido Ferrero, abate della Sacra di San Michele della Chiusa, che lo aveva fermamente voluto e dotato di cospicue rendite. Il domenicano padre Sala e il maestro di grammatica Sebastiano Olesio furono i primi precettori del seminario, a cui il cardinale Maurizio assegnò un regolamento interno, compilato dal proprio uditore Gian Maria Beletto, protonotario apostolico. Obbligo di parlare il latino, di esercitarsi nella buona pronunzia e di scrivere con eleganza usando « i dovuti riguardi all’ortografia e alla calligrafia», erano i canoni basilari dell’ordinato sabaudo. La sede iniziale fu il castello abbaziale, residenza dell’abate commendatario, ma le accresciute esigenze dopo i restauri del car­dinale Maurizio, che ne aveva fatto un palazzo di rappresentanza sempre più apprezzato dalla corte sabauda, resero necessario il trasloco del corso di formazione teologica in locali più idonei. L’epoca precisa del trasferimento è piuttosto incerta, ma attribuibile al periodo tra il 1651 e il 1656, per iniziativa di Don Antonio di Savoia, che provvedeva alla sistemazione dei chierici e dei loro insegnanti in alcuni edifici del Paschero lungo la riva sinistra dell’0llasio.

Sant’Antero e San Pio

La statua di Sant’Antero sopra l’urna che ne custodisce le reliquie, nella Collegiata di San Lorenzo a Giaveno.

Le riforme decretate dal Concilio di Trento hanno profondamente trasformato il clero, la liturgia e i luoghi di culto. A Giaveno i maggiori edifici ecclesiastici sorsero nel clima fervido del post concilio. Nel 1576 veniva eretta la cappella dedicata al Santissimo Nome di Gesù, poi affidata alla confraternita dei flagellanti (Batü). Nel 1611 venne rifatta la parrocchiale di San Lorenzo, negli stessi anni venne costruito il Seminario per la formazione del clero. Contro Martin Lutero, che lo negava, la Chiesa cattolica rilanciò il culto della Madonna, dei Santi e delle reliquie. Nelle chiese nuove o rimodernate in stile barocco trovarono posto numerose cappelle laterali e altari dedicati appunto a Maria e ai vari Santi. L’arrivo a Giaveno della reliquia di un papa martire degli inizi del cristianesimo romano, Sant’Antero, indusse la comunità non solo a rifare la parrocchiale, ma ad assumerlo come compatrono con San Lorenzo. A Valgioie il ritrovamento di una sua reliquia bastò perché San Pio spodestasse lo storico patrono San Giovanni Battista.

Infine tra le disposizioni del Concilio tridentino ve ne fu una importantissima per gli storici: l’obbligo delle parrocchie di tenere i registri dei battesimi, dei matrimoni e delle morti fornì agli studiosi i primi dati demografici sistematici dei vari paesi.

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