Torna domenica la “Pusiùń d’Viëńa”, l’ex voto che lega Coazze al Santuario dei Laghi

Un ex voto lungo 20 chilometri e 4 secoli lega la comunità coazzese al Santuario della Madonna dei Laghi ad Avigliana.  Nel 1630 sotto il predominio spagnolo l’Italia stava vivendo uno dei suoi periodi più bui e anche  in Piemonte la politica irrequieta dei Savoia, impegnati nella Guerra di successione del Monferrato, portava invasioni e saccheggi di eserciti stranieri. Queste scorribande lasciavano spesso lo strascico di epidemie che trovavano nella miseria e nella scarsa igiene fertile terreno alla loro diffusione. Fu tremenda la peste del 1630, che fa da sfondo alla vicenda dei promessi sposi manzoniani, e che dovette colpire duramente anche le nostre zone. Riferisce lo storico Gaudenzio Claretta che nel manoscritto di un frate cappuccino aveva letto che «Giaveno era ridotto ormai al nulla, nel modo che la povera terra di Avigliana è ridotta al verde di gente» . I Cappuccini, che stavano costruendo (1622-1643) il Santuario della Madonna dei Laghi di Avigliana, dovettero trovarsi in prima linea nel soccorrere i contagiati. Quando le  comunità di Coazze, Giaveno e Cumiana, non trovando bastevoli i provvedimenti concreti, si rivolsero al soprannaturale, facendo solenne voto perpetuo di effettuare un pellegrinaggio annuale, individuarono nel Santuario di Avigliana la meta della loro riconoscenza.

Ancora oggi la domenica “in Albis”, quella successiva alla Pasqua, parte dalla chiesa parrocchiale di Coazze (anticamente dalla Cappella della Confraternita) la “pusiùń d’Viëńa”. È invece caduta in disuso l’altra parte del voto, per cui lo stesso giorno le donne di Giaveno avrebbero dovuto recarsi in processione al Santuario della Madonna del Bussone in Villa.

Processione del 2016, le due “bandiòire” con la “bandìri”, che porteranno per tutto il tragitto. Accanto Don Giacinto Masera, parroco di Coazze fino al 2012. (Fotografia di Simona Ostorero)

La locuzione latina in albis (vestibus), tradotta letteralmente, significa in bianche (vesti). Ai primi tempi della Chiesa, infatti, il battesimo era amministrato durante la notte di Pasqua, e i battezzandi indossavano una tunica bianca che portavano poi per tutta la settimana successiva, fino alla prima domenica dopo Pasqua, detta perciò “domenica in cui si depongono le vesti bianche” (in albis depositis o  deponendis)

La “pusiùń d’Viëńa” si svolge quindi da quasi quattro secoli, con brevi interruzioni quasi sempre dovute ad eventi drammatici. Anche se con partecipazione ridotta il pellegrinaggio si è svolto anche durante la Seconda guerra mondiale e quello del 6 maggio 1945, a guerra finita, si ricorda come il più sentito, 1300 persone scesero ad Avigliana a ringraziare la Madonna per la fine della tragedia che da cinque anni stavano vivendo. La disposizione dei partecipanti, più rigida in passato, si è venuta semplificando, spariti i “sergentìń”, ridotte a due le “bandiòire”, libera la posizione dei pellegrini. Dopo due anni in cui non si è potuta effettuare a causa del Covid19, domenica 24 aprile 2022 la processione si effettuerà. L’appuntamento per la partenza è alle 7,30 dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria del Pino a Coazze.

Sulle antiche strade

Il percorso completo della processione è di poco superiore ai 10 chilometri, il doppio per quelli che fanno a piedi anche il rientro.

L’itinerario della processione segue le strade antiche, quelle esistenti da secoli appunto, che segnano comunque anche il tragitto più breve, circa 10 chilometri, tra Coazze e il Santuario. Lasciata la Parrocchiale di Santa Maria del Pino, il corteo preceduto dalla “bandìri”, lo stendardo dell’Assunta, scende a Giaveno attraverso la via della Buffa (ora via Michelangelo Giacone), attraversa il centro storico di Giaveno e poi si immette sulla provinciale di Avigliana. La polizia municipale e la protezione civile gli fa da scorta su strade sempre più trafficate e pericolose. Dopo la S. Messa, il pranzo e la benedizione si torna su a Coazze, di solito a piedi, anche se non pochi preferiscono mezzi più comodi. Ad accogliere la processione, presso il Pilone del Cimitero (Pilùń d’ Giasëń), in cima alla “Rustà” si recano la Banda Musicale e il Sindaco con il gonfalone del Comune di Coazze. Sempre preceduti dalla “bandìri”, parroco e sindaco, gonfalone e croce proseguono appaiati per via Matteotti e Via Prever, entrano in chiesa e vanno all’altare per un breve rito di chiusura, affiancati dai priori con ceri accesi. La parte finale della “Pusiùń d’Viëńa” testimonia la funzione “civile” del pellegrinaggio e il Sindaco che accoglie il corteo sembra quasi portare il ringraziamento ufficiale delle comunità cittadina a coloro che in prima persona assolvono ogni anno perpetuandolo l’antico voto contro la tremenda peste del Seicento.

La processione percorre l’antica strada principale che collegava Coazze a Giaveno attraverso la borgata Buffa, prima della costruzione della “strada nuova” a servizio delle fabbriche lungo il Sangone, Davanti al Municipio si uniscono i pellegrini giavenesi in quella che viene popolarmente chiamata “pusiùń di Cusòt“.
Al rientro a Coazze la processione viene accolta dal Sindaco e dalla Banda Musicale e, a differenza del mattino, percorre Via Matteotti e poi a destra Via Prever.
Gli articoli del settimanale “La Valsusa” relativi all’ultima edizione della processione di Avigliana, il 28 aprile 2019.
La processione (siamo nel 2014) ha superato la Benna Bianca. Viene scortata dalla polizia municipale di Avigliana. Dopo i continui rinvii del 1981 si è deciso di effettuarla la domenica dopo Pasqua, con qualunque tempo.

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