Anna Canalis, la ragazza di Cumiana che volle diventare regina

Il professore di belle lettere Goffredo Casalis dedicò gran parte della sua vita a raccogliere in un’unica opera tutte le informazioni su ogni singolo comune e villaggio dello Stato Sabaudo: un’impresa che assumerà il nome di Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna. Gli oltre vent’anni trascorsi dal primo volume del 1830 al 26° del 1855 resero necessari degli aggiornamenti. Nel 28° volume di aggiornamento alla voce “CUMIANA” si trovano poche righe dedicate a descrizioni e dati demografici omessi in precedenza e poi diverse pagine dedicate a una ragazza del paese che riuscì a sposare un re: Anna Carlotta Teresa Canalis.

Le pagine del Dizionario, volume XXVIII – appendice – 1856, dedicate a Cumiana, la graffa rossa per i dati sul paese, le frecce azzurre per lo spazio dedicato alla biografia di Anna Canalis.

Casalis descrive con dovizia di particolari l’ascesa e la caduta di Anna Carlotta Teresa Canalis, figlia del conte di Cumiana. Offre un gustoso spaccato della corte sabauda, simile a molte altre dell’assolutismo europeo. Il principe che corteggia la damigella della madre, la bella quindicenne, amabile e spiritosa, “già proclive ai vezzi di corte”.  La duchessa che trova alla ragazza incinta un marito, il conte di San Sebastiano, disposto ad accettare la situazione, anzi a sfruttarla. Il tocco romantico si ha quando, rimasti vedovi Anna Carlotta e il principe Vittorio Amedeo, ora re, questi decide di vincere le sue ripulse a una relazione peccaminosa e di sposarla in segreto, il 12 agosto del 1730. Forse lei si illuse di diventare regina, ma il re poco dopo abdicò in favore del figlio Carlo Emanuele III e si ritirò a Chambery. Forse spinto dalla moglie ambiziosa tentò l’anno dopo di riprendersi il trono, ma venne imprigionato dal figlio a Rivoli, mentre la moglie veniva confinata a Ceva e solo più tardi si ricongiungeva al marito. Chi dice che avesse supplicato per averla vicina, chi sostiene che invece i rapporti erano tesi, poiché la riteneva colpevole della sua situazione. La convivenza fu breve, l’ex re morì il 30 ottobre 1632 e la vedova fu mandata nel Convento della Visitazione a Pinerolo, dove morirà quasi novantenne e dove volle essere sepolta in modo anonimo.

Il racconto di Casalis presenta qualche imprecisione, a partire dalla data di nascita della contessina Anna, e una sua discendente, Anna Riccardi Candiani, contesta alcuni passaggi che lo storico dà come scontati, in particolare che il principe l’avesse messa incinta e che il matrimonio con Ignazio Novarina, conte di San Sebastiano, sia avvenuto per evitare lo scandalo.

Il racconto di Goffredo Casalis, trascritto dal dizionario.

Le precisazioni di Anna Riccardi Candiani, discendente di Anna

Ritratto di Anna Carlotta Teresa Canalis

Dalla nobile famiglia dei Canalis di Cumiana uscì Anna Teresa, figliuola del conte Maurizio, cavaliere della Nunziata. Questa famosa gentildonna nacque in Torino il 13 aprile del 1659 [è un refuso, Anna nacque nel 1679, non il 13 ma il 23 aprile], ed all’età di quindici anni fu eletta damigella d’onore di Madama Reale, Maria Giovanna Battista, moglie del duca Carlo Emanuele II e madre del duca e poi re Vittorio Amedeo. Una così splendida carica la pose in vista del principe Vittorio, il quale non potendo durare insensibile all’avvenenza ed alle grazie dell’amabile e spiritosa Canalis , prese a darle prove del suo mal simulato amore, e l’incauta ragazza già proclive ai vezzi di corte , vi corrispose. In sulle prime Madama Reale riguardava la cosa come un innocente scherzo di gioventù, ma fatta accorta dell’imminente pericolo di uno scandalo a corte, non frappose indugio ad ovviarvi e maritò la fanciulla a Francesco Novarina, conte di S. Sebastiano, il quale avido di ricchezze e di onori, sebbene conscio degli amori della Canalis col Duca, l’accettò tuttavia in isposa, sapendo all’uopo con molta destrezza chiudere gli occhi da una parte e gli orecchi dall’altra. La contessa di S. Sebastiano venne tosto creata dama d’onore e pochi mesi dopo diede alla luce una bambina. Durante il suo puerperio fu segno ad amorevoli dimostrazioni per parte del Duca e della Duchessa madre, che vollero in quella circostanza visitarla, colmandola di doni , locchè produsse grande invidia a corte, contribuendo cosi non poco ad alimentare le maligne dicerie che correvano di bocca in bocca a sfregio del suo marito, il conte di S. Sebastiano. Così camminarono le cose per alcuni anni nel qual mezzo il duca Vittorio prese moglie e venne poscia incoronato re di Sicilia. La reale dignità non gli fece però dimenticare l’oggetto de’ suoi primi amori, la contessa di S. Sebastiano la quale, rimasta vedova nel l723, ebbe nuove prove di benevoglienza dal Re, che divenuto pur egli vedovo cinque anni dappoi per la morte di Anna d’Orleans, sua moglie, si compiacque di accogliere in allora nel proprio palazzo i di lei figliuoli e di avere cura della loro educazione, nominando la stessa contessa guardagioje di sua nuora , la principessa di Piemonte. Questa gentildonna, dotata di una destrezza incomparabile, benchè avesse compiuto il settantesimo anno dell’età sua, seppe tuttavia guadagnarsi l’affetto del Re molto più che avesse potuto conciliarselo quando ella trovavasi nella freschezza della gioventù; ed il Re per essere in pace colla sua coscienza, la sposò segretamente il 2 agosto del 1730. Il Re infine stanco ed oppresso dalle cure dello Stato, addì 5 del mese successivo abdicava il regno a favore del suo figliuolo Carlo Emanuele III, riserbandosi l’annua rendita di cinquantamila scudi, ed un capitale di scudi centomila per dotarne la contessa di S. Sebastiano, che in tale occasione dichiarò avere sposata, presentandola alla sua famiglia con queste parole: ”Figli miei, vi prego di avere ogni cura, ogni riguardo per Colei che ben vuole meco far parte del mio ritiro”. Il giorno dopo Vittorio se ne partì insieme colla novella sua moglie alla volta della Savoja.

Anna Carlotta Teresa nacque il 23 aprile 1680, a Torino, nel palazzo sito in via Bogino angolo via Principe Amedeo, da Francesco Maurizio Canalis di Cumiana e da Monica Francesca San Martino d’Agliè di San Germano. I padrini furono Carlo Ludovico d’Agliè e Anna Cumiana (presumo fosse la nonna paterna).
Fu educata dalle monache della Visitazione di Torino, come era d’uso, poi nel tredicesimo anno di età fece ritorno in famiglia, dividendo il suo tempo fra Torino e Cumiana. Nel 1695 Giovanna Battista di Savoia Nemours la nominò damigella d’onore a Corte e da questo momento in poi gli storici non sono più concordi sulla sua biografia, salvo che sull’indubbia avvenenza. Gaudenzio Claretta, Domenico Carutti, P. Balan e altri sostengono che Anna Carlotta, sedicenne, bruna, ben fatta, vivace e leggiadra (oggi diremmo civetta) fece invaghire di sé, con sottili arti femminili, il Duca (compito certo non troppo arduo conoscendone la fama di donnaiolo); Resa madre dall’augusto amante fu data in sposa, in fretta e furia, a Francesco Ignazio Novarina conte di San Sebastiano.
I documenti, da me reperiti, smentiscono decisamente questa ipotesi: Anna Carlotta si maritò effettivamente col Novarina, ma sette anni più tardi, precisamente il 21 aprile 1703; e per quel che ne posso sapere io, nemmeno i pargoli di sangue Reale sono frutto di gestazioni così lunghe. Probabilmente vero, invece, che Vittorio Amedeo ne fosse innamorato e avesse cercato di sedurla, e Anna, giovane, inesperta e forse lusingata gli concedesse le sue grazie, non immaginando in che vespaio si sarebbe cacciata. Documenti che avvalorino questa ipotesi non ne ho trovati, ma la ritengo verosimile.

Altra fandonia assurda è l’idea che Madama Reale l’avesse maritata in fretta per il timore che Vittorio si legasse legittimamente a lei, considerando che Sua Maestà prese in moglie Anna d’Orléans il 10 aprile 1684, quando Anna aveva appena quattro anni. Anna Carlotta rimase damigella di Madama Reale fino al 21 aprile 1703, data delle legittime nozze con Francesco Ignazio Novarina, Primo Scudiero di Madama Reale. Dai Registri matrimoniali della Cattedrale di Torino risulta l’atto con il nome dei testimoni: Giovanni Battista Tana Marchese di Entraque, Marchese Tommaso Pallavicino (suocero di Lodovico Canalis fratello di Anna) e Antonio Maurizio Turinetti Conte di Pertengo. Risulta anche il carattere d’urgenza dello sposalizio (dispensa dalle pubblicazioni prematrimoniali dell’Arcivescovo Vibò).
Non risulta invece che il Novarina riconoscesse come suo il piccolo Paolo Federico (futuro e misconosciuto eroe dell’Assietta), che infatti nacque solo nel 1710 e non fu il primogenito.

Il castello Canalis di borgata Costa a Cumiana, oggi è a disposizione come location per matrimoni ed eventi.

Biografia di Anna Canalis – brani tratti dall’Enciclopedia Treccani

Indubbiamente per un momento la Canalis sognò di essere regina, come mostra un suo ritratto originariamente al castello di Cumiana e di cui possediamo soltanto la descrizione del Carutti: “era dipinta in piedi, e sopra un tavolino, su cui stendeva la mano quasi accennando, stava il diadema di regina, che forse credea suo, nel punto in cui posava innanzi all’artista e che non dovea esserlo mai…” (pp. 495 s.). Ciò che importa è che la nuova sposa del sovrano (nonostante le sue segrete speranze) non ebbe attributi di regina e non fu esonerata dai compiti di dama di compagnia della principessa Polissena.

Di questa sua alta posizione la contessa non mostravasi ancora abbastanza contenta , nutrendo ella pure la speranza, come già la Maintenon sposata a Luigi XIV, di salire al trono. Intanto il 18 gennajo del 1731 venne creata marchesa di Spigno; titolo che le tornò molto gradito, ma che non fu sufficiente a soddisfare le ambiziose voglie che volgeva nell’altiero suo animo. Infatti di lì a non molto annojata essa del monotono soggiorno di Ciamberì, approfittando del malessere di Vittorio, gli insinuò nell’animo che il rigido clima della Savoja mal conveniva alla sua cagionevole salute, e così l’indusse a trasferirsi nuovamente in Piemonte. Ov’ei prese stanza dapprima in Rivoli, e poscia in Moncalieri. Quindi per riuscire nel suo intento di farsi coronare regina, l’astutissima marchesa , cominciò a far nascere al suo consorte l’idea di ripigliarsi le redini del governo, ed istigavalo poscia a compiere questo disegno, rammentandogli insieme colle dolcezze del governare assoluto, le glorie passate ed i plausi avvenire, se nella lotta europea , che in allora si stava preparando si fosse posto alla testa dell’esercito piemontese, da cui sapeva di essere caldamente amato; ond’egli dotato di vivacissima fantasia, pentendosi della fatta rinunzia, si fece a reclamare i suoi diritti al trono, adoperando minacce per riaverli. Il che succedeva nella sera del dì 25 settembre del detto anno l731. Informato il giovane Re dei tentativi del suo padre per risalire sul trono, raunò immantinenti il consiglio dei magnati, da cui venne deciso, dovere il Sovrano stendere un velo sulla tenerezza figliale e porre in arresto il ribelle genitore; attalchè nella notte del 26 al 27 di quel mese, il conte della Perosa, sotto gli ordini del marchese d’0rmea, ed alla testa dei granatieri del reggimento del Monferrato , aperte a forza le porte del real palazzo , vi penetrò e pervenne nella camera ove Vittorio e la Spigno stavano nel letto maritale dormendo. Svegliossi la marchesa allo strepito, gettò spaventata un grido e alzatasi mezzo nuda , corse verso la porta per fuggire: fu trattenuta e lasciatala vestire , siccome complice anzi causa dell’ardito ed inconsiderato passo fatto dall’ex-re, mentre questi veniva condotto prigioniero nel castello di Rivoli, fu essa posta in una carrozza, la quale scortata da cinquanta dragoni , la condusse in un monastero di Carignano, e nel dì seguente nella fortezza di Ceva. ln sulle prime Vittorio vedendosi ridotto a si misera condizione , si mostrò smanioso ed anzi furibondo; ma acquietandosi egli poco a poco, più non cercossi altro che di raddolcire l’amarezza di sua sorte. Verso il Natale di quell’anno gli fu concessa e ricondotta nel castello di Rivoli la marchesa di Spigno sua sposa; ed il 10 d’aprile del 1732 per condiscendere al desiderio che ne palesò fu trasportato a Moncalieri. ove colla sua moglie visse tranquillamente sino al 30 di ottobre dello stesso anno; neI qual giorno terminò la sua mortale carriera, in età di sessantasei anni. Alla marchesa di Spigno, rimasta novellamente vedova , si diede la scelta 0 di ritirarsi nel monastero di s. Margherita in Chieri, ovvero in quello della Visitazione in Pinerolo: dava ella la preferenza al secondo monastero , nel quale stavano già chiuse due sue sorelle ed una sua nipote, e vi entrò pochi giorni dopo la morte del suo sposo, cioè il 24 del successivo novembre. Per questo suo atto di abnegazione il Governo le confermò il marchesato di Spigno, conferendole ad un tempo il titolo di Eccellenza. Visse ancora questa matrona lunghi anni in quel chiostro , e quantunque non propensa alla vita ritirata e solitaria, seppe tuttavia rassegnarsi al suo infelice destino e conciliarsi il rispetto e l’amore delle sue compagne. S. E. la marchesa di Spigno con suo testamento 3 gennajo 1766 lasciò ogni suo avere ai Novarina, cessò di vivere il 13 aprile 1769 il giorno anniversario della sua nascita, compiendo il novantesimo anno di sua età.

Il 31 agosto il sovrano diede lettura al marchese di Borgo dell’atto di abdicazione, ricalcato su quello di Carlo V; poi comunicò la decisione al figlio. Le fonti nuovamente divergono, nel senso che il Blondel afferma che il re parlò al figlio solo nel giorno dell’abdicazione, mentre il Palazzi Di Selve tende ad anticipare la comunicazione. Questa fu firmata a Rivoli il 3 sett., alla presenza dell’arcivescovo, dei ministri, dei grandi della Corona e degli ambasciatori stranieri. Mentre Carlo Emanuele si preparava alla cerimonia della consacrazione, Vittorio Amedeo raggiungeva Chambéry insieme con la marchesa di Spigno. Dopo un primo periodo in cui l’accordo fra il nuovo sovrano e l’ex monarca fu totale, lentamente questi pretese di intromettersi sempre più recisamente negli affari di Stato, provocando un irrigidimento non solo da parte del figlio, ma soprattutto del ministro d’Ormea. Lentamente maturava la decisione di riprendere il potere. I contemporanei accusarono la Canalis di aver spinto il marito in questa direzione; le attribuirono quindi una parte di rilievo, che la leggenda (fino al dramma di Robert Browning) ingigantì. Oggi la tendenza è piuttosto quella di ridurre le sue responsabilità a una parte molto marginale, più di vittima che di sollecitatrice di quest’ultima, disperata impresa del grande sovrano. Certo, dovette soffrirne più di ogni altro. Come è noto, Vittorio Amedeo II non sopportava l’esilio e si mostrava sempre più insofferente verso le scelte del figlio. Dopo una serie di tentativi, il 29 ag. 1731 giunse a Moncalieri con l’intenzione di strappare l’atto di abdicazione. Di fronte a questo, anche per la sollecitazione dell’Ormea e del Bogino, Carlo Emanuele III, nella notte tra il 28 e il 29 settembre fece circondare il castello di Moncalieri da più di mille soldati. La marchesa di Spigno, separata dal marito, fu inviata alla fortezza di Ceva, incarcerata tra detenute comuni ed ex prostitute. Il sovrano fu rinchiuso a Rivoli.

Il ritratto di Anna Canalis sovrapposto al salone d’onore del castello della Costa di Cumiana, addobbato per un matrimonio.

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