A Giaveno la Grande Guerra comincia e finisce al semaforo di Via Coazze

Al semaforo di Via Coazze, l’unico di Giaveno, curiosamente si incontrano due strade divise da oltre tre anni di guerra. Dalla Buffa scende via XXIV maggio, che ricorda la data di entrata in guerra dell’Italia contro l’impero austroungarico nel 1915. Proseguendo oltre il semaforo si infila via IV Novembre che evoca il giorno dell’armistizio che pose fine alla Prima Guerra Mondiale. Si può dire che ogni paese ha qualche via dedicata a date o eventi della Grande guerra”. Ma l’idea di una “guerra grande” non per l’orrore e la sofferenza bensì per l’eroismo e il patriottismo dei suoi protagonisti e la bontà dei suoi obiettivi, si impose soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell’immediato dopoguerra e poi del regime fascista, che sulla retorica della guerra eroica e della “vittoria mutilata” costruì le sue rivendicazioni e il mito dell’Italia erede della potenza di Roma. Solo in questo contesto si spiega la dedica di una strada all’inizio di una guerra, a un evento catastrofico costato un milione di morti. Ma il XXIV maggio, reso celebre anche dall’incipit della Canzone del Piave veniva letto come la fine dei tentennamenti neutralisti e l’affermarsi dell’interventismo eroico, degno erede e compimento del processo risorgimentale.

ascolta la Canzone del Piave

Al bilancio dei morti, di per sé tragico, bisogna aggiungere milioni di feriti e di mutilati.

IV novembre, epilogo della Grande Guerra

Il IV novembre è la data in cui ricorre la Giornata delle Forze armate, che aprono le caserme ai visitatori, e la Festa dell’Unità Nazionale o, come si celebrava in epoca fascista, della Vittoria. Dopo aver compiuto il Risorgimento con la prima guerra d’Indipendenza persa, la seconda lasciata a metà dai ripensamenti di Napoleone III dopo Solferino e la terza vinta grazie alla Prussia, ma persa sul campo; dopo le delusioni coloniali ad Adua e l’occupazione della Libia sempre insidiata dalla guerriglia, con la Prima guerra mondiale era arrivata finalmente una vittoria netta e indiscutibile, costata 650.000 morti e quasi altrettanti prigionieri o dispersi. La Prima guerra mondiale scoppia in seguito all’attentato di Sarajevo che costa la vita all’erede al trono austriaco. Coinvolge l’Europa fin dall’estate del 1914, ma l’Italia lascia la neutralità solo il 24 maggio del 1915. Impegnato su un fronte difficile, pedemontano, l’esercito mobilita in tutto più di 5 milioni di uomini. Quando gli austriaci sfondano sull’Isonzo, a Caporetto nell’autunno del 1917, per far fronte al disastro si chiamano anche i diciottenni, i “ragazzi del ’99” e sul Grappa e sul Piave si attesta il fronte nell’ultimo inverno di guerra. Nel 1918 gli Imperi Centrali stremati crollano. L’offensiva decisiva italiana viene lanciata il 24 ottobre, anniversario di Caporetto. A fatica si varca il Piave, ma poi l’esercito austriaco, in realtà composto da boemi, croati, polacchi, ungheresi si sbanda e la cavalleria italiana conquista Vittorio Veneto, costringendo tutta la VI armata austriaca ad una ritirata che ben presto diventa rotta. A fine ottobre il plenipotenziario austriaco generale Weber von Webenau si presenta a Villa Giusti, presso Padova, per negoziare l’armistizio, che viene firmato il 3 novembre, con la clausola che sarebbe entrato in vigore solo il giorno dopo, appunto il 4 novembre, Giorno della Vittoria. Badoglio voleva dar tempo alle avanguardie italiane di entrare simbolicamente in Trento e di sbarcare a Trieste.

Com’era – com’è: Via XXIV Maggio a Giaveno

Le vie che ricordano l’inizio e la fine della Prima Guerra Mondiale si incontrano al semaforo. La costruzione di Via Coazze, tratteggiata in giallo, ha poi ridisegnato l’incrocio e il rio Botetto è sparito sottoterra.

A Giaveno, come in altri paesi, fuori dal concentrico, le strade cosiddette “vicinali”, cioè di collegamento tra i terreni prospicienti, avevano nomi legati al territorio. L’attuale via XXIV maggio era “Strada vicinale di Botetto”, il torrente che è ormai sparito sotto le strade e le piazze di Giaveno e che ricompare solo nei prati di Villa. Strada della Ruata Sangone era molto lunga e rinominarne il primo tratto in Via IV Novembre fu una scelta facile. L’incrocio di queste due vie con strada Monera e il rio Botetto è stato completamente ridisegnato con la costruzione della “via Nuova”, l’attuale via Coazze. Aperta ai primi del Novecento aveva come primo intento il collegamento a Giaveno e alla stazione del treno degli stabilimenti che sorgevano lungo il Sangone, dallo Jutificio Prever di Pontepietra fino alla Cartiera e al Cartonificio dei Sertorio a Coazze. La via che prosegue verso Sangonetto venne intitolata al Monte Nero. Come il Monte Grappa (a cui è dedicata la via che collega via Amprino a Borgata Buro) è una delle cime costate vere e proprie carneficine, sottaciute a guerra finita, soffocate dall’entusiasmo per la vittoria, la “Vittoria” a cui Coazze ha dedicato la Piazza della Chiesa.

Via XXIV maggio costeggiata a sinistra dal muro del Parco di Villa Favorita, a destra nei prati sono state costruite numerose ville. L’inquadratura d’epoca è stata presa dall’alto, probabilmente da Casa Guglielmino (quella con l’affresco della Sindone), dove aveva lo studio il fotografo Edmondo De Amici.

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