10 giugno 1940 – Erano milioni gli italiani chiamati in piazza ad ascoltare alla radio il Duce che dichiarava guerra alla Francia moribonda e ad inneggiare, più o meno spontaneamente, alla vittoria: “Vincere e vinceremo”.
Migliaia di questi tre anni dopo saranno morti in terre più o meno lontane, nei Balcani, in Africa e in Russia. Migliaia di questi saranno coinvolti in un’altra illusione, quando alle 22.45 del 25 Luglio 1943 la radio dà la notizia della caduta del fascismo con due successivi comunicati del re e di Badoglio. Zittite da vent’anni di repressione, le voci degli italiani si levano alte nelle piazze, nei cortei spontanei, nelle grida di gioia. Alla caduta del fascismo viene collegata infatti l’idea di pace e di cessazione dell’emergenza alimentare; l’arrivo degli anglo-americani avrebbe ripristinato l’ordine e la sicurezza nella vita quotidiana. L’entusiasmo avrà breve durata: la realtà negativa del governo dei quarantacinque giorni, il vuoto di potere creato dalla fuga della monarchia e la constatazione che nulla stava cambiando fa capire a molti che si stava solo entrando in una nuova fase del conflitto, più drammatica della precedente. La conferma verrà l’8 settembre, con un altro comunicato ambiguo, che proclama l’armistizio verso gli anglo-americani, i nemici di prima, ma non considera la reazione dei nostri alleati tedeschi, lasciati soli, ma subito capaci di impossessarsi dell’Italia, di liberare Mussolini e di creare la Repubblica Sociale, precipitandoci in una sanguinosa guerra civile.
Anche nelle nostre valli nella notte del 25 luglio 1943 esplodeva la gioia popolare; a Giaveno, Trana, Coazze ed Avigliana la gente festeggiava fino a tarda notte, le piazze si riempirono di folla plaudente e talmente entusiasta da dimenticare la drammatica frase del proclama “La guerra continua”. Ho trovato in archivio due fotografie di una folla festante e inneggiante a Badoglio, con la didascalia “Foto Guglielmino”. Potrebbero essere fotografie di quel Maurizio Guglielmino, di simpatie antifasciste, che sarà la prima vittima dei rastrellamenti nazifascisti seguiti all’armistizio dell’8 settembre e alla nascita del movimento resistenziale. Non siamo riusciti a stabilire con sicurezza che si riferiscano alla caduta del fascismo, ma ciò è fortemente probabile. Forse qualcuno dei lettori potrà aiutare ad identificare qualcuno dei presenti ed a chiarire con certezza l’occasione in cui sono state scattate le fotografie.