23 settembre 1943, Maurizio Guglielmino ucciso da uno stupido nazista al Colletto del Forno

Illusi dalla caduta del fascismo il 25 luglio, confusi dall’armistizio dell’8 settembre, gli italiani, pochi giorni dopo, cominciarono a capire in quale inferno fossero finiti. In Val Sangone la nuova dimensione della guerra arrivò il 23 settembre, entrando nelle case depredate e nelle vite svilite con la ferocia dei nazisti traditi e prepotenti. Prima si moriva al fronte o sotto le bombe, adesso si moriva per un gesto o una parola sbagliata, senza diritti, senza appello, senza pietà.

In Val Sangone il comandante Luigi Milano stava attirando i soldati sbandati e nell’illusione di stroncare sul nascere quella che sarebbe stata la “Resistenza” i tedeschi invasero la valle con uomini ed armi, portando a casa nulla, ma lasciando sul terreno due vittime innocenti, le prime di tante altre nei tragici mesi della Guerra di Liberazione. Al Forno sparano ad una ragazza diciottenne, Evelina Ostorero: impaurita dalla presenza dei militari, si mette a correre verso la borgata. È sorda e non può intendere l’ordine di fermarsi, viene abbattuta da una raffica. Poche ore prima al Colletto del Forno avevano ucciso Maurizio Guglielmino, accusato di aver fatto gesti di intesa a dei partigiani “invisibili”, e abbattuto anche il mulo carico di viveri, “recalcitrante” e quindi connivente con i ribelli.

Maurizio Guglielmino (1884-1943), foto tratta da “Prigionieri di un passato”.
Evelina Ostorero, seconda vittima del rastrellamento del 23 settembre, a Forno, dove le è stata intitolata l’ex scuola elementare di borgata Ferria.

Morte di un galantuomo, il diario del podestà:

23 settembre … Alle 19 sono nuovamente chiamato in caserma e qui il maresciallo mi dice che al Colletto del Forno è stato fucilato Guglielmino perché faceva segnali di intesa agli sbandati all’avvicinarsi delle truppe tedesche. “Impossibile = dico io = il Guglielmino ha il bestiame su quei colli e forse avrà dato il segnale dell’adunata del bestiame”. “No = dice il maresciallo = si tratta del pittore Maurizio Guglielmino” “Peggio ancora, Maurizio è un vero galantuomo solo dedito al lavoro ed alla sua famiglia si tratta evidentemente di errore di valutazione”. Mi risponde l’interprete senza attendere la risposta del capitano “Sono stato io a fucilarlo, perché io stesso ho visto colla mano far cenni a ribelli rimasti invisibili, di allontanarsi; a bruciapelo gli ho sparato una raffica di mitra al cuore. Nei pressi della sua casa poi vi era un mulo carico di viveri e vestiario per gli sbandati e siccome ricalcitrava e non voleva seguirmi; subito ho dubitato che fosse anche quello uno sbandato e l’ho ucciso allo stesso modo.” Cosa avrei potuto dire davanti a tanta intelligenza ed a tanto acume….. nulla; e nulla dissi, perché sarebbe stato superfluo, ed inutile….. Mi ordinano di far stampare dalla nostra tipografia un manifesto così concepito: “Comando Militare Tedesco = Oggi alle ore 15 in località Colletto del Forno venne fucilato il pittore Maurizio Guglielmino per aver fatto segni di intelligenza coi ribelli.= F.to Capitano Affermann Claus Comandante”!  Non vorrei farli fare, ma credo meglio obbedire. È il primo che viene ucciso…… dico il primo, perché chissà quanti di noi lo seguiremo.

24 Settembre 1943 – Il nipote del povero Maurizio, Enrico Carbonero, a nome della famiglia viene da me per chiedermi come si debba regolare per i funerali dato che non intendono tanto lui che la famiglia correre il rischio di altri guai. Dispongo che si facciano senz’altro i funerali dei quali mi assumo tutta la responsabilità ed ai quali intendo presenziare. È un omaggio che intendo rendere all’amico al quale nonostante la diversità di idee ero veramente affezionato. (dal “Diario” del Podestà di Giaveno, Giuseppe Zanolli)

Leggendo l’episodio come raccontato nel diario del podestà di Giaveno, Giuseppe Zanolli, viene da domandarsi se nel resoconto egli stesso non abbia caricato i toni e verrebbe da ridere della stupidità dell’assassino che dopo aver ucciso il Guglielmino uccide pure il mulo scontroso. Purtroppo non c’è niente da ridere, perché un innocente viene ucciso senza un vero motivo e il delitto viene usato come intimidazione verso la popolazione. Questo era in fondo il vero motivo dell’incursione, tanto che in serata i tedeschi se ne vanno, senza aver incontrato nessun partigiano, ma ordinando di affiggere manifesti minacciosi, che trasformano un delitto vile e ingiustificato nell’esecuzione di un complice dei “ribelli”.

Notizia terribile: “Il “pitùr” è stato ucciso!”

Nel libro “Prigionieri di un passato” Giulietta Gastaldo racconta una saga familiare di cui è parte Maurizio Guglielmino “buono, generoso, sollecito”. Nato nel 1884 aveva costituito col cugino Antonio Mario un sodalizio artistico affiatato. Stimato professore delle Scuole Tecniche Operaie San Carlo, Antonio Mario aveva decorato Maria Ausiliatrice a Torino, le chiese salesiane di Ivrea, Lanzo, Poirino e Castelnuovo Don Bosco. Era intervenuto anche in altre parti d’Italia, prima che la morte lo cogliesse improvvisa sul treno a Brindisi. Maurizio Guglielmino operava nell’area giavenese. Risiedeva nella bella casa restaurata con richiami medievali che sorge in Via 24 maggio, quasi all’incrocio con Via Maria Ausiliatrice a Giaveno. L’arte e l’amicizia lo legavano al cugino professore, con lui aveva decorato il Santuario del Selvaggio e la chiesa della Buffa. Dal matrimonio con Felicina Rege Cambrin erano nate Sandra e Albertina. La prima aveva lasciato l’impiego in municipio per seguire il marito baritono nel coro dell’EIAR (la RAI di allora), Albertina con i tre figli (Mauro di dodici anni, Alberto di quattro e Claudia di solo un anno) si trovava con lui alla baita del Colletto il 23 settembre del 1943 e lo vide morire per il gesto inconsulto d’un fanatico nazista. Così nel libro citato Giulietta Gastaldo narra, da una prospettiva familiare, la tragica giornata:

Prigionieri di un passato – Segreti familiari tra amore e guerra, di Giulietta Gastaldo, prefazione Gianni Oliva, Ed. Il Punto – Piemonte in Bancarella, 2013

Nel pomeriggio la notizia terribile! Il pittore Maurizio Guglielmino era stato ucciso mentre si trovava vicino alla sua bella casetta del Colletto del Forno. Albertina, una delle due figlie di Maurizio, mandò una ragazzina a casa di Maria verso sera affinché comunicasse la triste notizia anche alle cugine. Vedendo la ragazzina, Maria era uscita ad aprirle ma al sentire ciò che le diceva si era sentita venir meno. “Maurizio? Com’è possibile? Ma se lui pensava solo a lavorare? No… ci deve essere un errore…” disse la donna in preda all’angoscia. No, non lui, che ancora spesso le aiutava, portando viveri o altro… L’ultimo uomo di famiglia rimasto…

Maria era entrata trafelata in casa e aveva riferito la notizia a Ludovica che si era accasciata su una sedia mentre gli occhi le si erano riempiti di lacrime. La ragazzina non si era fermata dato che doveva tornare subito a casa: Albertina era sconvolta e voleva andare dal podestà per avere maggiori notizie. L’altra figlia di Maurizio, Sandra, non c’era, dato che aveva seguito il marito Diego, che era baritono nel coro dell’EIAR a Venezia, da quando le trasmissioni venivano trasmesse da lì e non più da Torino. Bisognerà cercare di far loro avere un lasciapassare per tornare, pensano le due donne. Maria e Ludovica restano in casa, sedute a guardarsi, l’ansia pervade tutto e pare che ci siano solo brutte notizie. Povero  Maurizio! Amato cugino, tanto buono e generoso… Perché proprio a lui? Occorreva che si facessero accertamenti in merito, cosa poteva mai aver fatto da essere freddato così? È tutto assurdo. Proprio a lui doveva capitare una cosa simile? È il primo ucciso in zona. Non poteva accadere un evento più infausto! Sarà il primo di un lungo elenco? Tutti questi ed altri mille tristi pensieri permeano la notte delle due donne. Il povero Mario era rimasto immoto e ammutolito al racconto delle due donne e quasi non aveva cenato, tale era l’orrore che sentiva pervadere tutto. In quei giorni Ludovica pare assente. Non può non ricordare quei terribili giorni di trent’anni prima… giorni di violenze e sangue. Il povero Maurizio, artefice con Antonio della loro casa, della loro agiatezza, ucciso in pochi secondi da un pazzo! Tutto il paese ne era rimasto sconvolto. Certo Maurizio parlava sempre chiaramente, non nascondeva la propria avversità ai fascisti. Nel 1921-22 era stato amministratore del partito socialista. Tutti ricordavano ancora come nel ‘40, quando loro tre erano da poco arrivati a Giaveno, certi gerarchi fascisti si fossero opposti all’assunzione in municipio della figlia Sandra! Tanti avevano gridato allo scandalo, dato che non era tesserata ed era figlia di un noto socialista. Ma lo Zanolli l’aveva difesa dicendo che in Comune servivano persone competenti non tesserati! Sandra era stata contenta, aveva lavorato fino al matrimonio quando volontariamente aveva deciso di lasciare. Seduta sulla sua sedia preferita, accanto alla finestra, Ludovica ripensava a quei terribili giorni e sentiva la stessa angoscia salirle al petto e riempirla di ansia: Maurizio ucciso a sangue freddo e per un equivoco! Una pattuglia tedesca stava risalendo dalla Val Sangone; Maurizio l’aveva avvistata e si era messo a gesticolare verso qualcuno. L’ufficiale tedesco gli aveva sparato una raffica di colpi di mitra al cuore, pensando, così aveva detto in seguito per difendersi, che l’uomo facesse gesti a dei ribelli “invisibili”. In verità, quand’era stato crivellato di colpi, Maurizio stava solo cercando di dire alla figlia Albertina e ai suoi tre figli, Mauro di dodici anni, Alberto di quattro e Claudia di solo un anno, di restare fermi vicino al lavatoio più in basso cd invece non aveva fatto in tempo a far nulla. Ludovica se lo vedeva sempre dinnanzi, così generoso, buono e sollecito… Pensare che era finito così, era terribile! Il paese era stato tappezzato con manifesti recanti l’annuncio:

COMANDO MILITARE TEDESCO

Oggi alle ore 15 in località Colletto del Forno venne fucilato il pittore Maurizio Guglielmino per aver fatto segni d’intelligenza coi ribelli. F.to Capitano Affermann Claus – Comandante

 “Non è vero, lui non stava facendo nulla! ” avevano gridato i familiari, ma solo in casa, ormai erano terrorizzati dalle possibili rappresaglie. (da Prigionieri di un passato, di Giulietta Gastaldo, Editrice il Punto Piemonte in Bancarella, 2013).

La casa di Maurizio Guglielmino al Colletto del Forno, dove il pittore è stato ucciso davanti alla figlia e ai nipotini il 23 settembre 1943. Nel 1948 l’abitazione è stata ceduta alla Parrocchia di San Giuseppe di Forno e trasformata in una chiesa, intitolata nel 1949 a San Bartolomeo. Accanto alla cappella è stato eretto un cippo in ricordo del pittore. (Fotografia di Bartolomeo Vanzetti)

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