16 maggio 1944: i barbari e l’eroe

In Val Sangone è in corso un imponente rastrellamento. Renato Ruffinatti ha 18 anni, viveva in borgata Villa a Giaveno con i genitori Giovanni e Irma Moschietto. Ma dopo l’armistizio si è unito alla banda Nicoletta e il 10 maggio del ‘44 si trova con altri sessanta compagni a Villa Sertorio, vicino agli alpeggi Sellerì di Coazze, quando i rastrellatori nazisti circondano la casa. Si offre volontario con Alfonso Messina per tentare la fuga, visto che sale la nebbia. Il nemico viene colto di sorpresa e i partigiani si disimpegnano. Ruffinatti decide di tornare a casa propria e nascondersi lì per un po’. Con lui c’è anche il partigiano, originario di Pancalieri, Antonio De Marchi. Giunti nei pressi dell’abitazione vengono fermati da due carabinieri insospettiti dal loro aspetto trasandato e condotti in Municipio. Entrambi verranno riconosciuti come partigiani ed arrestati. Ruffinatti è sottoposto ad interrogatorio, durante il quale verrà anche torturato. Il podestà Giuseppe Zanolli, nel suo diario, così ricorda l’accaduto:

«Alle ore 15,30 torno nuovamente in municipio e trovo il maresciallo. Mi dice che l’arrestato sta per essere interrogato dal Tenente Istruttore e da Robert. Non ha finito di parlare che dal mio ufficio odo distintamente la voce di Robert che dice “Dove si trova Nicoletta?” “Non so” è la risposta. Ci avviciniamo cautamente alla porta del mio ex ufficio e udiamo la continuazione dell’interrogatorio. “Come non lo sai? Sappiamo noi che il giorno 11 e 10 maggio tu eri con lui”. “Vi sbagliate”. Odo un colpo come di una frustata indi un gemito implorante “mamma”. “Parla”. “Non so nulla”. Un altro colpo ed un altro gemito. “Dove si sono rifugiati quelli della tua banda?” “Non so di che parlate” “Chi aiuta a Giaveno – tu che sei di Giaveno – i partigiani e chi sono i principali favoreggiatori?” “Non so nulla”. Qui un altro colpo un altro gemito. “Che fanno le autorità di Giaveno? Aiutano i partigiani?” Nessuna risposta. I colpi ora sono frequenti, ma ad un gemito più doloroso degli altri io non ne posso più e spinta audacemente la porta dell’ufficio precipito dentro nonostante i frequenti strappi che il maresciallo dà alla mia giacca per trattenermi. Un quadro mostruoso si affaccia alla mia vista. Robert sta col braccio alzato armato di uno scudiscio pronto a lasciar cadere i colpi sul corpo di un giovanotto che é nudo fino alla cintola e porta sul corpo le impronte sanguigne dei colpi ricevuti. Robert alza più alto lo scudiscio per colpire me, ma io non mi curo e corro dal giovane con un fazzoletto gli asciugo il sangue che cola dalla fronte e da un occhio che credo spezzato e grido “Voi siete dei selvaggi. Come fate a torturare un ragazzo a questo modo?” Questi mi guarda con gli occhi un po’ velati e mormora sottovoce “Perché vuol compromettersi ancora di più? Io non ho parlato né parlerò mai.” L’interprete furioso dopo aver parlato col tenente fa rivestire il ragazzo (che è Renato Ruffinatti della Villa di Giaveno) e rivolgendosi a me dice “La pagherà cara”».

Nel pomeriggio del 16 maggio Renato Ruffinatti e una trentina di altri partigiani catturati nei giorni precedenti (tra i quali Filippo Mazzaglia, Salvatore Mazzeo, Umberto Pavone nonché Antonio De Marchi) vengono prelevati dal carcere allestito presso la scuola elementare di Coazze e condotti a Forno. Arrivati nei pressi del cimitero della frazione vengono divisi in due gruppi: il più numeroso si avvia sulla mulattiera che scende verso la riva destra del Sangone, l’altro (che comprende Ruffinatti, Mazzaglia, Mazzeo e Pavone) si dirige verso le prese Garida. Come già i caduti della Fossa comune, anche i prigionieri di Garida vengono costretti a scavare una fossa, nella quale, dopo essere stati fucilati, verranno fatti cadere.

A Renato Ruffinatti è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare e Giaveno  gli ha intitolato la piazza davanti alla ex scuola elementare Anna Frank, nel centro storico.

Renato Ruffinatti, 25 settembre 1925 + 16 maggio 1944
Una croce provvisoria indica il luogo di fucilazione e sepoltura di Renato Ruffinatti e dei suoi tre compagni di sventura, ricordati nella lapide posta dai loro compagni sopravvissuti.

Sul sito Luoghi della Memoria, potete approfondire la figura di Renato Ruffinatti e le vicende della Guerra di Liberazione in Val Sangone.

Piazza Ruffinatti sotto la neve

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